Sapevi che la lingua parlata in Grecia si usa anche in un angolino del sud Italia? Il nostro amico Giuseppe Delfino ci invia un prezioso contributo per Patrimonilinguistici.it circa la storia e la situazione attuale del grecanico, ossia la varietà greca parlata nella Calabria meridionale. Un testo dettagliato e molto documentato, che vale la pena di leggere con attenzione per farsi un’idea su una lingua d’Italia tra le meno conosciute.
Breve panoramica sul greco di Calabria
Probabilmente sorprenderà molte persone sapere che in Calabria sia ancora presente una forma di greco.
Eppure è proprio così: essa appartiene, assieme al griko parlato nella Grecìa Salentina, al complesso che in Grecia viene solitamente definito nel suo insieme κατωιταλική διάλεκτος o κατωιταλιωτικά (letteralmente, “il dialetto del Sud Italia”) .
La Calabria grecanica
Il greco è una delle lingue sottoposte a tutela dalla legge 482/1999, e i comuni calabresi che lo riconoscono sono tutti siti nella provincia (e futura città metropolitana) di Reggio Calabria: Bova, Bova Marina, San Lorenzo, Palizzi, Brancaleone, Roghudi, Bagaladi, Condofuri, Melito di Porto Salvo, Montebello Jonico, Motta San Giovanni, Samo, Staiti, e la stessa Reggio Calabria.
Tuttavia, l’Atlante Mondiale delle Lingue in Pericolo dell’UNESCO lo pone – purtroppo, ma giustamente – tra le lingue severamente in pericolo (in inglese, severely endangered). Mancano oggi stime certe sull’attuale numero di parlanti: tuttavia, stando alle indagini condotte dalla professoressa Marianna Katsoyannou, docente di linguistica generale presso la Facoltà di Studi Bizantini e Neogreci dell’Università di Cipro, gli ellenofoni calabresi sarebbero oramai meno di 500, la quasi totalità dei quali distribuita tra Gallicianò (frazione del comune di Condofuri), Bova e Roghudi (Katsoyannou 2001).
Tale declino è iniziato secoli fa: cosa incredibile, se pensiamo che fino al XIII secolo la Calabria meridionale era sostanzialmente greca dal punto di vista linguistico e culturale (Martino 1980). Questa situazione è testimoniata ad esempio da una versione francese antica del romanzo troiano del XII secolo (Rohlfs 1981), dove si legge che Et par toute Calabre li païsant ne parlent se grizois non (“E in tutta la Calabria il popolo non parla altro che greco”).
Inoltre, ancora il XIV secolo la Calabria vide protagonisti Barlaam di Seminara e Leonzio Pilato, i monaci bizantini tra i promotori del rinascita delle lettere greche in seno all’Umanesimo italiano (il primo fu maestro di greco del Petrarca, il secondo del Boccaccio).
Come si è arrivati quindi alla situazione attuale? Percorriamo insieme velocemente la storia del grecanico di Calabria!
La discussione sulle origini del greco calabro
Anche chi è digiuno di storia antica conoscerà senz’altro la Magna Grecia, e pertanto sarà portato a far risalire l’origine del greco di Calabria al periodo classico. Sebbene sembrerebbe sia questa la tesi oggi ritenuta più probabile (Fanciullo 2015) , la querelle attorno all’origine dell’idioma greco-calabrese è stata lunga e non ancora del tutto spenta.
Senza addentrarci in profondità sullo sviluppo diacronico degli studi sulla parlata greca del Reggino, possiamo dire che la disputa sulla provenienza segue sostanzialmente due linee di pensiero:
- teoria bizantina: elaborata dal milanese Giuseppe Morosi (1844-1890) verso il 1870, la teoria bizantina ipotizza l’origine del greco d’Italia appunto nel periodo bizantino, legata in particolare ad immigrazioni di genti di lingua greca avvenute soprattutto tra il IX e il XII secolo (Katsoyannou 2001). I sostenitori di questa tesi ritengono impossibile che il greco sia sopravvissuto al profondo processo di latinizzazione durante l’età romana (Nucera 2006);
- teoria magnogreca: ebbe il suo maggior esponente nel glottologo tedesco Gerhard Rohlfs (1892-1986), il quale la formulò verso il 1930 dopo aver effettuato estese ricerche sul campo (Katsoyannou 2001). Secondo lo studioso berlinese, il greco non smise mai di essere parlato sin dai tempi della Magna Grecia. Per coloro che appoggiano questa teoria, gli elementi linguistici che sosterrebbero l’origine ex temporibus antiquis dell’idioma sarebbero una serie di arcaismi fonologici, grammaticali e lessicali, tra i quali figurerebbero persino alcuni dorismi (cfr. p. es. Karanastasis 1984-1992): il dorico era il dialetto greco antico usato nel territorio dell’antica polis di Lokroi Epizephyrioi, ma forti influssi dorici ebbe anche la parlata della polis di Rhegion a seguito di vicende storico-politiche – come la conquista di Dionisio I di Siracusa (Siracusa era colonia corinzia, quindi dorica) nel 387/386 a.C. – che favorirono queste influenze (D’Amore 2007).
