Trimone è un termine tipico del barese e di altri dialetti pugliesi che significa, a seconda dei casi, ‘stupido’ o ‘masturbazione’.
Ma non credere che il più celebre degli insulti baresi sia, appunto, solo una parolaccia. Dietro a questa parola c’è un mondo affascinante di sfumature d’uso, etimologie misteriose e slittamenti semantici che andrò a raccontarti in questo articolo.
Non solo riuscirai finalmente a capire cosa significa trimone e quando si usa, ma ti darò una panoramica completa riguardo l’origine di questa parola, rivelandoti dettagli che non conoscono nemmeno i pugliesi stessi!
Andiamo dunque alla scoperta della parola trimone!

Indice
Quando si dice Trimone?
Nell’introduzione ti ho spiegato brevemente che trimone significa ‘sciocco’ e ‘masturbazione’. Lo potremmo paragonare al toscano bischero o al lombardo pirla.
Diciamo che questo è il concetto di base che ti permette di capire grosso modo cosa vuol dire. Ciò non toglie che nei dialetti della Puglia questa parola venga usata per creare una grande quantità di frasi idiomatiche.
Il modo migliore per capirne l’uso è entrare nella mentalità linguistica dei Pugliesi con degli esempi d’uso sia in pugliese che nell’italiano parlato in Puglia:
- Si propr nu trmon. Questa frase è tra le più classiche. Viene pronunciata verso qualcuno che ha commesso una sciocchezza e si traduce grossomodo con ‘sei proprio uno stupido’;
- Famm’ nu trmon! È l’esclamazione utilizzata per far tacere una persona molesta. In questo caso prevale il significato osceno;
- Trimone a vento: si usa quando una persona è loquace ma dice molte sciocchezze;
- Trimone con la T di Tabacchino. Questa frase viene usata in senso rafforzativo per indicare chi è veramente tonto (es. Luigi è un trimone con la T di Tabacchino);
- Trimone a soffietto è chi a volte si dimostra arguto, a volte stupido.
Tremone, Tremon, Trmon: le varianti fonetiche locali
Molti di noi hanno presente la forma “trimone”, più vicina foneticamente all’italiano. Tuttavia, nei vari dialetti locali pugliesi la pronuncia può variare.
- A Bari si usa pronunciare trmòn [trɪˈmoːnᵊ]. Tra la R e la M c’è un suono semivocalico simile alla ı del turco.
- A Molfetta si usa tremòn [trəˈmoːnᵊ]. La E viene pronunciata come una schwa (vocale muta indistinta) simile a quella del napoletano o del francese.
- A Bitonto e nel Gargano si dice trmòun [trɪˈmoʊnᵊ]. Qui la O subisce una lieve dittongazione.
- Nella zona di Andria il dittongo si apre dando luogo a trmàun [trɪˈmɑʊnᵊ].
- Talvolta la parola viene italianizzata come tremone, a seconda della pronuncia locale.
A volte, per dare più forza alla parola e renderla più offensiva viene prolungata la R nella pronuncia.
Il termine è anche usato fuori dalla Puglia, essendo presente nel dialetto di Matera come trmàun [trɪˈmɑʊnᵊ]. Non è chiaro se è una influenza moderna del pugliese o se è un termine autoctono.

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Se conosci altri modi di pronunciare la parola trimone, facci sapere commentando questo articolo!
Da dove deriva Trimone: etimologia
I linguisti si sono scervellati per spiegare l’origine del più tipico tra gli insulti in barese. Attualmente non c’è un accordo unanime sulla questione, dunque ti ho riportato tutte le etimologie che sono state ipotizzate fino ad oggi.
Dal manico della zappa
Secondo questa ipotesi, trimone deriverebbe dal nome in pugliese del manico di legno della zappa, che è proprio trimone!
Manovrare il lungo bastone sarebbe stato dunque messo in relazione all’atto della masturbazione.
Questa sembrerebbe essere l’origine più probabile per la parola, se non fosse per un fatto apparentemente difficile da spiegare.
L’AIS (Atlante Italo Svizzero) segnala che in certe zone della Puglia il manico della zappa viene chiamato anche margiale. Inoltre, il termine viene impiegato per indicare l’atto masturbatorio allo stesso modo di trimone. Tuttavia, non viene mai utilizzato come insulto.
