Una disamina alla ricerca del dialetto più sexy della penisola…
E’ più bello il siciliano o il piemontese? E’ più affascinante il pugliese o il veneto? E’ più sexy il genovese o il molisano?
Nella percezione popolare degli italiani, questa domanda ha un posto molto rilevante. Cercando su Google la parola “dialetto”, non è difficile trovare sondaggi e articoli che trattano questo argomento. Ciclicamente ne vengono pubblicati di nuovi, con poche o piccole differenze.
Si può dire che questa domanda è un evergreen, il che non deve stupire, visto il complesso rapporto che gli italiani hanno con le lingue del proprio territorio.
Esaminando i risultati di questi sondaggi in Rete, si può ipotizzare un quadro d’insieme:
- il toscano è sempre tra i primi posti;
- il salentino è molto apprezzato;
- il pugliese di Bari invece gode di opinione negativa;
- il romano e il napoletano possono essere considerati sia rozzi che spontanei;
- il siciliano ha una certa eleganza,
- il milanese suona antipatico…
e così via.
Queste classifiche in fondo non fanno altro che riflettere i classici stereotipi delle varie regioni italiane, spesso veicolati da televisione e cinema: i milanesi altezzosi e freddi, i romani caciaroni, i napoletani truffaldini, i pugliesi buffi, i siciliani tradizionalisti e antichi, i sardi primitivi.
E’ chiaro quindi che, più che una vera riflessione, classifiche del genere replicano semplicemente i pregiudizi che gli italiani hanno di se stessi.
Che non siano classifiche rigorose è testimoniato anche dal fatto che non si fa molta distinzione tra “dialetto” (cioè le lingue d’Italia) e “accento” (cioè le varietà dell’Italiano): è molto più facile che ci si riferisca al “milanese” come all’italiano di Boldi e Pozzetto piuttosto che al lombardo di Jannacci o Svampa.
Detto questo: si può stabilire se c’è un “dialetto” più bello, più fine, più elegante degli altri? La risposta è una sola:
NO!
Le ragioni sono facili da intuire:
- I criteri estetici sono sempre soggettivi, a maggior ragione con le lingue
- Lo studio delle lingue non è finalizzato a stabilire cosa sia bello o brutto
- Qualsiasi lingua può essere utilizzata in modo elegante o sgradevole: il tedesco dell’Inno alla Gioia era anche la lingua usata nei lager; l’inglese di Shakespeare è anche quello freddo e amorfo dei manuali delle istruzioni; l’italiano di Petrarca è anche quello astruso usato nei verbali della polizia.
I “dialetti”, essendo lingue come tutte le altre, non scappano da queste regole: possono essere usati sia per dire cose raffinate, sia per vomitare volgarità.
Sta a chi le parla impegnarsi per renderle “sexy” agli occhi di tutti.