L’ortografia del lombardo è una questione annosa, aperta sostanzialmente da quando i lombardi hanno preso coscienza di parlare una lingua unica.
Ma c’è un problema: come scrivere la lingua lombarda?
In questo campo, purtroppo, il mondo lombardofono si divide:
- C’è chi propone di continuare ad usare le ortografie tradizionali ottocentesche;
- Chi propone modelli basati sulla lingua italiana (le cosiddette “ortografie unificate“, che però tanto unificate non sono);
- Chi propone di adattare l’ortografia milanese classica a tutta la lingua
- Chi propone di sviluppare un modello ortografico nuovo.
Qual è la migliore soluzione per la lingua lombarda? Questo non so dirtelo. Ma cercherò di riassumere la questione in questo articolo.
Continua a leggerlo per scoprire di più!
Tutto parte da un punto fermo.
Abbandonare l’ortografia italiana
Premessa: non ho nulla contro l’ortografia italiana, sia chiaro!
La grafia italiana infatti è perfetta per scrivere la lingua italiana. Si è modellata nei secoli per questo. Cercare di adattarla al modello italiano è invece una scelta antistorica e dannosa!
Grafia italianeggiante: una scelta antistorica
Partiamo da una premessa: il lombardo ha una tradizione scritta antecedente all’italianizzazione della Lombardia.
Cosa significa? Semplice: i primi scrittori lombardi hanno usato forme grafiche differenti da quelle che invece hanno preso piede in Toscana (e quindi nella lingua italiana). Perché questa diversità?
I motivi sono sostanzialmente due:
- Il toscano letterario da cui è derivata la lingua italiana durante il Medioevo non era più prestigioso delle altre lingue d’Italia. E’ solo a partire dal Cinquecento che il suo prestigio inizia a crescere anche in Lombardia. I modelli linguistici e letterari dell’epoca facevano capo al francese (lingua d’oil) e al provenzale (lingua d’oc). Entrambe le lingue sono legate a doppio filo al lombardo, e hanno alcuni aspetti fonetici in comune, uno fra tutti la presenza di vocali turbate.
- Il lombardo ha molti aspetti morfologici e fonetici in comune col francese e con il provenzale, meno con il toscano. Di conseguenza, le grafie in uso nella Lombardia medievale hanno più di un punto in comune con quelle d’Oltralpe.
Nel corso dei secoli l’italiano ha aumentato sempre più il suo prestigio anche in Lombardia, e la grafia italiana ha influenzato sempre di più la scrittura dei dialetti lombardi. Tra Ottocento e Novecento, addirittura, in certe zone come nel Ticino o in Bergamasca, si è arrivati a un punto di rottura: la grafia tradizionale è stata sostituita da una grafia italiana in tutto e per tutto, con alcuni aggiustamenti per scrivere suoni della lingua che non ci sono in italiano.
Sì, sto parlando delle grafie fonetiche, quelle che usano le lettere tedesche ö e ü per i suoni /ø/ e /y/.
Ma non si capisce perché lo facciano, dato che nessuna ortografia delle lingue romanze usa le lettere ö e ü per i suoni /ø/ e /y/. L’unica eccezione riguarda romancio e ladino, che hanno in comune il fatto di avere avuto una profonda influenza da parte del tedesco. Cosa che invece alla lingua lombarda non è mai accaduta.
Ammetto che scrivere con l’umlaut dà un tocco di esotico ai testi in lombardo, facendoci sentire dei piccoli Kaiser Guglielmo con tanto di elmo a punta, ma ciò non ha alcun senso nella nostra tradizione storica.
E poi, a guardare bene, non è nemmeno funzionale per scrivere i dialetti lombardi.
Ortografia italiana: inadatta per il lombardo
Il punto è che l’ortografia italiana è adatta all’italiano, non al lombardo. Quindi, per scrivere in lombardo, il modo di scrivere l’italiano è un pessimo punto di riferimento.
In parole povere: scrivere il lombardo con la grafia italiana è come pretendere di alimentare un motore diesel con la benzina verde.
Ti farò un esempio pratico per farti capire il perché di questa mia affermazione.
In italiano la /o/ e la /u/ sono fonemi ben distinti. Quindi una parola come culla non può essere confusa con la parola colla. Nel lombardo invece i suoni /o/ e /u/ sono semplici varianti combinatorie, con un rapporto simile a quello della E chiusa e la E aperta dell’italiano. Quindi, tra i lombardofoni troverai chi dice spusa e chi sposa, chi torna e chi turna, chi polenta e chi pulenta.
Se scrivi il lombardo e ti metti a distinguere /o/ e /u/, diventa un delirio perché ti troverai a scrivere in modi differenti parole che sono sostanzialmente identiche ovunque.