Dal latino “tremulare”
Alcuni linguisti hanno avanzato l’ipotesi secondo cui trimone deriverebbe direttamente dal una forma sostantivata del latino tremulare, ossia ‘tremare’.
Il tremare si può collegare facilmente al movimento della mano nell’atto della masturbazione. Quindi trimone sarebbe una derivazione di una parola del tipo *tremulone che poi, col tempo, si è assestata nella forma abbreviata che conosciamo oggi.
Si tratta di un’ipotesi interessante. Il problema è che non è ancora stata trovata la prova definitiva, ossia l’attestazione del termine *tremulone in pugliese antico.
Da un mobile francese

C’è chi non crede all’origine oscena del termine, mettendolo piuttosto in relazione alla parola francese trumeau, che si pronuncia in modo molto simile a trmon.
Il trumeau è un mobile simile ad una credenza molto popolare nelle case del Meridione italiano.
Essendo di enormi dimensioni, è molto difficile spostarlo. Esattamente come è difficile far capire qualcosa a una persona ottusa.
Il trimone quindi sarebbe una persona talmente stupida che spiegarle qualcosa è faticoso come spostare un mobile di un quintale!
Da una macchina per produrre il sorbetto
Torniamo alle etimologie osé con questa ipotesi.
In Puglia con il nome di trimone si indica anche un tipo di gelatiera tradizionale. Per produrre il sorbetto, si inseriva il gelato all’interno di un cilindro che si muoveva su e giù, ricordando l’atto della masturbazione maschile.
Qualcuno pensa che l’insulto pugliese derivi proprio dal nome di questa macchina. A mio avviso è una spiegazione etimologica piuttosto contorta. Perché una gelatiera che si muove su e giù dovrebbe fare pensare alla stupidità?
Dal trombone
Gigi Andriani, esperto di dialetti della lingua napoletana, sostiene che trimone potrebbe essere derivato dal latino trombone, che indicava il noto strumento musicale.
Noi sappiamo che il termine latino si è evoluto in:
- tremmóne in dialetto napoletano
- tremóne in dialetto barese
Inoltre, tremmone, in alcune aree del Meridione (per esempio in Basilicata) indica un recipiente dove si conservava acqua, olio e vino. Probabilmente è legato a “trombone” per la forma del collo, sotto stretto e che poi si allarga.
Il cambio del nesso consonantico -mm->-m- non deve stupire, dato che è abbastanza diffuso nel lessico comune del napoletano.
Spiegato l’aspetto fonetico, vediamo quello semantico. Come avrebbe fatto a passare dal significato di ‘strumento musicale’ a quello di ‘masturbazione’ e ‘stupido’?
In realtà le parole relative agli strumenti musicali sono spesso correlate ambiguamente all’atto sessuale. Per esempio, un termine volgare italiano per definire l’amplesso è trombare. Questo è forse dovuto al fatto che l’uomo, per vantarsi della sua conquista, usava dire che ha “usato” la sua partner come se fosse uno strumento musicale. In poche parole, l’ha “suonata come una tromba”. Nel caso pugliese, ad essere “suonato” non sarebbe il partner, ma lo stesso membro virile.
E il significato di ‘stupido’ da dove deriva, quindi? Dall’utilizzo analogo all’italiano trombone. Il trimone quindi in origine sarebbe stato un personaggio pieno di sé ma di poca sostanza. In definitiva, uno stupido.
La leggenda del primo trimone
In Puglia si racconta una storia accattivante riguardo l’origine della parola trimone.

Niccolò Piccinni (1728-1800), involontario inventore del trimone secondo la leggenda.
Tutto iniziò quando, a metà del Settecento, il celebre compositore Niccolò Piccinni ritornò in visita a Bari, sua città natale.
Ai tempi Piccinni lavorava in Francia, dove aveva avuto un successo prodigioso ed era diventato molto ricco. Per questo usava viaggiare con la servitù, e in modo particolare con un gruppo di cortigiane. Proprio grazie alle graziose fanciulle, pare, alcuni giovani nobili si univano volentieri alle scampagnate del compositore.
Tuttavia, in segno di rispetto nei confronti della sua città natale, quella volta Piccinni si mise in viaggio senza cortigiane.
Quando comunicò la notizia, i suoi compagni di viaggio gli chiesero: “Ma come facciamo senza donne?”
Il compositore prontamente rispose: “Autrement”, che in francese vuol dire ‘in un altro modo’.
