Pensavate di aver aperto un articolo che parla della strumentalizzazione leghista del dialetto allo scopo di isolare chi non lo parla e della necessità di abolire il dialetto allo scopo di fermare il razzismo? E invece no!
Questo articolo parla del razzismo di chi è contrario ai dialetti, che in realtà sono lingue a tutti gli effetti.
Gli argomenti medi del glottofobo, ossia di chi odia la diversità linguistica, sono tendenzialmente di natura razzista. Solo che percepirlo è difficile.
Razzismo linguistico
Sin dai primi giorni di scuola ci hanno insegnato (più che giustamente!) che non dobbiamo disprezzare chi ha un colore della pelle diverso dalla nostra, oppure chi ha religione, usi e costumi che a noi paiono bizzarri e incomprensibili.
Quindi, nel momento in cui sentiamo affermazioni che si scagliano contro qualche gruppo etnico, etichettiamo subito il responsabile come razzista.
Questo non accade quando si parla di lingue. Anzi, la leggerezza con cui si denigra la diversità linguistica umana lascia davvero senza parole.
La cosa ancor più sorprendente è che, in molti casi, le lingue denigrate sono proprio le nostre!
Dì la verità. Anche tu hai sentito un sacco di volte frasi del tipo:
- Meno male che il dialetto non lo parla più nessuno. E’ così brutto!
- Non parlare in dialetto, mi fai fare brutta figura!
- Oddio, senti quello, parla solo in dialetto, ma non si vergogna?
- Certo che nel XXI secolo sarebbe anche ora di lasciare da parte il dialetto e imparare a parlare italiano come si deve…
Forse ti saranno parse espressioni superficiali, ma tutto sommato accettabili. Eppure, chi con queste cose ci lavora, come il Parlamento europeo, non ha dubbi: si tratta di razzismo!
Razzismo sminuito?
Per qualcuno usare il termine razzismo in questo periodo dove l’odio per il diverso è ad un passo dal diventare un serio problema sociale è una cosa esagerata. E’ come se, a forza di usare questo termine, si sminuisse la parola.
Ci sono persone che vorrebbero affondare i barconi e noi dobbiamo preoccuparci di chi vuole eliminare il dialetto?
Ebbene, sì. Non esistono razzismi di serie A o di serie B.
Il fatto che in questo periodo ci sia molto razzismo verso gli immigrati non rende di certo meno grave il razzismo contro chi parla una lingua minoritaria, esattamente come non rende meno grave l’omofobia.
Tutti i razzismi seguono la stessa forma mentis. Sono espressioni diverse dello stesso odio per la diversità.
Riflettere sulla diffusione del razzismo linguistico in tutte le sue forme nella società italiana potrebbe dare spunti su come eliminare le altre forme di razzismo.
Davvero è razzismo?
Lo so che sei incredulo e ancora non ne sei convinto… quindi cercherò di chiarire l’argomento.
Per prima cosa, cos’è il razzismo?
In sintesi potremmo dire che è la presunzione che esistano razze ed etnie superiori ad altre.
Il razzismo non è ammettere che ci sono differenze all’interno di un gruppo etnico.
Dunque dire che, ad esempio, napoletani e milanesi parlano lingue differenti non è assolutamente razzista, è una mera constatazione. Sarebbe razzista, invece, dire che i napoletani sono inferiori ai milanesi, o vice versa.
Ma cosa c’entrano le lingue?
Le lingue sono uno degli elementi base dell’identità di un popolo: attaccarle in certi modi è esattamente come attaccare chi le parla.
Dunque dire che la lingua napoletana o la lingua lombarda non possono essere lingue colte è un po’ come affermare che napoletani e lombardi non possono essere colti.
Non è un’idea poi tanto estranea alla nostra realtà quotidiana. Vengono spesso pubblicati articoli e interviste in cui si definiscono le lingue regionali d’Italia come idiomi intrinsecamente ridicoli.
Sono ridicoli quando vengono scritti, quando vengono usati in TV, quando sono usati per la cartellonistica bilingue, quando vengono parlati dai bambini…
Ma davvero è razzismo definire “ridicola” una lingua?
Sì, è razzismo. Dire che la lingua di un popolo è ridicola equivale a dire che il popolo che la parla è ridicolo, e che deve parlare un’altra lingua per essere degno di esistere.
Anzi, diciamolo in un altro modo, perché forse non sei ancora convinto.
Immaginiamo che io ti dica:
In Italia si parla italiano. Se parli in dialetto, sarai considerato solo un misero ignorante.
Forse un po’ dura, ma è una frase che non susciterebbe alcuno scandalo.
Ora cambiamola un po’…
Nella Nuova Spagna si pratica il Cattolicesimo. Se pratichi i culti pagani, sarai considerato solo un misero indio.
Come vedi, è la stessa logica dei conquistadores nelle Americhe!
Generalizzazione a gogo
Spesso dietro alla glottofobia (ed al razzismo in generale) c’è semplicemente la generalizzazione: si prende una parte di un popolo credendo rappresenti tutti.
