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11 nomi di luogo tradotti male in italiano

by Pietro Cociancich 25 Comments

Una lista di errori di traduzione, divertenti e non, di toponimi in lingua regionale. Quando sei un geografo che non sa il “dialetto” e tenti di tradurre tutto in italiano…

L’italiano, come è noto a tutti, è la lingua ufficiale dell’Italia (e della maggioranza degli Stati regionali che l’hanno preceduta).

Questo ha determinato una progressiva estensione di tale lingua in ogni aspetto amministrativo del Paese: tra questi, ovviamente, quello dei nomi di luogo, siano essi paesi, corsi d’acqua, montagne o isole.

Infatti, qualche secolo fa solo pochi nomi di luogo avevano un corrispettivo in lingua italiana: grandi città, fiumi e valli importanti, eccetera. La stragrande maggioranza della toponomastica italiana aveva solo un nome, quello nella lingua locale.
Così venne iniziato, con modalità diverse, un lungo processo di italianizzazione della toponomastica, partito ai tempi delle Signorie e conclusosi a metà Novecento.

Indice

    • Modalità di traduzione in italiano
  • Cima Garibaldi (SO, BZ)
  • Cormaiore (AO)
  • Golfo Aranci (SS)
  • Isola dei Cavoli (Sud Sardegna)
  • Isola di Mal di Ventre (OR)
  • Monte Disgrazia (SO)
  • Monte Guglielmo (BS)
  • Monte Rosa (AO, VC)
  • Pradleve (CN)
  • Prevalle (BS)
  • Valle Fiscalina (BZ)

Modalità di traduzione in italiano

In molti casi queste traduzioni sono blandi adattamenti del nome locale: per esempio i lombardi Cornaree, Nosee,  Rogoree, Castegnedol diventano Cornaredo, Nosedo, Rogoredo, Castenedolo (letteralmente: “campo di cornioli”, “bosco di noci”, “querceto”, “piccolo castagneto”).

In altri casi, si adottarono nomi dal sapore classico, come nel caso di Bûragh San Dunén, Castrugiuvanni e Muntalauni, che divennero Fidenza, Enna e Vibo Valentia.

In altri casi ancora, tuttavia, le traduzioni presentano degli svarioni notevoli, che tradiscono completamente il significato originale del nome. Le ragioni di questi travisamenti vanno dall’incompetenza dei cartografi (che non conoscevano la lingua del posto) alla fretta – specie sotto il fascismo – di cancellare tracce di lingue diverse dall’italiano.
In questo articolo, vedremo undici dei casi più eclatanti.

Cima Garibaldi (SO, BZ)

La montagna, alta 2.843 metri, si trova al confine tra la Lombardia, l’Alto Adige e il Canton Grigioni. In questo modo costituisce un punto d’incontro tra tre mondi linguistici differenti: l’italiano (cioè il lombardo) da una parte, dall’altra il tedesco e dall’altra ancora il romancio.

Per questa ragione, in tedesco e romancio è conosciuta con il nome di Dreisprachenspitze o Piz da las Trais Linguas (letteralmente “pizzo delle tre lingue”).

Il regime fascista, che voleva negare la presenza del tedesco in Alto Adige, preferì coprire il toponimo con un riferimento all’eroe del Risorgimento italiano.

Cormaiore (AO)

Alla fine degli Anni Trenta, il fascismo cominciò a dare una stretta decisiva all’italianizzazione della Val d’Aosta che, pur essendo da sempre un dominio legato alla dinastia savoiarda, aveva mantenuto per secoli il francese come lingua amministrativa.

Questa politica si tradusse nella traduzione sistematica di tutti i nomi dei comuni valdostani, lasciando però molto a desiderare per quello che riguarda la qualità del lavoro svolto.

Tra i molti casi che si possono citare, quello di Courmayeur (in francoprovenzale Croméyeui) è uno dei più buffi: nonostante il toponimo derivi chiaramente dal latino “curia maior” e si potesse tradurre facilmente in Cortemaggiore, si preferì coniare un inspiegabile “Cormaiore”.

