Giovan Giuseppe Ferrandino è un imprenditore del Web (esperto di SEO ed app marketing), nativo di Ischia, che ha una storia interessante da raccontarci.
Qualche tempo fa ha frequentato un corso di inglese in Irlanda e ha voluto condividere con noi le sue osservazioni ed i suoi consigli.
Raccontaci un po’ di come è nata la tua esigenza di imparare meglio l’inglese.
Per quanto il mio lavoro mi abbia poi portato a diventare un famoso app marketing specialist, mi sono laureato in giurisprudenza presso la Federico II di Napoli qualche anno fa. Allora, pur senza grande convinzione, affrontai un colloquio di lavoro con il capo di un famoso studio internazionale che si occupava di diritto tributario e fiscale. Questo studio, immeritatamente noto, collaborava con le aziende più grandi al mondo ed era impensabile non conoscere bene la lingua inglese.
Immagino che sia già capitato a tanti dei giovani che, in questo momento, sono intenti a leggere il presente articolo. Non racconto nulla di nuovo.
Personalmente, per quanto avessi studiato inglese per anni, non mi sentivo assolutamente pronto ne trovavo gradevole comunicare tramite una lingua straniera. Il mio approccio col parlato era timido ed insicuro, come quello di molti connazionali.
Diciamo anche che, forse per deformazione, faccio della parola un grande strumento e fatico nell’esprimermi solo parzialmente (sì, sono logorroico, lo devo ammettere).
Così non ebbi dubbi e decisi di partire: l’unico ostacolo tra il sottoscritto e l’assunzione in una realtà lavorativa così importante (rectius: fumosa) era l’inglese. Non ci pensai neanche per un attimo: non c’era veramente modo e tempo di avere dubbi.
Mi mancavano due esami più la tesi: in 4 mesi completai tutto, mi laureai e partii l’otto agosto (il 16 ottobre avrei poi iniziato a lavorare).
Fui catapultato in Irlanda (precisamente a Bray), come in un viaggio iniziato 4 mesi prima con il colloquio di lavoro. Decisi di prenotare volo d’andata, 10 settimane in un college ed alloggio presso una famiglia del posto.
Le settimane volarono: inizialmente trovavo difficoltà in qualsiasi attività della vita quotidiana. Successivamente, anche grazie all’aiuto della famiglia che mi ospitava (e con la quale ancora ho un magnifico rapporto), riuscii nel mio intento: in 10 settimane passai da un livello A2 ad un B2, pinta di birra dopo pinta di birra, paesaggio dopo paesaggio, tra una pronuncia sbagliata ed una corretta (l’inglese ha 19 fonie diverse se non lo sapessi e spesso non c’è una regola: devi solo memorizzare).
Quindi, dando un voto da 0 a 10, quanto hai imparato con i corsi scolastici in Italia e quanto con il corso di inglese in Irlanda?
In Italia? Un voto 3 per l’inglese, un bel 2 per quel che concerne invece l’informatica, soprattutto relativamente all’approccio con queste materie che, in assoluto, sono quelle che, a mio avviso, più ci rendono cittadini del mondo.
Siamo troppo ancorati alla tradizione, allo studio teorico piuttosto che a quello pratico, alle abitudini laddove l’innovazione spinge verso la rete (da intendersi come libera circolazione europea e mondiale di informazione, capitali, servizi, persone e merci).
All’Irlanda darei un bell’8. Voto, questo, che meritano anche gli educatori irlandesi: ho apprezzato molto il modo col quale gli irlandesi allevano i pargoli. Mai un ceffone, una violenza anche solo morale. Tanto dialogo, frutto di una peculiare attenzione al metodo.
La mia esperienza non può fornire una statistica assoluta, è ovvio, ma ho un bel ricordo di molti genitori irlandesi e di alcuni professori. Lì l’insegnamento e l’appartenenza ad uno Stato sono vissuti in maniera seria: un ragazzo a 18 anni deve considerarsi formato, pronto a fronteggiare la vita ed il mondo del lavoro.
Consiglieresti a tutti un corso di inglese all’estero? Ci puoi dare qualche consiglio?
Ho vissuto un’esperienza fantastica in Irlanda, forse la più bella della mia vita. Il ricordo di quanto affrontato all’estero mi ha spinto più volte a consigliare agli amici di trascorrere un periodo altrove, lontano dall’Italia, anche solo per capire meglio come viene presa la vita in altre realtà. Mi sono spinto fino al punto di offrire consigli per un corso di lingue all’estero con l’attenzione ad ogni dettaglio da valutare prima di partire (o, almeno, è quanto spero di aver fatto).