Non c’è nulla da fare: la grafia italiana con il lombardo… non gira proprio!
Scrivere come si legge? Ma anche no
Molti cultori del dialetto fanno un ragionamento che all’apparenza può apparire sensato:
“bisogna scrivere come si legge, quindi un suono = un simbolo. Una grafia troppo distante dalla pronuncia rischierebbe di confondere i parlanti.”
Peccato che non è sempre così.
Per esempio, come si dice in lombardo orientale “italiano”? Italià.
Ma il femminile? Beh, italiana.
Ora i bergamaschi e i bresciani si stracciano le vesti a pensare di scrivere italian e pronunciare italià… ma quella N ha motivo di essere scritta anche al maschile. Sì, perché c’è! Solo che non si pronuncia.
Prima che i lombardi orientali mi dichiarino guerra reclamando la mia testa, muovo la stessa obiezione agli occidentali, specialmente i milanesi: Perché scrivere fioeu e non fioeul quando il femminile è fioeula anche in occidentale? Per di più, al plurale non si dice mica Fioelitt? E allora perché tutti questi problemi a scrivere fioeul?
Certo, finché si considera il lombardo come una divertente parlata per i cartelli della Sagra della Luganega l’uso di una ortografia aderente alla pronuncia sembra la soluzione migliore. Ma per un qualsiasi uso più evoluto va abbandonata e sostituita da un’ortografia sviluppata specificatamente per l’uso formale della lingua lombarda.
E non solo per quello…
Scomodità (anzi delirio) di una grafia italianeggiante
C’è anche da considerare una cosa: l’uso ufficiale di una ortografia fonetica italianeggiante per il lombardo avrebbe costi enormi. Son passati i bei tempi della macchina da scrivere, dove bastava scrivere la lettera, andare indietro di uno e premere il tasto delle virgolette.
Sul sistema operativo monopolista di fatto per PC, ossia Windows, è un casino enorme fare le lettere con segni diacritici.
Combinazioni di tasti da imparare a memoria, mappe caratteri sempre aperte, copia-incolla…
E allora sviluppiamo la tastiera lombarda, con le dieresi e tutti i segni diacritici. Che problema c’è?
Il problema è che dobbiamo volare fino in Corea del Sud e parlare con i vertici delle principali fabbriche di componenti elettroniche per convincerli a produrre delle tastiere per la lingua lombarda. E poi ovviamente convincere i Lombardi di comprare in massa queste tastiere. E imparare a usare il nuovo layout…
Inoltre, non bisogna dimenticare che certi programmi i caratteri speciali nemmeno li vedono: solo ASCII stretto (lettere dell’alfabeto inglese per farla semplice).
In sostanza una ortografia del lombardo piena di accenti e dieresi rischia di non poter funzionare nei computer di scuole e amministrazioni pubbliche, dove sarebbe importantissimo procedere spediti e senza errori.
Certo, MacOS e Linux permettono un inserimento molto più veloce, ma siamo sicuri che l’utente medio spenderà le migliaia di euro di un PC Apple o cambierà ambiente operativo solo per scrivere in lombardo?
Sarebbe un fallimento annunciato.
Ortografia milanese: Putost che nient…
L’ortografia milanese non è perfetta, ma sicuramente, anche ad essere ipercritici, è il “meno peggio” tra le grafie tradizionali del lombardo. Sviluppata per il milanese, ma capostipite di un modello che si diffuse in tutta la Lombardia, supera i problemi che ho evidenziato riguardo le grafie fonetiche o italianeggianti.
Prima di tutto, inserisce quelle distinzioni che sono assolutamente necessarie per l’ortografia del lombardo. Ad esempio, non separa /u/ e /o/, e le vocali turbate /ø/ e /y/ sono scritte rispettivamente oeu e u.
Inoltre, l’unico carattere fuori standard, anche se abbastanza raro, è la ô, tuttavia facilmente sostituibile per via etimologica.
Sia chiaro, se utilizzata in un ambito lombardo, anche la grafia classica milanese ha le sue magagne. Ma sicuramente la grafia milanese si può utilizzare per comunicare in vaste zone della Lombardia occidentale.
Tuttavia, se vogliamo una grafia pan-lombarda, dobbiamo mettere un punto di domanda anche questo tipo di grafia, che è ancora molto imperniata sulla pronuncia milanese.
Verso la strada giusta
La mia proposta che penso possa soddisfare tutti è un’ortografia che:
- Sia basata sul modello classico
- Si scriva allo stesso modo ma si possa pronunciare in modi differenti a seconda della località (polinomica)
- Sia aderente alla grammatica lombarda senza perdersi in particolarismi locali
- Guardi all’etimologia delle parole senza dimenticare la pronuncia
Che ne pensi? Esprimi il tuo parere su come scrivere i dialetti lombardi nei commenti!