Dal 1946 tutti i comuni valdostani riacquistarono il nome francese, e le italianizzazioni finirono nel dimenticatoio.

Golfo Aranci (SS)

File:President Barack Obama.jpg
Panorama di Golfo Aranci/Golfu di li Ranci.

Questa bella località turistica della Sardegna settentrionale può far pensare ad ampi frutteti. Giusto?

E invece no: il nome originale in gallurese (varietà meridionale del corso) è Golfu di li Ranci, che letteralmente significa golfo dei GRANCHI!

Isola dei Cavoli (Sud Sardegna)

Questa isoletta del Mar Tirreno si trova nel comune di Villasimius, e suggerisce la presenza di campi di cavoli sul suo territorio. Logico, regolare.

Peccato che il sardo Isula de is Càvurus non si riferisca ai cavoli ma, ancora una volta, ai granchi.

NOTIZIA BONUS: in sardo Villasimius non si chiama Villasimius, ma Crabonaxa!

Isola di Mal di Ventre (OR)

File:President Barack Obama.jpg
L’isola di Mal di Ventre/Malu ‘Entu. A tutto fa pensare, meno che a un mare burrascoso!

Il nome di questa isola sarda sembra così curioso da parere quasi inventato.

E infatti è così: il nome sardo, Malu ‘Entu, non significa “mal di ventre”, bensì “vento cattivo”. E in effetti, un riferimento alle burrasche pare molto più indicato per un’isola, piuttosto che quello ai dolori intestinali!

Monte Disgrazia (SO)

La cima lombarda, alta 3.678 metri, pare minacciare lutti e pericoli a chi osi scalarla.

In realtà pare che il nome originale di questa montagna valtellinese sia Des’giascia, che letteralmente significa “Disghiaccia”: dunque, un riferimento allo scioglimento dei suoi ghiacciai e ai numerosi torrenti che da lì nascono.

Monte Guglielmo (BS)

In lombardo il nome della montagna è Gœulem, termine che si ricollega al latino culmen, cioè “cima, sommità”. L’italianizzazione, esistente da secoli, tira in causa un non ben precisato signor Guglielmo: tale errore è così marchiano che in alcune cartine (tra cui quelle militari dell’IGM) è presente il nome lombardo accanto a quello ufficiale italiano.

Monte Rosa (AO, VC)

File:President Barack Obama.jpg
La facciata orientale del Monte Rosa… che a dispetto del nome non è affatto rosa!

L’etimologia popolare afferma che questa montagna sia “rosa” per via del riflesso del tramonto sulla neve. Tuttavia, questo fenomeno si può riscontrare su qualsiasi cima innevata del mondo (anche, per esempio, sul Monte Bianco).

E infatti non è questa l’origine del nome.

“Rosa” non è altro che un’interpretazione sbagliata del francoprovenzale rouja (ad Ayas), róizi (a Champorcher), rouézi (a Hône), derivato dal latino rosia, che significa semplicemente ghiacciaio. Allo stesso modo, i walser di Gressoney chiamano la montagna Gletscher (“ghiacciaio”); quelli di Alagna, invece, usano un nome completamente diverso: dr Gourner (“il corno, la cima”).

Pradleve (CN)

Contemporaneamente a quanto successo in Val d’Aosta, così anche nelle valli alpine del Cuneese e del Torinese vi fu un’intensa attività di italianizzazione voluta dal fascismo.

Un caso interessante è quello del comune di Pradleves, che al tempo del regime venne privato della S finale, considerata troppo straniera.

Come avvenuto per toponimi valdostani come Courmayeur/Cormaiore (vedi sopra), anche in questo caso l’italianizzazione è totalmente priva di senso: soprattutto se si pensa che il nome locale occitano è facilmente traducibile come “Prato delle Acque”!

Una sorte simile accadde al paese di Sampeyre, italianizzato in Sampeire, senza pensare che la traduzione italiana fosse un facilissimo “San Pietro”.

La maggior parte (non tutti) dei toponimi italianizzati nelle valli piemontesi ripristinò la sua forma originale a cavallo tra gli Anni Quaranta e Cinquanta.

