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Lingue indigene e minorizzate: congresso internazionale 2017 a Barcellona

by Simona Scuri

Ti racconterò di un grande evento internazionale a cui ho partecipato a Barcellona nell’aprile del 2017. 

 

Il congresso (19 al 21 aprile 2017) è stato organizzato dalla Indiana University, dalla Universitat de Barcelona, dalla Universitat de Vic Universitat Central de Catalunya, da GELA Grup d’Estudi de Llengües Amenaçades e con il supporto della Generalitat de Catalunya, Departament de Cultura, Direcció General de Política Lingüistíca e delle seguenti realtà: Institut d’Estudis Catalans, GRELL Grup de Recerca en Educació, Llenguatge i Literatura, Fundació Aurèlia Figueras, Castell d’Age organic farming.

Il congresso internazionale aveva questo titolo (trilingue):

  • In Catalano: Revitalizació de llengües indígenes i minoritzades, primer congrés internacional/
  • In Spagnolo: Primer congreso internacional sobre revitalización de lenguas indígenas y minorizadas/
  • In Inglese: First International Conference on Revitalization of Indigenous and Minoritized Languages”.

Sì, hai letto bene. Il titolo contiene già un’informazione interessante: ‘minorizzate’, non ‘minoritarie’. 

Eppure hai sempre sentito parlare di ‘minority languages’ non di ‘minoritized languages’… cioè si sente parlare di lingue ‘minoritarie’ e quasi mai di lingue ‘minorizzate’. 

In questo articolo ti spiegherò perchè gli organizzatori del congresso hanno fatto questa scelta.

 

Ma prima di tutto…

 

Cos’è un congresso?

È un raduno, un momento di scambio, d’incontro, di interazione tra specialisti che si occupano di una o più discipline correlate tra loro che si ritrovano per la messa a punto o la risoluzione di questioni di interesse comune. 

 

E cos’è la linguistica?

Una disciplina scientifica che studia il linguaggio umano e le sue manifestazioni (le lingue). 

 

Ma diamo i numeri? Si! 

  • 1 regione ospitante: la Catalunya. 
  • 2 Università le cui aule hanno ospitato gli interventi dei linguisti e degli accademici: l’Università di Barcellona e l’Università di Vic (una bella località a circa un’oretta di autobus da Barcellona e dove si può ammirare un bel campanile romanico fatto da maestranze lombarde).
  • 3 giornate di lavoro,
  • 2 i traduttori nella lingua dei segni che si si sono alternati nelle tre conferenze plenarie, di cui la prima in streaming.
  • 3 lingue principali usate dai relatori (catalano, inglese e spagnolo).
  • Più di 30 volontari che hanno lavorato prima, durante e dopo il congresso.
  • 44 membri del comitato scientifico selezionatore.
  • 45 paesi di provenienza dei partecipanti al congresso.
  • 48 istituzioni.
  • 149 Università di provenienza dei relatori.
  • Più di 300 lavori scientifici sottoposti alla commissione scientifica che li ha poi selezionati.
  • 7 conferenze in contemporanea ogni 30 (trenta) minuti, più tavole rotonde e workshops e, naturalmente, 2 (due) brevi pause caffè al dì.
  • 1 concerto serale all’Institut d’Estudis Catalans (con la giovanissima e bravissima aranese Alidé Sans) e una cena sociale, cioè per i partecipanti al congresso.

WoW ! 

 

Un vero tripudio di incontri e di sensibilità diverse. 

I contenuti del congresso

Un piccolo omaggio per l’evento. Wow!

I relatori hanno parlato di quelle lingue che normalmente hanno poca voce nei paesi dove sono parlate e di cui, ovviamente, si tende a conoscere ben poco. Di lingue in pericolo d’estinzione, di lingue ormai parlate da pochissimi, di lingue non riconosciute, di lingue messe da parte, di lingue soffocate da altre…‘minorizzate’ appunto. 

Il tema delle lingue indigene o lingue locali, in particolar modo quando queste sono ‘minorizzate’, ‘non riconosciute’, ‘denigrate’, sta a cuore ad alcuni linguisti nel mondo, ognuno per i motivi più disparati che vanno dal mero interesse scientifico di analisi, al fascino per mondi esotici, all’affetto per popoli che si dichiarano parlanti di una lingua e che anelano alla salvaguardia della propria terra e della propria particolarità… al puro destino nella vita…

Parola chiave al congresso? ‘Rispetto’.

Rispetto reciproco, rispetto verso coloro che ci tengono alla propria identità linguistica e culturale, in un mondo che va sempre di più verso la globalizzazione che tutto spiana e tutto rende omogeneo…un mondo che non rispetta più il valore della diversità.

