Notizia di questi giorni: L’italiano non è in ottima salute e gli studenti universitari fanno errori molto banali nello scrivere e nel parlare. Questo è quanto sostiene una lettera firmata da 600 professori universitari.
Il fatto che la prima lingua parlata in Italia versi in questo stato è chiaramente una notizia negativa, visto che indica un disinteresse verso le questioni linguistiche.
Ma vorrei analizzare la questione da un altro punto di vista:
Il bilinguismo scolastico (alias “dialetto a scuola”) può influire sulla conoscenza dell’italiano?
Ebbene, no.
Se usiamo il dialetto a scuola parleremo male l’italiano?
Esempi di scuole bilingui tra una lingua di Stato e una regionale ne abbiamo in tutto il mondo: Pensiamo alle scuole gallesi dove si parla inglese e gallese o alle scuole catalane, dove l’immersione linguistica insegna sia in catalano che il castigliano.
Ma anche in Italia abbiamo le nostre scuole con vari livelli di bilinguismo: Pensiamo alle scuole ladine, a quelle friulane (dove spesso si svolgono attività in marilenghe) o all’Alto Adige-Südtirol.
E questo bilinguismo dovrebbe essere rafforzato e introdotto in tutte quelle regioni che ce l’hanno ma non è istituzionalizzato: Pensiamo al Piemonte, alla Lombardia, al Veneto, al Sud Italia e alla Sicilia.
E qui parte sempre un coro di:
Gli studenti non sanno l’italiano, non possiamo mettere il dialetto. Poi come imparano l’italiano?
E non è la posizione di una disinformata casalinga di Voghera, ma è anche la posizione di alcuni rappresentanti istituzionali, i quali, alle richieste di istruzione bilingue in Veneto hanno risposto che… gli studenti non sanno l’italiano!
La verità sul bilinguismo
In realtà, la scuola bilingue ha solo vantaggi.
Sicuramente il più importante e diretto è quello di migliorare l’apprendimento delle altre lingue, ed è l’unico modo per salvaguardare il bilinguismo come concetto generale, con tutti i vantaggi che ne derivano.
E decisamente studiare in dialetto non vuol dire parlare un italiano peggiore. Tornando all’esempio catalano, gli studenti catalani hanno uno spagnolo perfettamente nella media. E la maggior parte del loro programma scolastico è in catalano.
Dunque, se adattassimo il modello catalano all’Italia avremmo studenti che:
- Parlano bene la propria lingua regionale
- Parlano l’italiano come lo parlavano prima
- Parlano meglio le lingue straniere
Il che non proibisce assolutamente di rafforzare l’insegnamento dell’italiano, ma di base dà più strumenti agli alunni.
In sostanza la scuola bilingue oggi sarebbe solamente un bene per i nostri alunni, perché darebbe loro più possibilità rispetto ad una scuola monolingue, pur non migliorando da sola la situazione della lingua italiana.
Perché questo declino dell’italiano?
Per prima cosa, una curiosa coincidenza:
Il declino dell’italiano è quasi contemporaneo a quello dei “dialetti”.
Ciò ad ulteriore riprova del fatto che sapere l’italiano e sapere il dialetto sono fatti completamente scorrelati.
A voler cercare le coincidenze si potrebbe dire che il declino dei dialetti porta al declino dell’italiano, ma il post hoc ergo propter hoc è notoriamente fallace.
Sia chiaro, quelle che riporto da adesso sono opinioni personali: Conosco abbastanza bene l’istruzione bilingue, ma per quanto riguarda l’istruzione monolingue italiana posso semplicemente esprimere una mia opinione.
Per prima cosa la scuola è troppo poco severa e spesso lascia passare fin dalle elementari grossolani errori nel nome di una politica che le recenti riforme scolastiche, che usano la bocciatura come strumento assolutamente eccezionale, rappresentano bene: Quella del posticipare il più possibile il problema.
E se correggere un bambino che dice “se io avrei” è relativamente facile, correggere uno studente di prima superiore che lo dice è ben più difficile, perché oramai è abituato.
La lingua che cambia
Per seconda cosa, un impoverimento dell’italiano con la sua popolarizzazione era prevedibile e non dovrebbe scandalizzarci molto. Se fino al 1800 l’italiano era una lingua per l’elite colta e per gli altri affari erano usate le lingue regionali (che comunque avevano buona letteratura e una propria elite colta) oggi quelli che prima usavano il dialetto in modo banale per esprimere cose banali usano l’italiano.
Per fare un paragone banale è come l’iconico divano della zia: Se ci fa sedere solo gli ospiti più importanti tenendo la plastica sopra resterà lindo per molto tempo, ma avrà goduto poco di quel divano. Se invece toglie la plastica e ci fa sedere tutti per poi buttarsi su pure lei con noncuranza magari sarà più sporco, magari andrà curato di più ma quel divano sarà veramente utile.
E lo stesso discorso vale per le lingue: O sono ricchi soprammobili o bisogna accettare che siano usate anche per le cose più banali e che siano parlate in modo povero.