Pare che alcuni abitanti di Bari presenti alla scena abbiano interpretato autrement come atto autoerotico, trasformandolo nella parola pugliese trmon che noi oggi conosciamo.
Con ogni probabilità di tratta di una leggenda, ma era giusto raccontarla perché è di certo la spiegazione etimologica più divertente!
Trimone nella cultura di massa
Questo termine è uscito dalla Puglia da qualche anno grazie al suo utilizzo nel cinema e nella musica da parte di autori pugliesi e non.
Nel film Buona Giornata, Diego Abatantuono interpreta un imprenditore milanese trasferitosi a Monopoli. Molte gag sono basate proprio sulla mala interpretazione della parola trimone, familiare a tutti i personaggi della vicenda fuorché al protagonista.
Caparezza, noto cantautore oriundo di Molfetta, ha citato la parola nel titolo della canzone Felici ma Trimoni, inserita nel suo album Habemus capa del 2006. Si tratta di un gioco di parole: prova a leggerlo ad alta voce…
Tuttavia, il vero sdoganamento di questo termine al di fuori dei confini della Puglia lo dobbiamo… alla politica!
Infatti, nel 2013 ci furono una serie di polemiche per l’uso del termine da parte dell’ex candidato alla segreteria del PD Giuseppe Civati per aver apostrofato con questo termine non molto lusinghiero il collega Antonio Decaro.
Nello stesso anno, il sindaco di bari Michele Emiliano rispose per le rime in barese ad uno studente che lo aveva definito trmon per non avere chiuso le scuole dopo un nubifragio (è successo davvero: clicca qui per leggerlo).
Insomma, bisogna dire che la parola trimone, che fino a pochi anni fa esisteva solo nei dialetti pugliesi della lingua napoletana, si sta lentamente conquistando uno spazio ben oltre i suoi confini storici. Non è da escludere che, un giorno non molto lontano, trimone entrerà ufficialmente nel lessico della lingua italiana come prestito linguistico.
Non ho nessuna mia teoria sull’etimo del termine, solo vorrei rilevare che una frase del testo rischia d’essere intepretata erronenamente da chi non è addetto ai lavori:
“Il termine è anche usato fuori dalla Puglia, essendo presente nel dialetto di Matera [….]. Non è chiaro se è una influenza moderna del pugliese o se è un termine autoctono.”
Detto così rischia di suggerire l’idea che le parlate territoriali siano qualcosa di geograficamente ben definito e ben delimitato, quasi che la presenza d’un termine al di là d’un “confine” dialettale debba essere per forza valutato come imprestito. Ma in realtà sappiamo bene che le isoglosse lessicali si fanno beffe delle nostre classificazioni dialettali, i vocaboli si diffondono sovente a macchia d’olio sul territorio ignorando “confini dialettali” basti su fatti fonetici o morfologici.
D’altra parte è da dimostrare che il materano non sia esso stesso una varietà sostanzialmente pugliese. La Basilicata appare come un’area dialettalmente piuttosto disomogenea, con tratti specifici che in genere si limitano alla zona più meridionale (es. Valle del Sinni), sconfinando nella vicine località calabresi, mentre il resto del territorio mi sembra essere più una zona di transizione dall tipo pugliese a quello campano, interrotta a tratti da parlari con vestigia galloitaliche.
Molt interessant, moltes gràcies
Salve, volevo solo segnalare che per quanto riguarda la parola “margiale”, è usata anche come insulto, proprio come “trimone”. Esempio: “Sei proprio un margiale!” (frase comunissima nella Puglia centrale, in cittadine come Fasano, Monopoli, Ostuni, le città della Valle d’Itria, Alberobello, ecc.)
Molti dialetti hanno subito l’influenza dell’americanità… Dream On (sul sogno), quindi sognare, una donna (e farsi un T…, )… stare con la testa tra le nuvole a contemplare e distrarsi dalla realtà (stare lì come un T…)… essere assente con la testa immerso nei pensieri (statti come un T…)
Io opterei per l’origine francese; tutte le dominazioni hanno lasciato profonde tracce in tutta Italia, basti pensa ad esempio alla parola “svanziche” usata nel lombardo-veneto (oops!) per indicare il denaro che deriva dal tedesco “zwanzig” cioè venti, derivante dalla moneta da venti kreuzer. Oppure il verbo “taliare” sinonimo dialettale siciliano di guardare, che viene dall’arabo. E, dulcis in fundo, gloriamoci pure del nostro CIAO, ormai diffuso nel globo terracqueo (lo pronuncia anche Giorgione Clooney in una pubblicità …,) che viene dal vecchio veneto “sciao”, cioè schiavo, cerimonioso saluto equivalente al datato “servo vostro”.
