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Qual è il dialetto più sexy?

by Pietro Cociancich Leave a Comment

Una disamina alla ricerca del dialetto più sexy della penisola…

E’ più bello il siciliano o il piemontese? E’ più affascinante il pugliese o il veneto? E’ più sexy il genovese o il molisano?dialetto sexy
Nella percezione popolare degli italiani, questa domanda ha un posto molto rilevante. Cercando su Google la parola “dialetto”, non è difficile trovare sondaggi e articoli che trattano questo argomento. Ciclicamente ne vengono pubblicati di nuovi, con poche o piccole differenze.

Si può dire che questa domanda è un evergreen, il che non deve stupire, visto il complesso rapporto che gli italiani hanno con le lingue del proprio territorio.

Esaminando i risultati di questi sondaggi in Rete, si può ipotizzare un quadro d’insieme:

  • il toscano è sempre tra i primi posti;
  • il salentino è molto apprezzato;
  • il pugliese di Bari invece gode di opinione negativa;
  • il romano e il napoletano possono essere considerati sia rozzi che spontanei;
  • il siciliano ha una certa eleganza,
  • il milanese suona antipatico…

e così via.
Queste classifiche in fondo non fanno altro che riflettere i classici stereotipi delle varie regioni italiane, spesso veicolati da televisione e cinema: i milanesi altezzosi e freddi, i romani caciaroni, i napoletani truffaldini, i pugliesi buffi, i siciliani tradizionalisti e antichi, i sardi primitivi.

dialetto più sexy
E’ chiaro quindi che, più che una vera riflessione, classifiche del genere replicano semplicemente i pregiudizi che gli italiani hanno di se stessi.

Che non siano classifiche rigorose è testimoniato anche dal fatto che non si fa molta distinzione tra “dialetto” (cioè le lingue d’Italia) e “accento” (cioè le varietà dell’Italiano): è molto più facile che ci si riferisca al “milanese” come all’italiano di Boldi e Pozzetto piuttosto che al lombardo di Jannacci o Svampa.

Detto questo: si può stabilire se c’è un “dialetto” più bello, più fine, più elegante degli altri? La risposta è una sola:

NO!

Le ragioni sono facili da intuire:

  1. I criteri estetici sono sempre soggettivi, a maggior ragione con le lingue
  2. Lo studio delle lingue non è finalizzato a stabilire cosa sia bello o brutto
  3. Qualsiasi lingua può essere utilizzata in modo elegante o sgradevole: il tedesco dell’Inno alla Gioia era anche la lingua usata nei lager; l’inglese di Shakespeare è anche quello freddo e amorfo dei manuali delle istruzioni; l’italiano di Petrarca è anche quello astruso usato nei verbali della polizia.

I “dialetti”, essendo lingue come tutte le altre, non scappano da queste regole: possono essere usati sia per dire cose raffinate, sia per vomitare volgarità.

Sta a chi le parla impegnarsi per renderle “sexy” agli occhi di tutti.

 

Filed Under: Riflessioni Tagged With: Dialetto e italiano, Glottofobia, Sociolinguistica

About Pietro Cociancich

Sono nato nel 1991 a Milano, dove sono cresciuto e vivo ancora.

Ho fatto il liceo classico e ho studiato Storia all'Università Statale di Milano.
Sono cresciuto parlando solo italiano, e ho conosciuto il lombardo nel 2007, grazie all'edizione di Wikipedia in questa lingua. Da lì ho iniziato a studiare e imparare quella che io definiscono la mia “lingua adottata”.

Sono stato collaboratore e amministratore della Wikipedia in lombardo per quasi dieci anni.

Sono tra i fondatori del CSPL nel 2013, e dal 2014 ne sono il portavoce nazionale. Nel 2013 ho tradotto il De Vulgari Eloquentia di Dante in lombardo e ho vinto un premio letterario a cura dell'Associazion Linguìstica Padaneisa.

In questo sito mi occupo, tra le varie cose, di descrivere le diverse lingue d'Italia e smontare alcuni luoghi comuni riguardo ad esse.

Mi piace la politica, lo scoutismo, la montagna, l'umorismo da quattro soldi, girare in bici, la musica anni '70, vedere film tamarri al cinema, fotografare col telefonino, fare polemiche, compilare liste come queste.

Tra i miei progetti c'è la realizzazione di un grande dizionario per la lingua lombarda,

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