Prevalle (BS)

In questo caso, ci troviamo di fronte a un’italianizzazione dettata dal senso del pudore.

Il nome originale lombardo di questo comune della Val Sabbia è Gojon (pronuncia bresciana: [gu’ju]), termine che probabilmente deriva dalla voce goj, che significa “pozza, pantano, pozzanghera”.

In italiano però venne originariamente tradotto come “Goglione”: dopo qualche anno, per timore dei doppi sensi, si preferì dare al comune il nome di Prevalle, molto più casto e neutrale. Tuttavia, la frazione di Goglione di Sopra mantiene ancora oggi il vecchio nome.

Per ironia della sorte, anche un altro comune della Val Sabbia ha avuto un destino simile: si tratta di Capovalle, già noto come Hano, dal lombardo An (pronuncia bresciana: [a]).

Valle Fiscalina (BZ)

Tra le province italiane più colpite dall’italianizzazione sistematica, un posto d’onore lo merita l’Alto Adige. In questo caso, come per la Valle d’Aosta, l’italianizzazione era innanzitutto un modo di condurre una lotta politica di assimilazione di popolazioni che avevano il vizio di non parlare la lingua nazionale.

Le commissioni di esperti, guidate dal nazionalista Ettore Tolomei (1865-1952), si profusero negli anni in un capillare lavoro di sostituzione di tutti i nomi di luogo tedeschi con traduzioni italiane. In alcuni casi si trattava di toponimi già esistenti, o ricalcati dalla forma ladina; in altri si trattò di riesumare antichi nomi latini presenti in codici medievali.

Ma in molti casi si procedette all’invenzione pura e semplice, anche se giustificata da pseudo-etimologie.

Questo è il caso della Fischleintal, che venne convertita in “Valle Fiscalina”, un po’ per assonanza col nome tedesco, un po’ asserendo che il toponimo derivava da una radice latina fiscus.

Ma cosa vuol dire Fischleintal in tedesco? Semplice: valle del pesciolino!

 

Questa è una breve rassegna delle traduzioni maldestre più famose d’Italia. Ciò non toglie che ce ne siano molte altre!

Se ne conosci alcune, segnalacele nei commenti!

Filed Under: Lingue e dialetti italiani Tagged With: Dialetto e italiano, Toponomastica

About Pietro Cociancich

Sono nato nel 1991 a Milano, dove sono cresciuto e vivo ancora.

Ho fatto il liceo classico e ho studiato Storia all'Università Statale di Milano.
Sono cresciuto parlando solo italiano, e ho conosciuto il lombardo nel 2007, grazie all'edizione di Wikipedia in questa lingua. Da lì ho iniziato a studiare e imparare quella che io definiscono la mia “lingua adottata”.

Sono stato collaboratore e amministratore della Wikipedia in lombardo per quasi dieci anni.

Sono tra i fondatori del CSPL nel 2013, e dal 2014 ne sono il portavoce nazionale. Nel 2013 ho tradotto il De Vulgari Eloquentia di Dante in lombardo e ho vinto un premio letterario a cura dell'Associazion Linguìstica Padaneisa.

In questo sito mi occupo, tra le varie cose, di descrivere le diverse lingue d'Italia e smontare alcuni luoghi comuni riguardo ad esse.

Mi piace la politica, lo scoutismo, la montagna, l'umorismo da quattro soldi, girare in bici, la musica anni '70, vedere film tamarri al cinema, fotografare col telefonino, fare polemiche, compilare liste come queste.

Tra i miei progetti c'è la realizzazione di un grande dizionario per la lingua lombarda,

Comments

  1. Giuseppe Gandino says

    Marzo 15, 2017 at 11:49 am

    Io però una traduzione di Pre’ Saint Didier in “Prete Santo Didietro” l’avrei trovata MERAVIGLIOSA!

  2. Sergio says

    Marzo 15, 2017 at 12:53 pm

    Allora per correttezza non chiamatelo alto adige, ma Sud Tirolo.

