La Regione Lombardia ha organizzato il 21 febbraio 2017 un convegno dal titolo “Parlare lombardo per riscoprire chi siamo“. L’occasione era propizia, in quanto il 21 febbraio è la Giornata Internazionale della Lingua Madre.
Al convegno, organizzato al 39mo piano del Palazzo Lombardia, ha presenziato una massiccia delegazione del CSPL lombardo. Ecco il resoconto.
Il convegno
Gli invitati al convegno erano:
- l’assessora regionale alla Cultura Cristina Cappellini;
- il “nostro” Marco Tamburelli, docente di bilinguismo all’Università di Bangor (UK)
- Roberto Marelli, scrittore e attore milanese;
- Davide Van de Sfroos, famosissimo cantante del Lago di Como.
Il moderatore era il blogger Vincenzo Sofo.
L’assessora Cappellini ha parlato per prima, e ha ricordato le ragioni politiche che han fatto sì che nella legge regionale di riordino della cultura venisse inserita la salvaguardia del lombardo; ha inoltre rivelato l’ambizione di aprire la strada in questo senso anche ad altre regioni italiane.
Ha sottolineato che il momento per salvare la lingua è adesso, quando abbiamo ancora la volontà e gli strumenti per farlo: presto potrebbe essere troppo tardi.
Con l’intervento di Tamburelli si è entrati nel vivo delle questioni tecniche e scientifiche che stanno alla base della tutela delle lingue locali.
Ha ribadito quanto sia impreciso il termine “dialetto” nell’accezione italiana, e come in realtà il tema della frammentazione in diverse varianti sia un falso argomento.
Infine ha citato gli esempi positivi per la rivitalizzazione linguistica di varie realtà europee (per esempio la Galizia, la Frisia, il Galles) e la necessità di creare una lingua-tetto alternativa all’italiano che possa salvaguardare le diverse varianti locali.
In un secondo intervento ha poi ricordato i vantaggi cognitivi e cerebrali derivati dal bilinguismo regionale, che può aiutare anche a una maggiore apertura mentale delle persone. Usando una metafora, “chi non si interessa del Lambro, non si interesserà nemmeno del Rio delle Amazzoni”.
Gli interventi di Marelli e di Van de Sfroos sono stati, per forza di cose, molto meno rigorosi e precisi dal punto di vista della tutela della lingua. In entrambi i casi però è emersa l’importanza della diversità linguistica e culturale, e la necessità di salvaguardarla.
Marelli ha voluto inoltre ricordare il grande patrimonio della letteratura, del teatro e della canzone milanese, compiendo un excursus da Bonvesin de la Riva fino a Delio Tessa.
Davide Van de Sfroos ha sottolineato come l’Italia si piaccia nelle sue diversità, come ha potuto sperimentare nella sua carriera di musicista, ricevendo apprezzamenti dall’Irpinia alla Sardegna. Quello che deve spaventare non è tanto la “cultura macedonia“, in cui tanti gusti si uniscono rimanendo distinti: piuttosto il pericolo arriva dalla “cultura frappé“, in cui quei gusti vengono appiattiti in un unico pastone.
L’assessora Cappellini ha concluso la serata ringraziando gli ospiti (tra cui anche esponenti dell’opposizione) e i numerosi partecipanti.
Di seguito c’è stato un ricco buffet, in cui ho raccolto un po’ di opinioni tra gli attivisti lombardisti presenti in sala.
Riflessioni
Nel complesso, noi del CSPL riteniamo che sia stato un convegno positivo, che per la prima volta ha portato il tema della lingua lombarda in un contesto istituzionale. Avrà maggior valore, tuttavia, se non rimarrà un unicum, e potrà dare vita ad altri convegni e seminari organizzati dalla regione o da altre istituzioni.
Da questo punto di vista un passo sarà necessario: passare dal discutere di tradizioni, identità e folklore a ragionare su una pianificazione linguistica adatta per il lombardo. Con la speranza di sentire, prima o poi, convegni sul lombardo in lingua lombarda!