Caro Babbo Natale,
quest’anno col CSPL ci siamo impegnati a essere buoni, quindi adesso vorremmo chiederti alcune cose.
Anche se non ce le porti proprio a Natale, ma pure nel corso del 2018, noi siamo contenti lo stesso.
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Caro Babbo Natale, con le votazioni del 23 dicembre si è di fatto conclusa la legislatura. A marzo ci saranno nuove elezioni.
Anche questa legislatura, non ha visto la ratifica della Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie. Tale ratifica è stata solo discussa nelle commissioni, senza però mai arrivare al voto dell’Aula.
Per di più, i relatori del disegno di legge hanno da sempre puntato a una mera conferma della famigerata legge 482/99: vale a dire l’attuale legge sulle minoranze linguistiche, i cui difetti sono noti ed evidenziati da tempo (ci scriveremo presto un articolo).
In questi anni il CSPL si è attivato, tramite alcuni contatti nel Parlamento, per cercare di cambiare ed emendare il disegno di legge: gli emendamenti sono stati respinti, ma hanno avuto il merito, per la prima volta nella storia repubblicana, di mettere sul tavolo il tema delle lingue non riconosciute.
Nella prossima legislatura si tornerà sicuramente a parlare della ratifica, e qualcuno tenterà di riproporre lo stesso progetto: il che sarebbe un grande problema, perché darebbe riconoscimento definitivo solo a una minima parte delle lingue italiane.
Adesso, che abbiamo più coscienza dei meccanismi parlamentari e delle forze che sono all’opera in questo frangente, possiamo riuscire a essere più incisivi. Ma abbiamo bisogno di raggiungere e parlare con più parlamentari (di tutti gli schieramenti) ed essere ascoltati almeno quanto i sostenitori della 482/99.
Inoltre, c’è assolutamente bisogno di allargare il fronte anche ad altre realtà a favore delle lingue locali, perché il CSPL da solo non ha abbastanza peso.
2. Maggiore collaborazione con le altre realtà
Caro Babbo Natale, sul territorio italiano sono presenti moltissime realtà a favore delle nostre lingue locali. Esse sono molto attive, e piene di ottime idee.
Basti pensare a Che l’Inse per il genovese, all’Academia de la Bona Creansa per il veneto, alla Cadèmia Siciliana, e molte altre ancora. Tuttavia, ci pare che siamo ancora poco coordinati, in un contesto in cui è fondamentale viaggiare uniti e decisi verso lo stesso scopo: dare riconoscimento e tutela a tutte le lingue del territorio italiano.
Fino a questo momento, malgrado i buoni propositi espressi ormai cinque anni fa, il CSPL non è riuscito a coinvolgere tutte le realtà presenti sul territorio italiano, al di là di una blanda conoscenza reciproca. Col tempo ha visto restringere il proprio campo d’azione quasi soltanto alla Lombardia e, in parte, al Piemonte.
C’è bisogno di un maggiore coordinamento e di un’idea di azione comune a livello nazionale.
3. Più presa di coscienza dell’importanza delle lingue
Caro Babbo Natale, tutto questo però rimane inutile se a occuparsi delle lingue locali rimane un pugno (più o meno grosso) di attivisti e appassionati.
Le lingue, come si sa, trovano la loro forza nell’uso quotidiano che ne fanno i parlanti. Noi attivisti, insomma, abbiamo bisogno dell’aiuto delle persone che ogni giorno, in modo naturale, usa la propria lingua locale.
Abbiamo ancora un grande “serbatoio” di parlanti, che spesso però non si rendono conto della propria importanza. Essi, vecchi o giovani, sono i custodi della lingua dei loro padri, e dunque di una parte enorme della memoria storica del nostro Paese, e del suo eccezionale plurilinguismo.
Molto spesso però non ne hanno idea: questo anche perché sono stati convinti di parlare qualcosa che è poco più che il registro basso dell’italiano. Molti di loro vivono con disagio il fatto di conoscere la propria lingua locale, quasi si sentono in dovere di scusarsi.
Accanto a queste persone, ce ne sono moltissime altre che non parlano e non conoscono le lingue locali, e che nei confronti di esse esprimono (a seconda dei casi) indifferenza, vaga curiosità, ma anche odio.
Il CSPL, d’altronde, nasce anche con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo all’importanza di tenere vive tutte le lingue del nostro territorio. Dobbiamo diventare il germe della consapevolezza linguistica del nostro Paese.
4. Un cambiamento culturale
Caro Babbo Natale, per riuscire a cambiare la percezione che si ha in Italia dei “dialetti”, bisogna lavorare duramente anche col mondo della cultura.
Non è un mistero che l’immagine negativa delle lingue locali è stata veicolata anche da una cultura che vedeva in essi un freno al progresso, o quanto meno uno strumento utile per esprimere solo alcuni concetti (di solito bassi o elegiaci, ma non oltre questi limiti).
Bisogna sfidare (e snidare) intellettuali e accademie, e convincerli che la “questione delle lingue” non è solo un hobby, e che si è ancora in tempo per tornare a considerare i “dialetti” per quelli che sono: lingue normali in tutto e per tutto.
Per concludere
Se nel 2018 avremo anche solo uno di questi regali, sarà stato un Natale strepitoso.
Noi continueremo a comportarci bene per poterceli meritare.
A presto,
il CSPL.
Leggo: “sul territorio italiano sono presenti moltissime realtà a favore delle nostre lingue locali.”
E’ vero, ma purtroppo la stragrande maggioranza queste iniziative sul terreno degl’idiomi locali restano chiuse nello schema diglossico: premi di poesia “dialettale”, teatro, manifestazioni canore ecc.. Tutte belle cose, intendiamoci, ma che non hanno mai salvato nessuna lingua, se con esse si eludono quelli che a mio (e non solo mio) avviso sono i due interrogativi chiave.
– quale presenza delle lingue locali nella comunicazione (e non solo nell””espressione”), e cioè in quegli ambiti che davvero investono la vita quotidiana, e che costituiscono il grosso del nosto parlare, leggere, scrivere, teletrasmettere?
– quali iniziative per la trasmissione delle lingue locali alle generazioni future, a quanti (non necessariamente giovani!) non ne hanno competenza attiva (ma pur le apprezzano) e (se lo desierano: perché escludero?) ai nuovi arrivati sul territorio?
Sono d’accordo con lo ‘stato dell’arte’ di molte associazioni e organizzazioni. Infatti ho volutamente citato realtà che hanno un’impostazione più moderna e vicina alle nostre istanze.