In tutti gli angoli del mondo ci sono bambini che crescono bilingui, ovvero in situazioni sociali dove si parla più di una lingua.
Questo fenomeno, conosciuto come “bilinguismo infantile” è molto diffuso, al punto che quando si considerano le situazioni linguistiche in profondità, si scopre che
la normalità in questo pianeta è il plurilinguismo
come ha affermato tra gli altri il Prof. Andrée Tabouret-Keller dell’Università di Strasburgo.
Il monolinguismo invece è un’anomalia relativamente recente, un’idea diffusasi in Europa e nelle zone coloniali con la creazione degli Stati-nazione.
Paradossalmente, però, è il bilinguismo ad essere stato spesso visto come un’anomalia, come qualcosa di “fastidioso” e a volte anche dannoso, almeno fino alla metà del 20esimo secolo.
Ma da vari decenni la ricerca dimostra che in realtà il bilinguismo, soprattutto quello infantile, porta molti vantaggi sia linguistici che cognitivi:
- rende più facile l’apprendimento di altre lingue,
- stimola l’apertura mentale,
- stimola l’intelligenza e la capacità di concentrazione.
Questi sono alcuni dei motivi che hanno portato molti genitori ad usare le lingue regionali con i loro figli, per esempio in Galles e in Frisia, dove l’incremento d’uso delle lingue regionali è dovuto anche alla scoperta dei vantaggi legati al bilinguismo.
Ed è così che in molte regioni d’Europa quelli che una volta venivano abbandonati perché “dialetti” (per esempio il frisone) stanno trovando il loro ruolo legittimo di rispettate lingue regionali nella società moderna che, grazie alla ricerca, si sta rendendo conto di essere seduta su piccole grandi miniere d’oro.
Nonostante ciò, quando i media italiani parlano di vantaggi del bilinguismo è spesso sottinteso che si stia parlando di lingue “grandi”, e quindi di bilinguismo tra italiano e inglese, tedesco, o francese. Mi sembra dunque doveroso ricordare che non è così, e che la ricerca ha verificato che i vantaggi del bilinguismo sono presenti anche quando si tratta di “bilinguismo regionale”, ovvero bilinguismo tra lingua di stato e lingua locale.
Per esempio, nel 2017 Bloom e colleghi hanno dimostrato che i bilingui olandese-frisone superano i monolingui olandesi nelle “funzioni esecutive”, ovvero i processi di pianificazione, controllo e coordinazione del sistema cognitivo, già dall’età di sei anni.
Analogamente, Lauchlan e colleghi hanno riportato vari vantaggi cognitivi sia per i bilingui inglese-gaelico (paragonati a monolingui anglofoni) che per i bilingui italiano-sardo (paragonati a monolingui italofoni), mentre Engel de Abreu e colleghi hanno riscontrato maggiori abilità cognitive nei bilingui portoghese-lussemburghese paragonati a monolingui portoghesi.
Simili risultati sono stati riportati da Costa e colleghi per i bilingui spagnolo-catalano, i quali hanno dimostrato di essere sia più veloci che più efficienti dei coetanei monolingui ispanofoni nel controllo esecutivo. Dati analoghi sono stati riscontrati da vari studi di colleghi dell’Università di Bangor per quanto riguarda i bilingui inglese-gallese.
Ma i vantaggi del bilinguismo non si limitano alle lingue regionali ufficialmente riconosciute e che quindi beneficiano di un uso anche scolastico come gaelico e catalano. Infatti, in una tesi di Master di cui sono stato relatore, Jiang Pengyu ha dimostrato che i bilingui che parlano sia il mandarino che la lingua locale della provincia Hunan (lo xiang) sono avvantaggiati nell’apprendimento della terza lingua, superando di gran lunga i monolingui che conoscono solo il mandarino. Questo dimostra anche come alcuni vantaggi del bilinguismo persistono anche in casi dove la scolarizzazione è ancora ottusamente monolingua, dato che la lingua locale xiang è trattata come “dialetto” dal governo cinese, e quindi rimane principalmente una lingua parlata, e in un rapporto di diglossia con il mandarino.
Simili conclusioni in situazione diglottica sono state raggiunte da Antoniou e colleghi nel 2014, con uno studio che dimostra come i bambini che conoscono sia il cipriota che il greco hanno abilità superiori nel controllo cognitivo in paragone a coetanei che conoscono solo il greco.
I vantaggi del bilinguismo regionale persistono in età adulta e avanzata. Per esempio, un recente studio di Nannou e Fotiadou documenta come le capacità di elaborazione del linguaggio dei monolingui ellenofoni deteriorano più velocemente di quelle dei bilingui che parlano greco e pontico. Questo vantaggio è probabilmente dovuto alla “concorrenza lessicale” con cui i bilingui si cimentano quotidianamente, come suggeriscono anche i risultati riportati da Kirk e colleghi per i bilingui inglese-scozzese e tedesco-bassotedesco.
La ricerca moderna dimostra quindi come i bambini che crescono in una situazione di bilinguismo regionale godano di vantaggi linguistici e cognitivi che continuano poi in età adulta.
Sfortunatamente, nella maggior parte del territorio italiano il bilinguismo è spesso visto come una cosa strana, o addirittura ‘pericolosa’ per lo sviluppo del bambino, ed è tuttora circondato da molte credenze negative e da convinzioni infondate, spesso dovute alla mancanza di informazione.
Laddove l’informazione è disponibile, si tende a parlare di bilinguismo tra lingue maggiori, come se questo fosse l’unico tipo di bilinguismo che avvantaggia i bambini. In questo articolo abbiamo visto come la ricerca ci dimostra che non è così, e che in realtà le lingue regionali sono una grande risorsa pronta ad essere utilizzata per arricchire il cervello dei nostri figli. Una risorsa che, magari con l’aiuto dei nonni, è spesso accessibile a costo zero.
Spero che questo articolo possa dare un piccolo contributo verso la riscoperta di questa grande risorsa, verso nuovi atteggiamenti, e verso l’adozione del bilinguismo regionale da parte delle famiglie, degli educatori, e di chiunque altro abbia a cuore il futuro dei bambini.
Per maggiori informazioni: https://bilinguismoregionale.net
BIBLIOGRAFIA
Blom, E., Boerma, T., Bosma, E., Cornips, L., & Everaert, E. (2017). Cognitive advantages of bilingual children in different sociolinguistic contexts. Frontiers in psychology, 8, 552.
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Costa, A., Hernández, M., & Sebastián-Gallés, N. (2008). Bilingualism aids conflict resolution: Evidence from the ANT task. Cognition, 106(1), 59-86.
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Nannou, N., & Fotiadou, G. (2018) Language Processing and Ambiguity Resolution in Monolingual and Bidialectal Ageing. Poster presentato al 2nd International Symposium on Bilingual Processing in Adults and Children. Technische Universitat Braunschweig.
Mueller Gathercole, V. C., Thomas, E. M., Jones, L., Guasch, N. V., Young, N., & Hughes, E. K. (2010). Cognitive effects of bilingualism: digging deeper for the contributions of language dominance, linguistic knowledge, socio-economic status and cognitive abilities. International Journal of Bilingual Education and Bilingualism, 13(5), 617-664.
Pengyu, J. (2015). A Study of “Neglected” Bilingual Speakers in China and Their Additional Language Phonological Learning Abilities: A Tentative Approach to Identifying a Bilingual Mind. MA Thesis, Bangor University.
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