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Il grecanico: un po’ di Grecia in Calabria

by Pietro Cociancich 22 Comments

Sapevi che la lingua parlata in Grecia si usa anche in un angolino del sud Italia? Il nostro amico Giuseppe Delfino ci invia un prezioso contributo per Patrimonilinguistici.it circa la storia e la situazione attuale del grecanico, ossia la varietà greca parlata nella Calabria meridionale. Un testo dettagliato e molto documentato, che vale la pena di leggere con attenzione per farsi un’idea su una lingua d’Italia tra le meno conosciute.

Indice

  • Breve panoramica sul greco di Calabria
    • La Calabria grecanica
    • La discussione sulle origini del greco calabro
    • Lingua greca in Italia: le ragioni di un declino
    • Elementi di lingua e letteratura grecanica
    • Il rapporto tra greco di Calabria e greco moderno
    • Per approfondire la lingua grecanica

Breve panoramica sul greco di Calabria

Probabilmente sorprenderà molte persone sapere che in Calabria sia ancora presente una forma di greco.

Eppure è proprio così: essa appartiene, assieme al griko parlato nella Grecìa Salentina, al complesso che in Grecia viene solitamente definito nel suo insieme κατωιταλική διάλεκτος o κατωιταλιωτικά (letteralmente, “il dialetto del Sud Italia”) .

La Calabria grecanica

Il greco è una delle lingue sottoposte a tutela dalla legge 482/1999, e i comuni calabresi che lo riconoscono sono tutti siti nella provincia (e futura città metropolitana) di Reggio Calabria: Bova, Bova Marina, San Lorenzo, Palizzi, Brancaleone, Roghudi, Bagaladi, Condofuri, Melito di Porto Salvo, Montebello Jonico, Motta San Giovanni, Samo, Staiti, e la stessa Reggio Calabria.grecanico

Tuttavia, l’Atlante Mondiale delle Lingue in Pericolo dell’UNESCO lo pone – purtroppo, ma giustamente – tra le lingue severamente in pericolo (in inglese, severely endangered). Mancano oggi stime certe sull’attuale numero di parlanti: tuttavia, stando alle indagini condotte dalla professoressa Marianna Katsoyannou, docente di linguistica generale presso la Facoltà di Studi Bizantini e Neogreci dell’Università di Cipro, gli ellenofoni calabresi sarebbero oramai meno di 500, la quasi totalità dei quali distribuita tra Gallicianò (frazione del comune di Condofuri), Bova e Roghudi (Katsoyannou 2001).

Tale declino è iniziato secoli fa: cosa incredibile, se pensiamo che fino al XIII secolo la Calabria meridionale era sostanzialmente greca dal punto di vista linguistico e culturale (Martino 1980). Questa situazione è testimoniata ad esempio da una versione francese antica del romanzo troiano del XII secolo (Rohlfs 1981), dove si legge che Et par toute Calabre li païsant ne parlent se grizois non (“E in tutta la Calabria il popolo non parla altro che greco”).

Inoltre, ancora il XIV secolo la Calabria vide protagonisti Barlaam di Seminara e Leonzio Pilato, i monaci bizantini tra i promotori del rinascita delle lettere greche in seno all’Umanesimo italiano (il primo fu maestro di greco del Petrarca, il secondo del Boccaccio).

Come si è arrivati quindi alla situazione attuale? Percorriamo insieme velocemente la storia del grecanico di Calabria!