Ad esempio c’è chi associa alle lingue dell’Italia meridionale all’idea del meridionale mafioso, e dunque odia queste lingue in quanto lingue della mafia. Il fatto che molti mafiosi parlino siciliano o napoletano non significa che tutte le persone che parlano siciliano o napoletano sono mafiose.
A volte il razzismo è ancora più subdolo, dato che viene rivolto contro la propria stessa comunità: auto-razzismo.
In questo la Lombardia è tristemente maestra. Ci sono lombardi che odiano profondamente la lingua parlata nella loro regione, e non hanno alcuna vergogna ad ammetterlo. Per di più sono seriamente convinti che la salvaguardia della lingua lombarda sia una prerogativa della Lega Nord, quando in realtà è una direttiva internazionale.
E dunque si vedono perle come sindaci orgogliosi che decidono di togliere i segnali in lingua lombarda pensando di avere de-leghistizzato la città, quando in realtà hanno fatto un passo avanti… verso il razzismo linguistico!
Ma c’è di più.
Tutti siamo d’accordo nel dire che la frase
I romeni sono tutti ladri e assassini
È considerata affermazione razzista.
Mentre la frase
Chi parla lombardo è un leghista ignorante (e pure razzista!)
È una questione comunemente accettata come normale.
Talmente accettata che spesso, per sottolineare il grezzo razzismo di certe affermazioni, si usano parole e costrutti della lingua lombarda. Un esempio classico è la parola negher. A dispetto dell’assonanza con il termine negro, che in italiano ha una valenza discriminatoria, negher in lombardo vuol dire semplicemente nero. Non c’è un’ombra di razzismo: chiedi pure conferma a qualsiasi lombardofono.
Ciò nonostante, c’è chi fa viaggi mentali per dimostrare che il lombardo è una lingua (anzi un dialetto) che usa parole razziste!
Razzismo e dialetti: esempi comparati
Non sei del tutto convinto? Allora vorrei presentarti qualche esempio pratico che dimostra ciò che dico, comparando alcune affermazioni razziste e inaccettabili con i loro equivalenti glottofobi.
“Sono soldi buttati”
I glottofobi spesso dicono:
Soldi per il dialetto? Sono buttati nel cesso
Ecco, ora pensate se un giornale scrivesse:
Soldi per salvare i profughi? Sono buttati nel cesso
Si scatenerebbe un putiferio, e verrebbero ovviamente accusati di razzismo. E visto che si tratta comunque di diritti umani, come confermato dal link precedente al Parlamento europeo, perché questa disparità di trattamento?
“Sono paturnie”
Spesso si legge:
Si può parlare in dialetto anche senza un riconoscimento ufficiale, ergo le vostre sono paturnie
Ecco, ora immaginate di leggere:
Due gay possono amarsi anche senza un riconoscimento ufficiale, ergo le loro sono paturnie
La comunità gay si arrabbierebbe molto (come non capirli!) e la parte più progressista della società si schiererebbe immediatamente dalla loro parte.
E perché lo stesso trattamento non è riservato a chi parla il “dialetto”?
“Aiuta l’indipendentismo!”
La perla delle perle, chi dice:
Siamo in Italia, dunque si deve parlare italiano. Ufficializzare i dialetti aiuterebbe l’indipendentismo
In realtà non aiuterebbe l’indipendentismo, ma di questo parleremo in un altro articolo.
Ma è esattamente come dire:
Siamo in Corea del Nord, dunque devi essere comunista. Aprirsi al libero mercato aiuterebbe i controrivoluzionari
Sono la stessa identica cosa. E perché l’ultima è una perla da dittatura mentre la prima va bene?
La cosa comica… ma anche no
Non voglio generalizzare, anzi, ho criticato la cosa poco prima. Però non posso fare a meno di notare una cosa buffa: molte persone di partiti liberali e dichiaratamente antirazzisti non vogliono nemmeno sentir parlare di lingue regionali!
Sia chiaro, la glottofobia esiste in tutti i movimenti politici, ma è abbastanza chiara una certa tendenza, specialmente in Lombardia e Veneto, dove opporsi alla tutela linguistica equivale ad una lotta politica contro la Lega Nord.
In molte amministrazioni comunali si propone il solito ciclo in tre fasi:
- La Lega propone di valorizzare la lingua regionale (il caso tipico sono i cartelli bilingui)
- il centrodestra alleato della Lega vota a favore
- il centrosinistra si oppone.
Tenuto conto che le lingue sono di tutto un popolo e non solo di una parte, è davvero un peccato assistere a questa situazione.
Negare ad una comunità il diritto di conservare la propria lingua è un atto disdicevole che ha in sé tutte le dinamiche tipiche del razzismo contro popoli, razze, religioni e tendenze sessuali.
E’ allucinante che tutto questo stia accadendo per futili ripicche tra partiti.
Ed è ancora peggio il fatto che fino ad oggi pochissimo è stato fatto per contenere il fenomeno del razzismo linguistico. Ma non è troppo tardi: da qualche parte bisogna pure incominciare!
Se ora sei convinto che la glottofobia non sia tanto diversa dall’omofobia o dalla xenofobia, siamo già sulla buona strada!