Ogni docente, con la propria motivazione e con la propria storia, era lì a spiegare e a condividere dati, studi, specificità, esperienze di studio, tra tecnicismi e osservazioni di realtà analizzate o vissute. Chi con passione, chi con forza, chi con delicatezza.  

E quindi? 

Quindi vi sono stati:

  • incontri sulla metodologia della raccolta dei dati linguistici,
  • risultati di inchieste sul campo,
  • metodologie di analisi,
  • esempi concreti di successo,
  • studi sui processi di rivitalizzazione,
  • analisi dei materiali didattici,
  • progetti di dizionari parlanti,
  • utilizzi linguistici in luoghi pubblici,
  • innovazioni lessicali (parole nuove per adattarsi ai tempi nuovi),
  • attitudini dei parlanti,
  • progetti digitali per la salvaguardia,
  • ruolo della traduzione,
  • esempi produttivi di rap, hip hop, rock nelle lingue locali,
  • lingue senza standard scritto,
  • motivazioni e spinte sociali, dibattiti,
  • mondo digitale
  • … e molto altro!

Per quali lingue?

Dal Tibetano all’Hawaiano, dal Cherokee al Quechua, dal Werekena al Gallego, dallo Sloveno all’Ainu, dal Rapa Nui al Komi-Permyak… 

E dell’Italia si è parlato?

Le conferenze di Lissander Brasca, Paolo Coluzzi, Federico Gobbo, Emanuele Miola, Riccardo Regis, Claudia Soria, Marco Tamburelli, Mauro Tosco (qui in ordine alfabetico) hanno presentato, ognuno con il proprio intervento specifico, il multilinguismo nascosto nel nostro paese. 

Non tutti i luminari nel mondo, infatti, conoscono la situazione dell’Italia con le sue 32 lingue citate dall’UNESCO e, con coraggio e senza tabù, da qualche anno se ne comincia a parlare, grazie anche al supporto di questi studiosi. 

Per quel che concerne il tema delle lingue ‘minorizzate’ in Italia, vi è stato un approfondimento ulteriore dei temi già presentati al CLOW1 (Contested Languages in the Old World).

CLOW è il nome di un’importante conferenza internazionale sulle lingue ‘contestate’ del continente Europeo. Le prime giornate di lavoro si erano tenute presso l’Università di Bangor in Galles nel 2013, poi riprese nuovamente presso l’Università di Torino nel 2016 (CLOW2).

Non c’è dubbio che questi scottanti temi saranno affrontati anche al CLOW3 che avrà luogo probabilmente nel 2018 e probabilmente anche al Second International Conference on Revitalization of Indigenous and Minoritized Languages che avrà luogo a Brasilia nel 2019 e negli altri congressi e convegni dove sarà possibile affrontare questi temi.

Per maggiore completezza riporto qui sotto i titoli degli interventi relativi alle lingue ‘minorizzate’ in Italia e relativi punti chiave degli interventi di Barcelona 2017. Impossibile parlarne qui.

Auguriamo quindi ai nostri accademici buon lavoro per la difesa del multilinguismo e delle lingue contestate sul territorio italiano! 

Key points:

  • The official language policy of Italy
  • Language discrimination
  • Language ideology
  • The ambiguous role of academic institutions vis à vis languages and dialects
  • The results of official support for recognized minority languages, as well as
  • Grassroots approaches to the standardization and development of unrecognized languages and new developments on the net.

 

Mauro Tosco (University of Turin)

The roof (language) as an enemy: the Ausbauization of Italy’s minority languages

Emanuele Miola (University of Milan–‐Bicocca and University of Turin)

The misuse of the “language–‐dialect” opposition in Italy and its consequences

in current linguistic research

Riccardo Regis (University of Turin)

On geographical variation in Italoromance

Claudia Soria (CNR, Pisa)

Language policies and speakers’ attitudes: evaluating the

Impact of official recognition on some of Italy’s regional languages

Paolo Coluzzi (University of Malaya, Kuala Lumpur) and

Lissander Brasca (Bangor University)

Writing systems for Italian regional languages

Federico Gobbo (University of Amsterdam)

Is Esperanto a contested language? Towards a multifaceted definition of contestedness

through the case–‐study of Esperanto in Italy

Marco Tamburelli (Bangor University)

The persistence of linguistic discrimination in Italy: causes, effects, and potential solutions

 

Alcuni video dell’evento

 

Teresa McCarty sui “benefici collaterali” della rivitalizzazione linguistica

Chiusura del congresso

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