La discussione sulle origini del greco calabro

Anche chi è digiuno di storia antica conoscerà senz’altro la Magna Grecia, e pertanto sarà portato a far risalire l’origine del greco di Calabria al periodo classico. Sebbene sembrerebbe sia questa la tesi oggi ritenuta più probabile (Fanciullo 2015) , la querelle attorno all’origine dell’idioma greco-calabrese è stata lunga e non ancora del tutto spenta.
Senza addentrarci in profondità sullo sviluppo diacronico degli studi sulla parlata greca del Reggino, possiamo dire che la disputa sulla provenienza segue sostanzialmente due linee di pensiero:

  • teoria bizantina: elaborata dal milanese Giuseppe Morosi (1844-1890) verso il 1870, la teoria bizantina ipotizza l’origine del greco d’Italia appunto nel periodo bizantino, legata in particolare ad immigrazioni di genti di lingua greca avvenute soprattutto tra il IX e il XII secolo (Katsoyannou 2001). I sostenitori di questa tesi ritengono impossibile che il greco sia sopravvissuto al profondo processo di latinizzazione durante l’età romana (Nucera 2006);
  • teoria magnogreca: ebbe il suo maggior esponente nel glottologo tedesco Gerhard Rohlfs (1892-1986), il quale la formulò verso il 1930 dopo aver effettuato estese ricerche sul campo (Katsoyannou 2001). Secondo lo studioso berlinese, il greco non smise mai di essere parlato sin dai tempi della Magna Grecia. Per coloro che appoggiano questa teoria, gli elementi linguistici che sosterrebbero l’origine ex temporibus antiquis dell’idioma sarebbero una serie di arcaismi fonologici, grammaticali e lessicali, tra i quali figurerebbero persino alcuni dorismi (cfr. p. es. Karanastasis 1984-1992): il dorico era il dialetto greco antico usato nel territorio dell’antica polis di Lokroi Epizephyrioi, ma forti influssi dorici ebbe anche la parlata della polis di Rhegion a seguito di vicende storico-politiche – come la conquista di Dionisio I di Siracusa (Siracusa era colonia corinzia, quindi dorica) nel 387/386 a.C. – che favorirono queste influenze (D’Amore 2007).

COPERTINAModerne-iscrizioni-in-grecanico-a-GallicianòLingua greca in Italia: le ragioni di un declino

Quale che fu l’origine della lingua greca di Calabria, il suo declino fu legato soprattutto alla rottura del legame politico con l’impero bizantino (a parte la breve spedizione bizantina del 1155-1156 sotto Manuele I Comneno, la presenza di Bisanzio in Italia ebbe ufficialmente termine nel 1071 con la presa normanna di Bari; quella in Calabria finì nel 1059/1060 con la caduta di Reggio, sempre da parte dei normanni – i quali avrebbero poi unificato il Mezzogiorno d’Italia in un unico Regno nel 1130 con Ruggero II d’Altavilla), combinata con l’influsso costante dell’elemento italo-romanzo e alla diffusione del cattolicesimo (Horrocks 2010).

Quest’ultimo s’impose proprio dopo la conquista normanna, a seguito del Concordato di Melfi del 22 agosto 1059 stipulato tra il pontefice Niccolò II e il condottiero Roberto il Guiscardo, il quale fu proclamato “Duca di Puglia e di Calabria”, promettendo al contempo al Papa che le diocesi presenti nei territori bizantini sarebbero tornati sotto l’autorità romana: infatti, nell’VIII secolo l’imperatore bizantino decise che quelle di Calabria e Sicilia sarebbero state subordinate al Patriarca di Costantinopoli; bisogna però stare attenti a non attualizzare l’evento nell’ottica di una “guerra di religione” per imporre il rito greco – all’epoca, anche il Papa di Roma celebrava in lingua greca (Castrizio 2006): nonostante le divergenze tra Roma e Costantinopoli, lo Scisma d’Oriente era ancora di là da venire (1054), proprio pochi anni prima la presa normanna della Calabria – cosa che ovviamente dovette influenzare anche l’origine e lo sviluppo del Concordato di Melfi. La decisione dell’imperatore dipese o da questioni di natura politico-economica (Castrizio 2006), politico-religiosa (Ravegnani 2004), oppure entrambe le cose.