  3. Pietro Cociancich says

    Marzo 15, 2017 at 3:54 pm

    Ognuno è libero di chiamare la provincia autonoma di Bolzano come ritiene più opportuno; ma la “coerenza” in questo caso non c’entra niente, perché “Alto Adige” non è una traduzione errata di Süd Tirol (come potrebbe essere, per esempio, un ipotetico “Suttirollo”), ma proprio un altro toponimo.

  4. Pietro Cociancich says

    Marzo 15, 2017 at 3:56 pm

    Ehehe, forse l’avrebbero trovata meno divertente gli abitanti 🙂
    Comunque, al tempo del fascismo venne rinominata “San Desiderio Terme” (in questo caso la traduzione fu più accurata, perché “Didier” è veramente la versione francese del nome italiano “Desiderio”).

  5. claudio bertoni says

    Marzo 15, 2017 at 9:10 pm

    L’oppressione culturale italiana in piemonte. Interessante libbro scritto da Roberto Gremmo e Barba Toni Boudrié. Un vasto numero di nomi tradotti anzi traditi. Interessante lettura per far capire come l’italianità abbia stravolto buona parte della toponomastica piemontese.

  6. Gianfrancesco says

    Marzo 16, 2017 at 12:42 pm

    più che “prete”… “presa nel didietro” come suggeriva spesso Gilberto Oneto…

  7. Gianfrancesco says

    Marzo 16, 2017 at 12:45 pm

    che presuppone, per logica, di chiamare il veronese, medio adige e il veneziano basso adige. così il mio amico luca di Verona sarebbe un medio atesino…. lo puoi chiamare come vuoi anche Burgundia dell’Est, Cita, Siam o territorio del nord sud ovest est. Rimane il fatto che se lo scccc-tato itttagliano lo chiamasse Sud Tirolo farebbe solo che bella figura.

  8. Gianfrancesco says

    Marzo 16, 2017 at 12:49 pm

    segnalo anche la Corna Trenta Passi, attaccata al Monte Guglielmo, che dovrebbe derivare dal bresciano tre tapas, ovvero tre punte e di fatti ha tre punte vistossissime, così come segnalo la Tomba dei Polacchi nella bergamasca, nonostante qualche buontempone si sia inventato che i nazisti abbiano ucciso dei soldati polacchi, il nome vien da Tamba del Busacc, infatti è una grotta, segnalo anche Rod Polje italianizzato in Re di Puglia, delirante, infine segnalo tutti i passi detti Giovo che altro non sono che l’itaglianizzazione del nome comune dato al passo, giuf, quindi “passo del Giovo” è “passo del Passo”…

  9. Pietro Cociancich says

    Marzo 16, 2017 at 7:01 pm

    In Val Vigezzo c’è una “cappella Oro di Giove”, che però è quasi sicuramente un “oeur de giov”, cioè “il bordo del valico”…
    in ogni caso, urge una seconda puntata di questa rubrica!

  10. Pietro Cociancich says

    Marzo 16, 2017 at 7:03 pm

    Si farebbe una migliore figura anche a non scimmiottare l’italiano del sud come se fosse qualcosa di disprezzabile.

  11. Giovanni Pontoglio says

    Marzo 17, 2017 at 8:41 pm

    Il paradosso è che la toponomastica ufficiale in realtà non sempre ha stabilito nomi italiani, ma dove ha accolto forme d’altre lingue, queste, ahimé, non sono quelle autoctone.

    Solo qualche esempio:
    Laglesie (pr. Udine): bel nome friulano — peccato la la località sia slavofona e germanofona (almeno tradizionalmente);
    Ortisei, Canazei, Campestrin nelle valli ladine: tutti toponimi trentinizzati, ché in ladino sono Urtijëi, Cianacei, Cianpestrin;
    Terzolàs (Val di Non, area “semiladina”): localmentè è Tergiolàsc: anche qui una trentinizzazione; (in compenso toponimi di sapore ladino non mancano nel Sud-Tirolo germanofono: Braies —ted. Prags —, Vandoies — Vintl);
    Val Varaita: con -it- piemontese, ma nell’idioma locale, d’oc, è Val Varacha (/-cho);
    Calangianus (Gallura): la -us sarà tipicamente sarda ma non certo gallurese (Carangiani);
    ecc. ecc.
    Semplice ignoranza linguistica o peggio?