Nell’articolo che ci hai linkato c’è scritto che hai frequentato un corso di inglese in Irlanda. Perché hai scelto proprio questa isola e non altre mete più tradizionali come ad esempio l’Inghilterra?
Nel pensare a Paesi diversi dal nostro siamo spinti dall’immaginazione: come scegliere, altrimenti, un posto nel quale non siamo mai stati?
Ovvio, allora, che abbia prima cercato una soluzione in Inghilterra, dove si parlerebbe la fantomatica lingua pura (?!?!). Ho contattato college, studiato città e diverse soluzioni. Ebbene, non ho avuto una bella impressione per tanti motivi: costo, estetica ed offerta.
Così un amico mi ha parlato dell’Irlanda: questi, nel raccontarmi del periodo fuori, aveva gli occhi sgranati, pur essendo andato nei mesi peggiori sotto il profilo climatico (tra dicembre e marzo). Allora mi informo, guardo qualche foto, vedo i programmi ed i prezzi del college frequentato da questo ragazzo e…prenoto, in appena due giorni. Ero convinto.
La realtà poi non mi ha smentito: dopo tanta immaginazione, l’incontro con l’isola di smeraldo è stato fantastico, indimenticabile. I college pullulavano di persone da tutto il mondo, i luoghi offrivano bellezze naturalistiche da lasciare senza fiato e che le foto neanche possono minimamente raccontare. L’amicizia stretta con i colleghi di corso mi spinse ad usare la lingua per esprimere emozioni, raccontare della mia Italia e far sorridere le persone.
In Irlanda è ufficiale anche il gaelico. Dove viene usata questa antica lingua?
Quella gaelica (o irlandese) è una lingua di origine celtica che, secondo la Costituzione della Repubblica d’Irlanda, è la “principale lingua ufficiale”. In realtà, il gaelico viene parlato solo in alcuni posti che definirei “genuini”, più legati alle tradizioni (di quanto già non lo sia la verde Irlanda). Così è la lingua usata sulle famose e suggestive isole Aran, ma è molto diffusa anche in alcuni posti di Galway. Non mancano altri luoghi nei quali il gaelico è predominante, ma si tratta di zone circoscritte.
Nell’Irlanda del nord, invece, la spinta nazionalistica fa dell’irlandese una lingua molto importante e parlata.
Il tentativo di rivitalizzare la lingua prima dell’indipendenza a portato a renderla addirittura obbligatoria nelle scuole ed essenziale per l’ottenimento di posti di lavoro governativi.
Conoscere l’irlandese può rappresentare un plus curricolare: ho un amico irlandese che insegna la lingua inglese alle scuole medie e, per risultare più appetibile professionalmente, ha seguito un corso di gaelico spostandosi da parenti madrelingua residenti in Galway, esattamente come ho fatto io per l’inglese.
Dal 1° gennaio 2007 l’irlandese è anche una delle lingue ufficiali dell’Unione europea.
Hai avuto difficoltà ad imparare l’inglese, considerando che ufficialmente l’Irlanda è bilingue inglese-gaelico? E per quanto riguarda l’accento irlandese della lingua inglese? E’ difficile da capire per un italiano?
Per temperamento e modo di approcciare, ciò che mi spaventa è la difficoltà nello staccarmi da lavoro ed obiettivi per dedicarmi a ciò che mi rilassa. Quindi la risposta è no: non solo non ho avuto difficoltà ma, dovendo parlare con tante persone per migliorare la mia self-confidence, ho trovato naturale abbandonare gli impegni lavorativi per uscire, divertirmi, viaggiare e bere una birra con gli amici.
Tutto molto bello: imparare divertendosi e vivendo la scoperta di un mondo nuovo, come fa un bambino che non conosce né territorio né lingua. Sono emozioni, queste, che ognuno meriterebbe di vivere e, solo dopo, raccontare. Finché tali emozioni non vengono provate, infatti, non possono essere idealizzate in maniera negativa o positiva.
Poi sono sicuro che ognuno avrà il suo approccio e le proprie personali aspettative: non c’è una regola e non sarò io a porla.
Un’ultima domanda: descrivici la tua esperienza con una parola in napoletano…
Le lingue e i dialetti italiani sono davvero affascinanti, capaci di dire, in una sola parola, tutto ciò che vorresti esprimere. Io ho pensato ad un termine unico che riuscisse a sintetizzare la mia esperienza e che fosse, allo stesso tempo, caratteristico e difficile da comprendere:
‘O RREVUOT
Questo termine, che letteralmente si traduceva in rivolta (facendo riferimento, almeno originariamente, alle rivolte popolari), ha poi acquisito un significato molto più generico costituendo un aggettivo di uso comune con accezione molto positiva. Lo tradurrei in: estremamente buono, eccezionale, unico.