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Non scrivere mai più queste cinque cose in milanese se non vuoi sembrare un giargiana

by Brian Sciretti

Pochi, ormai, sanno parlare il milanese in modo corretto. E molti meno sanno scriverlo.

Ci sono tuttavia cinque errori di scrittura che, se fatti, ti faranno sembrare irrimediabilmente un giargiana. Anzi, un giargianese, perchè giargiana giargiana non è una parola milanese 😉

Te capì/Te vist

Forse saprai che il milanese ha varie ortografie poiché non esiste un singolo ente che lo regola. Tuttavia nessuna grafia giustìfica il modo in cui è scritto “te capì” o “te vist”, perché è un gran problema grammaticale!

Pensaci un po’: dov’è il verbo ausiliare nella frase scritta così? È come scrivere in italiano “ai capito”: la pronuncia è quella, ma che errore!

Allora, com’è composta in realtà questa forma?

Come si scrive te capì in modo corretto

Partiamo dalla base: come è strutturata la frase in lombardo?

La struttura è composta da:

Pronome personale + pronome clitico + verbo ausiliare + verbo

Di conseguenza, in milanese per dire ‘tu hai capito’ diremo ti t’hee capi, di cui:

  • Ti è il pronome personale
  • T’ (che in esteso è te) è il clitico
  • hee è l’ausiliare
  • Capi è il verbo

Prima c’è il soggetto, che è “ti“. Tuttavia il soggetto è facoltativo, e spesso si omette. Come in italiano possiamo dire tu hai capito o hai capito, in milanese possiamo dire ti t’hee capi e t’hee capì.

A differenza dell’italiano, in lombardo c’è un pronome clitico, cioè un secondo pronome che rafforza il principale e che è obbligatorio nella coniugazione verbale. Quindi devi dire per forza t’hee capi perché la forma *hee capì non esiste.

Passiamo a hee, il verbo avere. Non c’è consenso unanime su come scrivere questo verbo in questa forma. Io solitamente uso hee che è tipico della grafia classica milanese. In Scriver lombard (la grafia lombarda polinomica di Lissander Brasca) si scrive heet. Al limite si possono accettare anche forme come ee o addirittura é. L’importante è marcare la separazione tra pronome clitico e verbo avere, altrimenti non ha senso. Quindi, niente T attaccata al verbo avere!

Infine abbiamo il verbo che regge la frase. Per fortuna, sia che lo si scriva capì (come nella grafia classica milanese), capid (come in Scriver Lombard) o in altri modi, è sempre distinguibile dal resto della frase. Fino a prova contraria, beninteso: le “grafie spontanee” riescono sempre a sorprenderci!

Desciules

Il diagramma SC in italiano si pronuncia sempre con un unico suono fricativo (la SC di scimmia) in vicinanza di I e E. L’unico caso in cui questo non accade è la parola scervellarsi: qui la S e la C normalmente si pronunciano separate, ma è accettata anche la pronuncia standard.

Questo non accade nella lingua lombarda: quando S e C si pronunciano separate, non è possibile pronunciarle con la SC di scimmia.

Quindi, il fucile si pronuncia s’ciop, non sciop, altrimenti le persone crederanno che stai parlando di un negozio. Il verbo mescolare si pronuncia mes’cià, non mescià altrimenti qualcuno potrebbe credere che stai dicendo me scià, letteralmente “io qui”.

È quindi necessario separare le due lettere per far capire al parlante che deve pronunciare due suoni separati. Tradizionalmente si fa con l’apostrofo, ma qualcuno usa un trattino o un puntino.

Quindi in milanese corretto sì scrive des’cioles. Ricorda che nella grafia milanese la O si pronuncia come la U italiana.

Sperem

Un po’ come accade in francese, la grafia milanese usa alcune scorciatoie per segnalare accenti e questioni fonetiche.

Ad esempio sapevi che si scrive “scoeula” perché alcuni dialetti rotacizzano quella r mentre si scrive “paròlla” perché nessun dialetto lo fa?

Ma torniamo a noi. In genere a Milano usiamo sperèm, con l’accento sull’ultima E, con significato di “speriamo!” all’imperativo presente. Se scriviamo sperem nudo e crudo, qualcuno potrebbe capire spérem. E non capirà, perché spérem è una varietà di sperom, che significa ancora ‘speriamo’, ma all’indicativo!

Avete quindi due possibilità di scrivere questa parola ed essere sicuri di essere capiti:

  • Scrivere speremm secondo la grafia classica milanese. Quella doppia M ha la funzione di spostare l’accento, segnalando la forma imperativa.
  • Scrivere sperèm con l’accento. Non sarà corretto al 100% secondo la grafia milanese, ma almeno si capisce!

Sant’Ambroeus

Come può essere il Santo di Milano una roba da giargianesi?!

Pensaci: a Milano la parola per “Santo” è “Sant”. Non c’è alcuna lettera che viene elisa quando si parla di un santo!

Ergo la scrittura corretta è Sant Ambroeus.

Attenzione, pero! Il femminile santa si dice come in italiano, e quindi ci va l’apostrofo. Ad esempio, se parlate di Sant’Agnese anche in milanese resta l’apostrofo e diremo Sant’Agnesa.

Praticamente la stessa regola dell’articolo italiano un: al maschile non va con l’apostrofo, ma al femminile sì. Tienilo a mente, la prossima volta che dovrai scrivere di santi in milanese!

Figa

Premessa: questl’utlima parola è scritta correttamente perché in milanese si scrive esattamente come in italiano. Usarla per marcare la milanesità di un discorso, invece, sì che è sbagliato!

Come spiegavo nell’articolo su cinque termini che credevi milanesi ma che non lo sono figa non è un intercalare nativo di Milano.

Quindi, le volte che mi capita leggere frasi infarcite di questa parola nei gruppi dove si discute in milanese, mi viene sempre un po’ di fastidio.

E allora mi saltano alla mente 2 esclamazioni 100% milanesi:

  • La prima, semplice e pacata, è cribbi, poi italianizzato in cribbio, che indica letteralmente il crivello, ma è un chiaro eufemismo della parola Cristo;
  • L’esclamazione d’oro è, invece, cazz. Va bene per ogni evenienza. È in sostanza il vestito buono del milanese inversato!

Questi sono a mio avviso le 5 parole milanesi che è assolutamente necessario scrivere correttamente (o non scrivere affatto!). Ne conosci altre? Se sì, scrivile nei commenti così ne discutiamo!

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