Trim in albanese vuol dire coraggioso. Trimone in albanese se usa quando uno vuol fare coraggioso in poche parole quando insulti una persona se dice in albanese vuoi fare trimone?
La presente è un’ipotesi da verificare ma che potrebbe essere direi verosimile. Ho vissuto in Francia per tanto tempo, e in gergo trimer significa: sgobbare, lavorare duro.
Alla base trimer, secondo il Trésor de la langue française: camminare a lungo, vagabondare, lavorare duro Diciamo che è insita nel verbo l’accezione di fatica . O anche far correre da una parte all’altra inutilmente, sapendo che in francese faire courir vuol dire prendere in giro qcn, burlare.
Trimer deriva da trumer che viene a sua volta da una forma non attestata *trum dell’antico franco thrum: moncone (fr. moignon) che sicuramente ha la stessa origine di drum (antico e medio alto tedesco) : estremità da cui il tedesco Trumm grosso pezzo di qualcosa.
La presenza del [y] nel radicale permette di supporre che sia una parole entrata nel gallo-romano in modo tardivo in torno all’VIII secolo dc.
Ora riassumo un po’ tutto:
trumeau o trémeau intorno al 1200 (periodo in cui il sud Italia era angioino) era una parola che significava o polpaccio umano e geretto / stinco di vitello da cui può essere derivata l’immagine fallica e per estensione l’atto di masturbarsi, che poi viene anche dall’idea di fatica che ha, come visto sopra, trimer (che come abbiamo detto deriva da trumer dunque trumeau)
tra l’altro trumeau nel XIX secolo in francese voleva dire: prostitura, svergognata oppure nell’espressione vieux trumeau: persona anziana
Dall’accezione di trimer nel senso di prendere in giro qualcuno, burlare qcn ci porta a trimmone come persona poco intelligente, persona soggetta a burla.
Ora non so quanto valga questa che non è che un’ipotesi.
Non avendo nessuna etimologia da proporre, faccio però notare che in latino non esiste la parola “trombone”.
Confermo, anche a Squinzano nel nord Salento il termine “margiale” è usato per apostrofare qualcuno col significato di stupido.
Io sapevo che i contadini chiamavano “trimoni” o anche “minghionr (questo è sicuro)” quelle gemmazioni alla base degli alberi di mandorle ulivi fichi che dovevano essere tagliate poichè assorbivano nutrimento e non generavano frutto. Di conseguenza per assoociazione il termine Mnghion o Trmon come aggettivo al soggetto alto alto e fesso fesso.
. Le parlate locali raramente seguono i confini amministrativi di comuni e regioni.
A Matera si parla un tipico dialetto murgiano e anche in tutta la parte nord-occidentale della provincia di Taranto si parlano dialetti apulo-baresi.
giustissimo, è germanica (trumpa/trumba, REW 8952), infatti penso che Michele mi abbia frainteso perché nei messaggi che ci eravamo scambiati avevo scritto “trombone” maiuscolo, ma ho fatto riferimento a fonti dal 1400 in poi. Ad ogni modo, è quasi pronto un mio contributo un po’ più esteso sull’argomento, vi mando un link 🙂
tra le varie opzioni proporrei anche l’italianizzazione di “trois mains”, che ne pensate?
A Manfredonia il termine indicava anticamente lo strumento musicale della tradizione popolare che a Napoli si chiama ‘caccavella” (o “cupa cupa”), che consiste in una sorta di anfora o di vaso di terracotta con la bocca chiusa con pelle animale tesa, attraversata al centro da una canna. Questo strumento si usa facendo scorrere ripetutamente in una mano chiusa, come in un pugno, la canna opportunamente bagnata. Il suono è prodotto dalla vibrazione trasmessa alla pelle tesa dalla frizione prodotta dalla mano sulla canna. Credo che il termine “trimone” derivi proprio dal “tremore” prodotto, e che sia stato indicato con tale parola anche l’atto di autoerotismo per similitudine nell’azione e nel movimento ripetuto della mano sulla canna.
Per me non ci sono dubbi sull’etimologia della parola.