Lingua greca in Italia: le ragioni di un declino
Quale che fu l’origine della lingua greca di Calabria, il suo declino fu legato soprattutto alla rottura del legame politico con l’impero bizantino (a parte la breve spedizione bizantina del 1155-1156 sotto Manuele I Comneno, la presenza di Bisanzio in Italia ebbe ufficialmente termine nel 1071 con la presa normanna di Bari; quella in Calabria finì nel 1059/1060 con la caduta di Reggio, sempre da parte dei normanni – i quali avrebbero poi unificato il Mezzogiorno d’Italia in un unico Regno nel 1130 con Ruggero II d’Altavilla), combinata con l’influsso costante dell’elemento italo-romanzo e alla diffusione del cattolicesimo (Horrocks 2010).
Quest’ultimo s’impose proprio dopo la conquista normanna, a seguito del Concordato di Melfi del 22 agosto 1059 stipulato tra il pontefice Niccolò II e il condottiero Roberto il Guiscardo, il quale fu proclamato “Duca di Puglia e di Calabria”, promettendo al contempo al Papa che le diocesi presenti nei territori bizantini sarebbero tornati sotto l’autorità romana: infatti, nell’VIII secolo l’imperatore bizantino decise che quelle di Calabria e Sicilia sarebbero state subordinate al Patriarca di Costantinopoli; bisogna però stare attenti a non attualizzare l’evento nell’ottica di una “guerra di religione” per imporre il rito greco – all’epoca, anche il Papa di Roma celebrava in lingua greca (Castrizio 2006): nonostante le divergenze tra Roma e Costantinopoli, lo Scisma d’Oriente era ancora di là da venire (1054), proprio pochi anni prima la presa normanna della Calabria – cosa che ovviamente dovette influenzare anche l’origine e lo sviluppo del Concordato di Melfi. La decisione dell’imperatore dipese o da questioni di natura politico-economica (Castrizio 2006), politico-religiosa (Ravegnani 2004), oppure entrambe le cose.
La progressiva latinizzazione delle diocesi calabresi – ufficialmente terminata nel 1573 con quella di Bova – portò alla progressiva perdita e all’oblio del patrimonio culturale greco-orientale calabrese. La Calabria greca medievale era infatti popolata da eremi e monasteri, i quali spesso erano centri di cultura, dediti alla copiatura di testi greci di ogni tipo (uno squisito esempio è il Codex Patmiacus 33, contenente le Orazioni del Dottore della Chiesa del IV secolo Gregorio Nazianzeno, scritto a Reggio nel 941 e conservato nel Monastero di San Giovanni a Patmos, che rappresenta il più antico manoscritto datato greco dell’Italia meridionale). In estrema sintesi – perché il discorso sarebbe troppo lungo da fare – la latinizzazione ha comportato, lentamente ma inesorabilmente, il declino e l’abbandono dei monasteri greci superstiti: testimone ne è il Liber Visitationis di Athanasios Chalkeopoulos (1457-1458), il quale documenta attentamente lo stato di degrado di quello che, all’epoca, rimaneva dei monasteri bizantini ancora superstiti.
Quindi, la progressiva decadenza di questi ultimi – i quali rappresentavano i punti di riferimento per la cultura greca, unita all’isolamento in un territorio ormai definitivamente romanzo e cattolico, comportarono come detto la decadenza della lingua greca di Calabria, che con il tempo divenne un socioletto basso, perfino più basso della parlata romanza di tipo siciliano che ormai predominava nel Reggino (anche se quest’ultima continuava a mantenere elementi di matrice greca).