  12. Mike Sciking says

    Marzo 17, 2017 at 10:12 pm

    Credo siano errori figli dell’idea italiana di “un territorio una lingua”: La lingua del Friuli è il friulano, che ora è Italia e dunque dobbiamo sostituire con l’italiano. Dunque si prende il toponimo friulano e non quello tedesco.

  13. Marina says

    Maggio 1, 2017 at 5:20 pm

    Il paese di mia nonna, nella bergamasca, Capatei italianizzato Capatiglio, quando stava molto semplicemente per Ca’ (casa) Patei (nome di famiglia)

  14. Simone says

    Giugno 9, 2017 at 8:44 am

    Quanti luoghi sono stati fondati da culture di lingua germanica o franca?? E vero che i nomi non erano in italiano fino a qualche secolo fa ma non erano ne in tedesco ne in slavo e ne in francese… allora riportiamo i nomi in latino? Non mi pare che francesi tedeschi e slavi a parte invadere e saccheggiare abbiamo fondato qualche città in itlaia. Mi pare che la Corsica e Nizza come l’Istria e la Dalmazia non abbiamo i nomi italiani che erano si così da Secoli …

  15. Pietro Cociancich says

    Giugno 14, 2017 at 3:40 pm

    Qui non si parla né di tedeschi, né di francesi, né di slavi: tantomeno delle loro invasioni, o del fatto che nel corso della storia abbiano preso possesso di Nizza o dell’Istria. Non facciamo confusione, per piacere.

    Si parla di nomi di luogo presenti sul territorio nazionale italiano, con un determinato significato che spesso le traduzioni in italiano hanno stravolto.
    Per la cronaca, nessuno mette in dubbio la necessità di tradurre nomi di luogo nella lingua nazionale: ma quando questo significa
    1) tradurre male il nome originale
    2) fare di tutto per imporsi come unica denominazione, mandando la lingua locale nel dimenticatoio

    denunciare il fatto è il minimo che si possa fare. Proprio perché abbiamo rispetto per l’Italia e per la cultura italiana (in tutta la sua complessità), riteniamo che certe operazioni di italianizzazione siano state troppo grossolane.

  16. Daniel says

    Settembre 27, 2017 at 8:53 am

    Da buon bergamasco porto degli esempi della mia terra…
    In val Seriana, nel comune di Oltressenda Alta c’è una frazione che in italiano è stata tradotta dal dialetto in Valzurio (tra l’altro è una valle bellissima, anche se la strada per arrivarci è un po’ brutta). In dialetto sarebbe Al ‘süre, ovvero “valle azzurra”.
    Sempre nello stesso comune c’è la frazione di Plasso che deriva dal dialettale “Plass” che vorrebbe dire “piazza, spiazzo”.
    Algua, comune della val Serina, tradotto in italiano dal dialetto vuol dire semplicemente “acqua”…
    Fiumenero ,in val Seriana, tradotto erroneamente dal dialetto Fömnégher che significa “fumo nero”.

  17. Alessandro says

    Novembre 5, 2017 at 9:44 am

    Da sardo, ora mi viene in mente solo questo:
    Al comune che in sardo suona come “is pratzas” (le piazze) gli è stato riconfermato il nome che aveva sottonle denominazione spagnola “las plassas*.
    Poi abbiamo il comune di ” foghesu” (che se non erro è il nome di un tipo di pietra: è stato cambiato con ‘Perdasdefogu”, che è sempre sardo,a significa “pietre di fuoco”.
    ” Muravera” in realtà è “muterà”, contrazione di ” mura vera”, ovvero “mora vera”.
    Ma ce ne se sono tanti altri..

