Capita spesso che la maggior parte dei parlanti delle nostre lingue locali ignorino che esse abbiano una letteratura piuttosto corposa.
Letteratura che spesso nasce nel Medioevo (è il caso, per esempio, di siciliano e lombardo) e che soprattutto va avanti ancora oggi.
Naturalmente nel corso dei secoli sono cambiati gli stili e le esigenze letterarie; ma possiamo dire con sicurezza che tutte le nostre lingue, dalle più grandi alle più piccole, possiedono una propria storia letteraria.
Dirò di più: alcuni degli autori dell’ultima metà del secolo scorso, da Pasolini (friulano) a Franco Loi (lombardo) sono considerati tra i più eminenti dell’intera letteratura nazionale, e sono presenti anche in molte antologie scolastiche. Lo stesso vale anche per alcuni autori dell’Ottocento, soprattutto Giuseppe Gioacchino Belli e Carlo Porta.
Da qui possono nascere molte domande e riflessioni. In particolare:
- Come sta oggi la letteratura in lingua regionale?
- Quale ruolo svolge nella tutela delle lingue locali?
- Quale ruolo potrebbe ricoprire?
Cercherò di rispondere velocemente a tutti e tre i punti.
Com’è oggi la letteratura in lingua regionale?
In generale, possiamo dire che la letteratura “dialettale” è molto vitale, e diffusa praticamente in tutte le regioni d’Italia, per ogni gruppo linguistico del paese: dal piemontese al friulano, dal grecanico al veneto, dal franco-provenzale al siciliano, ogni lingua ha un buon numero di autori che la utilizzano per fini letterari.
Il genere letterario più frequentato, sin dai primi testi medievali, è senza dubbio la poesia: e in tutto il territorio nazionale non si contano i concorsi letterari, i bandi, i cenacoli dialettali, le antologie.
Tendenzialmente, oggigiorno possiamo distinguere due grandi filoni della poesia dialettale:
- un filone “alto“, rappresentato da autori di grande cultura e studi, letterati di professione, che usano la lingua locale come mezzo di espressione personale per parlare dei grandi temi dell’umanità.
- un filone “medio-basso“, rappresentato da semplici madrelingua e dilettanti, che nel dialetto vedono spesso un modo per rievocare il passato, gli affetti, una vita più semplice. Si tratta spesso di poesie occasionali.
In entrambi i filoni possiamo trovare componimenti di ottimo livello, e altri invece abbastanza mediocri e banali. In tutti i casi, si vede un utilizzo prevalente del “dialetto” come lingua personale e privata.
A fianco della poesia, abbiamo alcune prove di traduzione in lingua locale di alcuni grandi classici della letteratura: tra i libri più tradotti figurano i Promessi Sposi, Pinocchio, Il Piccolo Principe, i Vangeli e la Divina Commedia (spesso anche in versione integrale).
Per quello che riguarda la diffusione, la poesia in lingua locale soffre degli stessi problemi di quella in italiano, con l’aggravante di essere comprensibile a un pubblico ancora più ristretto.
Quale ruolo svolge nella tutela delle lingue locali?
Purtroppo, nella maggior parte dei casi la letteratura dialettale ha un ruolo molto marginale nelle attività di salvaguardia delle lingue locali. Le ragioni di questo fatto possono essere diverse:
- La maggior parte degli autori non ha una vera consapevolezza linguistica, e in generale non si interessa molto all’attivismo per la lingua locale;
- Nella letteratura “alta” la lingua locale viene spesso usata per il suo essere ancor più criptica dell’italiano, in una continua ricerca di una lingua personale e quasi incomprensibile agli altri;
- Quindi spesso la letteratura dialettale viene considerata come qualcosa di strettamente legata alla letteratura in italiano, e non un’esperienza letteraria a sé, per una lingua diversa;
- Non esistono dei veri movimenti letterari tra gli autori della stessa lingua, quindi non esiste una vera riflessione collettiva sull’uso del linguaggio, le sue potenzialità, il suo avvenire (questo è un po’ diverso per la letteratura “medio-bassa”, dove i cenacoli letterari sono abbastanza diffusi);
I casi in cui la letteratura ha sposato la causa della tutela della lingua, spesso in modo molto militanti, sono molti pochi: tra questi, il movimento occitanista (tramite influssi venuti da Oltralpe), quello per la lingua ladina e quello per la lingua piemontese. Altre comunità linguistiche, che pure hanno dato autori di primissimo piano nella letteratura nazionale, non hanno saputo esprimere la stessa determinazione.
Quale ruolo potrebbe ricoprire?
La storia ci insegna che la letteratura ha sempre giocato un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle lingue: basta pensare all’importanza che hanno avuto la Divina Commedia o i Promessi Sposi per l’italiano, la poesia trobadorica per il provenzale, l’Iliade per il greco antico, o le opere di Shakespeare per l’inglese.
Questo vale a maggior ragione per le lingue minoritarie! Capire il perché è facile: una grande produzione letteraria dimostra anche ai più scettici le possibilità della lingua in questione, che così può liberarsi di molti luoghi comuni; dunque, non più “dialetto” rozzo, greve e da ignoranti, ma lingua alla pari con tutte le altre, con le stesse capacità espressive e culturali.
Ovviamente non stiamo pensando che la letteratura si esaurisca in una funzione “sociale”, “utilitaria”: sono concetti che hanno fatto il loro tempo. Ma è chiaro che gli attivisti hanno bisogno della voce dei letterati, e che quelli possono aver bisogno a loro volta del sostegno e dei consigli di chi lavora per la lingua. Ci vuole più collaborazione. Inoltre, una letteratura regionale “forte” e con delle basi solide, può permettere un ampliamento di generi letterari: non più soltanto poesia, ma anche romanzi, racconti brevi, storie per l’infanzia fumetti, graphic novel, oltre che saggi e studi sulla letteratura passata.
Vero, al giorno d’oggi si legge sempre di meno: tutto il mercato dei libri è in crisi, specialmente in Italia, e patisce la concorrenza di altri supporti, soprattutto la Rete.
Due soluzioni per questo ostacolo possono essere:
- individuare quali categorie di libri vengono ancora letti e consultati
- scrivere cose che non sono ancora state scritte in italiano
Da questo punto di vista, i nostri letterati possono prendere spunto da quel che è successo con la produzione musicale moderna in lingua locale, che spesso ha saputo unire le sonorità più moderne a storie che non vengono ascoltate spesso nella musica pop in italiano.
È una sfida, a mio parere, assolutamente all’altezza dei nostri autori, di tutte le nostre lingue d’Italia.