La progressiva latinizzazione delle diocesi calabresi – ufficialmente terminata nel 1573 con quella di Bova – portò alla progressiva perdita e all’oblio del patrimonio culturale greco-orientale calabrese. La Calabria greca medievale era infatti popolata da eremi e monasteri, i quali spesso erano centri di cultura, dediti alla copiatura di testi greci di ogni tipo (uno squisito esempio è il Codex Patmiacus 33, contenente le Orazioni del Dottore della Chiesa del IV secolo Gregorio Nazianzeno, scritto a Reggio nel 941 e conservato nel Monastero di San Giovanni a Patmos, che rappresenta il più antico manoscritto datato greco dell’Italia meridionale). In estrema sintesi – perché il discorso sarebbe troppo lungo da fare – la latinizzazione ha comportato, lentamente ma inesorabilmente, il declino e l’abbandono dei monasteri greci superstiti: testimone ne è il Liber Visitationis di Athanasios Chalkeopoulos (1457-1458), il quale documenta attentamente lo stato di degrado di quello che, all’epoca, rimaneva dei monasteri bizantini ancora superstiti.
Quindi, la progressiva decadenza di questi ultimi – i quali rappresentavano i punti di riferimento per la cultura greca, unita all’isolamento in un territorio ormai definitivamente romanzo e cattolico, comportarono come detto la decadenza della lingua greca di Calabria, che con il tempo divenne un socioletto basso, perfino più basso della parlata romanza di tipo siciliano che ormai predominava nel Reggino (anche se quest’ultima continuava a mantenere elementi di matrice greca).

Elementi di lingua e letteratura grecanica

lingua grecanica La lingua greca di Calabria rappresentò il greco volgare sviluppatosi in Calabria; in altre parole, usando un termine un po’ anacronistico perché attestato solamente a partire dall’Ottocento (Mackridge 1985), si può dire che fosse la δημοτική (lingua popolare) locale; pertanto, la totalità dei testi bizantini prodotti in Calabria nel Medioevo era composta nel greco della tradizione colta. La prima testimonianza scritta del greco-calabro risale al XVII secolo, ed è rappresentata da alcune poesie del sindaco di Bova Francesco Antonio de Marco. Tuttavia, fu una goccia nell’oceano, giacché la lingua rimase pressoché esclusivamente parlata, ma il cui ricco patrimonio orale, però, fu raccolto e pubblicato nel 1959 a Palermo dall’Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neogreci dagli studiosi Giuseppe Rossi Taibbi e Girolamo Caracausi con il titolo di Testi neogreci di Calabria. Al contempo, però, più o meno nello stesso periodo della pubblicazione dei Testi, ci fu una fioritura di poeti che contribuirono a creare una tradizione scritta – seppur recente – nella parlata greca del Reggino, tra cui Bruno Casile, Angelo Maesano, Agostino Siviglia e Salvino Nucera (Violi 2000).

Il greco di Calabria, per influenza del mondo romanzo circostante, fu e continua ad essere scritto quasi esclusivamente servendosi dell’alfabeto latino, e infatti è questo il tipo usato dai poeti greco-calabri. Se escludiamo i Testi Neogreci di Calabria (nei quali si usa un sistema di scrittura di tipo scientifico), per indicare i suoni non esistenti in italiano i grafemi utilizzati sono <ch> per la <χ>, <th> per la <θ>,< ddh> per l’occlusiva retroflessa sonora geminata /ɖɖ/ – similmente per quanto accade nelle parlate di tipo siciliano, grazie alle quali questo suono fa parte dell’inventario fonologico del greco calabrese (sia nel greco classico, sia nel greco moderno standard è infatti assente). L’occlusiva retroflessa sonora geminata /ɖɖ/ è l’evoluzione locale della λ geminata del greco antico – il greco moderno, pur annotandola ortograficamente, la pronuncia scempia; per cui, ad esempio, si avrà àddho per άλλος (“altro”; la –ς finale nel greco di Calabria è caduta nella declinazione dei sostantivi e degli aggettivi).

