Forse saprai che in Catalogna, tra circa un mese, si voterà su una questione importante: l’indipendenza della regione dal regno di Spagna e la proclamazione della Repubblica Catalana.
Questo di per sé non avrebbe rilevanza nel nostro blog, se non per un fatto: la Catalogna è una delle oasi del bilinguismo regionale.
In questo articolo ho voluto analizzare la questione dal punto di vista della linguistica. Non parleremo dunque dei motivi dell’indipendenza, e non prenderò posizione per il no o per il sì alla Catalogna indipendente.
Detto ciò, entriamo nel vivo dell’argomento!
La lingua catalana
Per prima cosa, parliamo un po’ della lingua catalana. Il catalano è una lingua romanza occidentale, un po’ come francese, spagnolo (detto anche castigliano) e le lingue del Nord Italia come il lombardo, il veneto e il friulano.
E’ stata standardizzata in un’epoca recente (prima metà del Novecento) principalmente da Pompeu Fabra e presenta tutt’ora una certa varietà dialettale.
Viene tradizionalmente diviso in due macrovarianti:
- Catalano occidentale. Insieme dei dialetti della Catalogna nordoccidentale e della Valencia (da cui si distingue il valenziano, considerato spesso come lingua a sé);
- Catalano orientale, parlato nella Catalogna centrale e orientale, nell’estremo sud della Francia e nelle isole Baleari. La variante catalana parlata nella città sarda di Alghero fa parte di questo gruppo.
Le lingue di Spagna ieri
A seguito della guerra civile del 1935, in Spagna andò al potere il Generalísimo Francisco Franco. Con lui le cose per il catalano si misero davvero male. Infatti, la sua politica nazionalista era volta all’eliminazione totale degli idiomi non spagnoli.
Naturalmente, per sminuire l’importanza del catalano e delle altre lingue di Spagna, gli intellettuali di regime si prodigarono a spiegare al popolo spagnolo che il catalano, ma anche il basco e il galiziano, erano dei semplici dialetti subordinati alla lingua spagnola. Questo era l’insegnamento obbligatorio in tutte le scuole di Spagna, dove se si veniva scoperti a parlare in lingua regionale si veniva presi a bacchettate.
Parlare in catalano in pubblico sotto la dittatura era reato. Pubblicare articoli o libri in catalano comportava multe salate o il carcere (se non addirittura aggressioni fisiche).
Molte persone, per paura di rappresaglie, abbandonarono di corsa il catalano per parlare solo spagnolo. Fu l’epoca buia della lingua catalana, con lo sforzo dichiarato del Governo centrale di eliminarlo.
Quando, nel 1975, finì la dittatura e si instaurò un periodo di transizione democratica, la neonata Spagna democratica decise di permettere alle comunità autonome di ufficializzare le proprie lingue regionali, pur obbligando tutti i cittadini a conoscere lo spagnolo e dando loro il diritto di usarlo sempre.
All’epoca era sufficiente: In fin dei conti era già un’enorme passo avanti rispetto all’oppressione del franchismo. Ai Catalani non sarà parso vero di scendere in piazza e parlare la propria lingua materna senza avere paura di avere rogne con la polizia.
Le lingue di Spagna oggi
Dalla fine del regime di Franco sono passati oltre quarant’anni, e molte cose sono cambiate. Grazie all’entusiasmo e alla dedizione dei Catalani nel salvare il proprio idioma, oggi esistono tanti nuovi madrelingua catalani, anche se ovviamente esistono ancora madrelingua spagnoli e interi quartieri pieni di immigrati dal resto della Spagna che il catalano non lo sanno.
Forse fino ad ora pensavi che a Barcellona tutti, ma proprio tutti, parlassero in catalano. In realtà non è così.
Lo testimonia anche la youtuber Mel Dominguez, che in un suo video descrive la situazione catalana vista dal suo punto di vista di ragazza andalusa a Barcellona che capisce il catalano ma non lo sa parlare.
In ogni caso il catalano gode di buona salute, anche se sta perdendo alcune delle sue caratteristiche peculiari in favore di forme più vicine al castigliano.
Ovviamente questo fenomeno è fortemente osteggiato dai puristi della lingua, ma tutto sommato anche loro sono soddisfatti: è sicuramente meglio una intera società che usa un catalano un po’ impuro piuttosto di essere in due a parlare un perfetto catalano del 1800.
Lo spagnolo è ancora presente
Ad oggi la legge spagnola dà diverse imposizioni a chi non è madrelingua spagnola, come:
- Obbligo di usare lo spagnolo con gli agenti dello Stato. In Catalogna si nota meno perché c’è una polizia regionale, i Mossos d’Esquadra. Quindi, il divieto non è sempre rispettato alla lettera. A Valencia e alle Baleari invece bisogna proprio parlare spagnolo.
- La Spagna impedisce che il catalano abbia un qualunque status ufficiale in Europa.
- Uso dello spagnolo come unica lingua di integrazione. Se vivi in Catalogna da straniero e vuoi la cittadinanza spagnola, l’anagrafe ti chiede di sapere lo spagnolo, non il catalano. Ecco perché moltissimi stranieri sono ispanofoni e non sanno il catalano.
Oltre a ciò, ci sono circa 300 leggi che impongono l’uso dello spagnolo. E se anni fa aveva senso garantire che i catalani ispanofoni non si sentissero stranieri in casa, oggi è un’inutile marginalizzazione del catalano, che l’attuale governo madrileno di Mariano Rajoy sembra voler continuare.
Come vi spiegavo in un altro mio articolo marginalizzare la lingua di un popolo è un ottimo modo per indurlo a voler l’indipendenza. E purtroppo la Spagna, pur avendo concesso aperture che noi in Italia nemmeno ci sogniamo, sta andando proprio in questa direzione.