Elementi di lingua e letteratura grecanica
La lingua greca di Calabria rappresentò il greco volgare sviluppatosi in Calabria; in altre parole, usando un termine un po’ anacronistico perché attestato solamente a partire dall’Ottocento (Mackridge 1985), si può dire che fosse la δημοτική (lingua popolare) locale; pertanto, la totalità dei testi bizantini prodotti in Calabria nel Medioevo era composta nel greco della tradizione colta. La prima testimonianza scritta del greco-calabro risale al XVII secolo, ed è rappresentata da alcune poesie del sindaco di Bova Francesco Antonio de Marco. Tuttavia, fu una goccia nell’oceano, giacché la lingua rimase pressoché esclusivamente parlata, ma il cui ricco patrimonio orale, però, fu raccolto e pubblicato nel 1959 a Palermo dall’Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neogreci dagli studiosi Giuseppe Rossi Taibbi e Girolamo Caracausi con il titolo di Testi neogreci di Calabria. Al contempo, però, più o meno nello stesso periodo della pubblicazione dei Testi, ci fu una fioritura di poeti che contribuirono a creare una tradizione scritta – seppur recente – nella parlata greca del Reggino, tra cui Bruno Casile, Angelo Maesano, Agostino Siviglia e Salvino Nucera (Violi 2000).
Il greco di Calabria, per influenza del mondo romanzo circostante, fu e continua ad essere scritto quasi esclusivamente servendosi dell’alfabeto latino, e infatti è questo il tipo usato dai poeti greco-calabri. Se escludiamo i Testi Neogreci di Calabria (nei quali si usa un sistema di scrittura di tipo scientifico), per indicare i suoni non esistenti in italiano i grafemi utilizzati sono <ch> per la <χ>, <th> per la <θ>,< ddh> per l’occlusiva retroflessa sonora geminata /ɖɖ/ – similmente per quanto accade nelle parlate di tipo siciliano, grazie alle quali questo suono fa parte dell’inventario fonologico del greco calabrese (sia nel greco classico, sia nel greco moderno standard è infatti assente). L’occlusiva retroflessa sonora geminata /ɖɖ/ è l’evoluzione locale della λ geminata del greco antico – il greco moderno, pur annotandola ortograficamente, la pronuncia scempia; per cui, ad esempio, si avrà àddho per άλλος (“altro”; la –ς finale nel greco di Calabria è caduta nella declinazione dei sostantivi e degli aggettivi).
Il rapporto tra greco di Calabria e greco moderno
Tra i punti di contatto tra grecanico di Calabria e neogreco standard si possono citare:
- perdita del duale, del caso ottativo e del caso dativo;
- gran parte del lessico, incluse parole o spostamenti semantici di origine ellenistico-romana e medievale – come ad esempio crasì (“vino”, che deriverebbe dalla parola greca classica per “miscela, fusione” [Babiniotis 2005], con riferimento all’usanza antica di mescolare il vino con l’acqua perché all’epoca troppo concentrato: la parola originaria è anche entrata nel linguaggio settoriale della linguistica con la parola crasi);
- la maggior parte dei cambiamenti fonologici che hanno segnato il passaggio tra greco classico e moderno, come il betacismo (cioè la pronuncia della <β> come /v/) e l’itacismo (<η>, <υ>, <ει>, <οι>, <ηι>, <υι> = /i/).
Tra quelli di divergenza, invece:
- parole usate in greco classico ma non più in neogreco – come òde (“qui”; greco moderno εδώ);
- la conservazione della geminazione (Karanastasis 1984), che il neogreco non ha perso solo nel caso della λ geminata, ma in tutti i casi previsti dal greco classico;
assenza quasi totale, per ovvie ragioni storiche, di turchismi, e, di contro, forte presenza di sicilianismi e forte presenza di italianismi molto spesso diversi da quelli presenti nel neogreco standard.
Per approfondire la lingua grecanica
Per chi volesse cimentarsi nello studio della lingua greca di Calabria, elenco qui una breve bibliografia, in italiano e neogreco e non esauriente, di grammatiche e dizionari (alcune di queste opere riguardano anche il grico salentino):
- Condemi F., Grammatica Grecanica, Coop. Contezza, Reggio Calabria, 1987
- Karanastasis A., Γραμματική των Ελληνικών Ιδιωμάτων της Κάτω Ιταλίας, Accademia di Atene, Atene, 1997
- Karanastasis A., Ιστορικόν λεξικόν των Ελληνικών Ιδιωμάτων της Κάτω Ιταλίας, Accademia di Atene, Atene, 1984-1992 (vol. 1-5)
- Rohlfs G., Grammatica storica dei dialetti italogreci, Beck, Monaco, 1977 (trad. it. di Salvatore Sicuro, Congedo, Galatina, 2001)
- Violi F., Grammatica sintassi e lessico della lingua grecocalabra, Iiriti, Reggio Calabria, 2005
- Violi F., Vocabolario paradigmatico e fraseologico grecanico-italiano-grecanico, Apodiafazzi, Bova, 2007