Il rapporto tra greco di Calabria e greco moderno

Tra i punti di contatto tra grecanico di Calabria e neogreco standard si possono citare:

  • perdita del duale, del caso ottativo e del caso dativo;
  • gran parte del lessico, incluse parole o spostamenti semantici di origine ellenistico-romana e medievale – come ad esempio crasì (“vino”, che deriverebbe dalla parola greca classica per “miscela, fusione” [Babiniotis 2005], con riferimento all’usanza antica di mescolare il vino con l’acqua perché all’epoca troppo concentrato: la parola originaria è anche entrata nel linguaggio settoriale della linguistica con la parola crasi);
  • la maggior parte dei cambiamenti fonologici che hanno segnato il passaggio tra greco classico e moderno, come il betacismo (cioè la pronuncia della <β> come /v/) e l’itacismo (<η>, <υ>, <ει>, <οι>, <ηι>, <υι> = /i/).

Tra quelli di divergenza, invece:

  • parole usate in greco classico ma non più in neogreco – come òde (“qui”; greco moderno εδώ);
  • la conservazione della geminazione (Karanastasis 1984), che il neogreco non ha perso solo nel caso della λ geminata, ma in tutti i casi previsti dal greco classico;

assenza quasi totale, per ovvie ragioni storiche, di turchismi, e, di contro, forte presenza di sicilianismi e forte presenza di italianismi molto spesso diversi da quelli presenti nel neogreco standard.

Per approfondire la lingua grecanica

Per chi volesse cimentarsi nello studio della lingua greca di Calabria, elenco qui una breve bibliografia, in italiano e neogreco e non esauriente, di grammatiche e dizionari (alcune di queste opere riguardano anche il grico salentino):

  • Condemi F., Grammatica Grecanica, Coop. Contezza, Reggio Calabria, 1987
  • Karanastasis A., Γραμματική των Ελληνικών Ιδιωμάτων της Κάτω Ιταλίας, Accademia di Atene, Atene, 1997
  • Karanastasis A., Ιστορικόν λεξικόν των Ελληνικών Ιδιωμάτων της Κάτω Ιταλίας, Accademia di Atene, Atene, 1984-1992 (vol. 1-5)
  • Rohlfs G., Grammatica storica dei dialetti italogreci, Beck, Monaco, 1977 (trad. it. di Salvatore Sicuro, Congedo, Galatina, 2001)
  • Violi F., Grammatica sintassi e lessico della lingua grecocalabra, Iiriti, Reggio Calabria, 2005
  • Violi F., Vocabolario paradigmatico e fraseologico grecanico-italiano-grecanico, Apodiafazzi, Bova, 2007

 

Filed Under: Lingue e dialetti italiani Tagged With: Dialetti del sud italia, Dialetto greco di Calabria, Glottologia, Isole linguistiche, Linguistica italiana

About Pietro Cociancich

Sono nato nel 1991 a Milano, dove sono cresciuto e vivo ancora.

Ho fatto il liceo classico e ho studiato Storia all'Università Statale di Milano.
Sono cresciuto parlando solo italiano, e ho conosciuto il lombardo nel 2007, grazie all'edizione di Wikipedia in questa lingua. Da lì ho iniziato a studiare e imparare quella che io definiscono la mia “lingua adottata”.

Sono stato collaboratore e amministratore della Wikipedia in lombardo per quasi dieci anni.

Sono tra i fondatori del CSPL nel 2013, e dal 2014 ne sono il portavoce nazionale. Nel 2013 ho tradotto il De Vulgari Eloquentia di Dante in lombardo e ho vinto un premio letterario a cura dell'Associazion Linguìstica Padaneisa.

In questo sito mi occupo, tra le varie cose, di descrivere le diverse lingue d'Italia e smontare alcuni luoghi comuni riguardo ad esse.

Mi piace la politica, lo scoutismo, la montagna, l'umorismo da quattro soldi, girare in bici, la musica anni '70, vedere film tamarri al cinema, fotografare col telefonino, fare polemiche, compilare liste come queste.