Uno Stato spagnolo più aperto a trattare potrebbe risolvere la questione linguistica togliendo definitivamente dal piedistallo lo spagnolo e concedendo un bilinguismo perfetto, ma non ha alcuna intenzione di farlo.
Spagnolo e catalano dopo l’indipendenza
Ovviamente, nel processo di indipendenza della Catalogna non conta solo l’aspetto linguistico. In verità conta l’aspetto politico, cioè la volontà dei Catalani di autodeterminarsi e decidere il proprio destino senza dovere chiedere il permesso a Madrid.
L’indipendenza della Catalogna, e la conseguente autodeterminazione dei Catalani, avrebbe sicuramente molte ripercussioni sul destino del catalano.
Se prima dell’indipendenza la lingua primaria della Catalogna è lo spagnolo e il catalano è solo una lingua regionale con tutele gentilmente concesse da Madrid, in uno Stato catalano è prevedibile che la situazione si invertirà.
La lingua primaria sarà il catalano e lo spagnolo avrà limitazioni simili a quelle che ha il catalano oggi.
La minoranza ispanofona
Con l’indipendenza, lo spagnolo diverrebbe una lingua minoritaria in Catalogna. Ma non è semplice come sembra. Non si tratterà di stranieri in terra catalana.
Infatti, esistono catalani di lingua spagnola. Non si tratta di spagnoli residenti, ma proprio di catalani che vivono lì da intere generazioni.
Gli indipendentisti spagnoli hanno già pensato a loro. La legge transitoria, che deve fare da Costituzione provvisoria in caso di vittoria dell’opzione indipendentista, stabilisce che nessuno potrà essere discriminato per la propria lingua, e che tutti possono parlare catalano, spagnolo e aranese (un dialetto occitano parlato nell’estremo nord della Catalogna) come da vigente legge.
E cosa ne pensano i catalani?
Ci sono due correnti principali:
- Chi vuole la coufficialità dello spagnolo e del catalano
- Chi vuole mettere il catalano in primo piano perché dar troppo spazio allo spagnolo equivarrebbe a restare spagnoli.
La prima tendenza è quella maggioritaria.
Lo spagnolo in Catalogna non può essere una lingua imperialista e non deve esserlo. Non si può pretendere che un catalano usi il castigliano in Catalogna. Su questo tutti sono d’accordo.
Di conseguenza, è giusto che le comunità ispanofone, autoctone e non, possano usare la loro lingua.
La Catalogna è già maestra in ciò, con la trilingue Val d’Aran, dove si parla spagnolo, catalano e occitano.
La cosa interessante è che l’occitano non è ufficiale solo in loco, ma in tutta la Catalogna, segno della grandissima stima e rispetto che i Catalani nutrono per le lingue minoritarie.
Dunque, le premesse sono confortanti. Sono ragionevolmente convinto che i Catalani potranno trovare una situazione in grado di affermare il catalano come lingua di Stato ma mantenendo lo spagnolo dove è parlato, idem per l’occitano.
Chi di lingua ferisce…
Temo che dietro la volontà dei Catalani di accantonare lo spagnolo ci sia anche un senso di rivalsa.
Molti catalani vorrebbero non aver più nulla a che fare con una lingua che è stata usata come mezzo di oppressione dalla dittatura franchista. Ecco perché alcuni catalani si arrabbiano se provi a dire che parlano un dialetto spagnolo!
Invece per l’occitano aranese non c’è il problema, dato che è ben visto dai catalani. Anche lui è stato compagno di sventura. In Catalogna vige un certo senso di solidarietà per chi parla lingue minoritarie. Prova a parlare con un catalano della situazione linguistica in Italia e, se è un po’ sensibile, ti metterà una mano sulla spalla e ti dirà: fratello, sono con voi!
Proprio per questo bisogna resistere alla tentazione della vendetta contro la lingua “cattiva”. Bisogna capire che non è colpa della lingua se questa viene impiegata come strumento di oppressione. Quando c’è una sparatoria, si condannano gli assalitori, non la pistola.
La reale maturità linguistica sta nel dimostrare ai monolingue che la civiltà bilingue è in grado di essere unita e forte pur essendo divisa nella lingua.
Opinione della Piattaforma per la Lingua
La Piattaforma per la lingua (plataforma per la llengua in catalano) è un’associazione che si occupa di tutelare la lingua catalana apertamente schierata per il sì al referendum.
Il motivo della loro preferenza a favore del sì è l’idea di sostenere uno Stato catalano che dia eque possibilità a tutte le lingue parlate in Catalogna, senza una speciale preferenza per una lingua nazionale.
Dunque, il loro pensiero a tema è che la situazione linguistica catalana resterà invariata fino all’approvazione della Costituzione definitiva, che dovrebbe avvenire in circa 1 o 2 anni dall’indipendenza, che definirà l’indirizzo linguistico definitivo dello Stato.
Nel frattempo resteranno in vigore le leggi spagnole non contrarie al processo indipendentista, comprese quelle sulla coufficialità.
Conclusioni
La situazione catalana è sicuramente intrigante dal punto di vista linguistico e sarà un importante caso di studio, nel caso in cui avvenga l’indipendenza.
Si metteranno varie forze in campo, sia le più razionali sia le più vendicative. Il governo catalano avrà il gravoso compito di usare il catalano come lingua di Stato senza cadere in un fanatismo franchista all’incontrario.
Ce la farà? Le possibilità ci sono, come dimostra la già citata Val d’Aran.
Ma come andrà, noi non possiamo saperlo. Ai posteri l’ardua sentenza…