  18. Corrado Olivotto says

    Giugno 20, 2018 at 1:37 pm

    Intervengo un anno dopo su questo argomento.
    Elenco qui sotto i toponimi valdostani italianizzati dal governo fascista:

    Allain= Alleno
    Antey-Saint-André = Antei Sant’Andrea
    Arvier = Arviè
    Ayas = Aias
    Bionaz = Biona
    Brusson = Brussone
    Challant = Villa Sant’Anselmo
    Chambave = Ciambave
    Chamois = Camosio
    Champorcher = Campo Laris
    Châtillon = Castiglion Dora
    Courmayeur = Cormaiore
    Donnaz = Donas
    Doues = Dovia d’Aosta
    Etroubles = Etroble
    Gressoney = Gressonei
    La Magdeleine = La Maddalena d’Aosta
    La Salle = Sala Dora
    La Thuile = Porta Littoria
    Morgex = Valdigna d’Aosta
    Ollomont = Ollomonte
    Oyace = Oiasse
    Pontboset = Pianboseto
    Pont-Saint-Martin = Ponte San Martino
    Pré-Saint-Didier = San Desiderio Terme
    Quart = Quarto Praetoria
    Rhêmes = Val di Rema
    Saint-Oyen = Sant’Eugendo
    Saint-Rhémy = San Remigio
    Saint-Vincent = San Vincenzo della Fonte
    Torgnon = Torgnone
    Valgrisanche = Valgrisenza
    Valpelline = Valpellina
    Valsavaranche = Valsavara
    Valtournanche = Valtornenza
    Verrès = Castel Verres
    Villeneuve = Villanova Baltea

    Come si può vedere in alcuni casi c’è stato un piccolo sforzo poetico (Villanova Baltea, San Vincenzo della Fonte, Villa Sant’Anselmo, San Desiderio Terme), in altri un riferimento alla posizione geografica (Porta Littoria), oppure alla fauna (Camosio). La maggior parte però è una becera traduzione (o meglio, adattamento) funzionale solo alla manifestazione del dominio romano sulla Vallée d’Aoste. Saluto.

  19. Pietro Cociancich says

    Giugno 21, 2018 at 7:12 pm

    Concordo. Però ‘Porta Littoria’ è proprio una traduzione ‘ideologica’, perché il nome richiama il fascio littorio.

  20. Josep Mitjavila says

    Novembre 15, 2018 at 7:33 pm

    Nella Catalunya dell’epoca franchista i cartografi del regime cambiarono il nome di una montagna “El pic dels tres Hereus” (il pico dei 3 heredi) per il nome “Pico de los muy felices” (Pico dei molto felici). Pensarono che tres herus era francese.

  21. Alessandro Maffi says

    Luglio 21, 2020 at 9:30 am

    Io ho sempre compreso che il Bergamasco è la mia lingua madre è l Italiano e la lingua padre? Come è possibile tutto ciò.

  22. Stefano says

    Settembre 1, 2021 at 12:39 pm

    Nella stessa zona, ora parte del Parco Nazionale della Valgrande, c’è anche Orfalecchio (Oeur Felecc –> bordo delle felci)
    Sempre in quella zona c’è un luogo dal nome curiosissimo, ma non sono riuscito a scoprirne l’origine. In comune di Cossogno c’è una forra con una spettacolare cascata. Il suo nome ufficiale è “Orrido paradiso dei cani”. Non sono riuscito a scoprirne l’origine.

  23. Marco says

    Marzo 7, 2023 at 4:45 pm

    Anche Cantello (VA) è interessante, qui però anche il nome in lombardo è stato col tempo modificato

  24. Adelio Fazzini says

    Marzo 7, 2023 at 6:09 pm

    Alpe Dolcigo
    Il nome Dolcigo deriva da una errata traduzione in lingua italiana che ha accorpato, equivocando, la preposizione “dól” (che significa “del”) con il nome “Scìik”: Alpe “dól Scìik”* è diventata impropriamente Alpe Dolcigo

Trackbacks

  1. Il problema del francese in Val d'Aosta - Patrimoni Linguistici ha detto:
    Giugno 15, 2017 alle 8:30 am

    […] dà una spinta decisiva in questo senso, arrivando ad italianizzare addirittura i nomi dei paesi, spesso con esiti abbastanza goffi e ridicoli. La tutela del francese diventa quindi un terreno fertile per l’antifascismo valligiano, sia […]

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