Tra i miei progetti c'è la realizzazione di un grande dizionario per la lingua lombarda,

Comments

  1. Alberto L. Beretta says

    Agosto 7, 2016 at 4:54 pm

    Letto. Tosto, per affetti da RAPTVS LINGVÆ…

  2. Nucera Carmelo Giuseppe says

    Agosto 14, 2016 at 10:57 pm

    Tra i Comuni di cultura Greco calabra delimitati dalla Provincia di Reggio Calabria ai sensi della Legge 482/99 bisogna aggiungere i Comuni di Cardeto e Roccaforte del Greco.

  3. Pietro Cociancich says

    Agosto 15, 2016 at 7:58 pm

    Grazie della precisazione. Ha qualche informazione sulla vitalità del grecanico in quei comuni?

  4. Giuseppe Delfino says

    Agosto 17, 2016 at 12:33 pm

    Sì, ammetto che sia stata una mia svista. Mi dispiace.

  5. Giuseppe says

    Settembre 5, 2016 at 6:43 pm

    Devo sottolineare due piccole cose:

    – ho scritto un’emerita sciocchezza, e cioè “caso ottativo”;

    – ho dimenticato di sottolineare come nel dialetto ormai estinto di Cardeto il nesso consonantico fosse rimasto , non trasformandosi quindi in .

  6. Giuseppe says

    Ottobre 8, 2016 at 11:56 am

    *non trasformandosi quindi in /ɖɖ/.

  7. Daniele Macris says

    Maggio 23, 2017 at 9:26 pm

    Anche Messina, dal 2012, è comune di minoranza greca.

  8. Giuseppe Delfino says

    Luglio 3, 2017 at 8:44 pm

    Peccato che l’articolo si riferisse solo alla Calabria.

  9. MAURO MINGHI says

    Ottobre 10, 2017 at 11:17 am

    Per favore, a fini di studio, qualcuno sa se il Pinocchio di Collodi è stato tradotto (completo o selezione) in grecanico ed eventualmente come posso fare per averlo-comprarlo? Grazie Mauro Minghi
    minghimauro@libero.it

  10. Mariagrazia says

    Giugno 10, 2019 at 8:23 pm

    Ma da quando esiste il “Lombardo” e chi mai lo parla? Intende dire il Milanese? Non mi risulta che ci siano due città della Lombardia in cui si parli lo stesso dialetto. Addirittura nel bresciamo parole e pronuncia cambiano dalla pianura alla montagna ogni 20-30 km.

  11. CSPLAdmin says

    Giugno 11, 2019 at 8:14 am

    Ciao Mariagrazia, grazie per avere commentato!

    Per rispondere alla tua domanda, ti consigliamo caldamente la lettura di questo articolo del nostro blog. Spiega in parole semplici perché esiste una lingua lombarda nonostante la frammentazione dialettale https://patrimonilinguistici.it/la-lingua-lombarda-esiste/

    Inoltre, per approfondire la differenza tra il concetto di “lingua” e di “standard linguistico”, consigliamo anche questo articolo: https://patrimonilinguistici.it/lossessione-dello-standard/

  12. Tiziano says

    Ottobre 10, 2020 at 8:22 pm

    Molto interessante questo articolo, che fa un po’ luce su questa cultura che rischiamo di perdere….Bel lavoro!!!
    Sono un amante del vernacolo Pesarese, che è un dialetto romagnolo delle marche…anche da noi sta scomparendo, addirittura i ragazzi a volte non capiscono…
    Figuriamoci una lingua come il Griko!!!
    L’ importanza della tradizione orale!!!
    Ora c’è internet,una volta i Cantastorie…che mantenevano viva la tradizione..

  13. Gennaro Dieni says

    Marzo 19, 2022 at 7:17 pm

    Pinocchio di Collodi è in cantiere, ma nel 2021 è stato tradotto in greco-calabr0, Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupèry, da Salvatore G. Dieni membro dell?Associazione Grecofona “Delia” di Bova Marina per i tipi della ipografia Papiros di Nuoro diretta da Diego Corraine (www.papiros.org – skype:diegucorraine t. 349-6726349 – c/de Lombardia 46, 08100 Nuoro).

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