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Cinque parole internazionali originarie del Nord Italia

by Brian Sciretti

È facile pensare che le lingue locali abbiano un’influenza solo – nomen omen – locale o, al massimo, con popolazioni con cui ci sono stati significativi contatti, come nel caso delle influenze venete nel greco. Tuttavia, molti degli Stati preunitari non erano certamente poveri o deboli, anzi! Commerciavano, mandavano ovunque ambasciatori e legazioni, che portavano con sé la propria lingua, lasciando prestiti ad altre lingue in tutto il mondo.

Artichoke

In italiano diciamo carciofo, che viene dall’arabo karshuf.

In spagnolo, lingua che ha avuto profondi contatti con l’arabo, si dice alcachofa, che viene direttamente dall’arabo al-karshuf. Il prefisso al- in realtà è l’articolo, il quale, come molte parole in arabo, è stato assorbito divenendo parte integrande della parola.

Dallo stesso etimo spagnolo deriva il francese artichaut, che ha dato poi origine all’inglese artichoke. Quest’ultimo termine è presente con una pronuncia praticamente identica anche nelle lingue dell’Italia settentrionale: articiòch in lombardo e piemontese, articjoc in friulano solo per citare alcuni esempi. Qualcuno sostiene che sia un caso di francesismo o anglicismo nelle lingue del Nord, dovuto magari a qualche dominazione, ma i filologi sostengono invece l’opposto: l’origine del termine è proprio di origine italiana settentrionale!

Sarebbe, infatti, una corruzione, probabilmente di origine genovese, della parola al-karshuf, divenuta *articioco e poi giunta nelle varie lingue citate.

Ballot

Le parole relative a Ballot c’entrano col voto, in varie lingue: oltre all’italiano ballottaggio c’è l’inglese ballot, il francese balloter e gallese balod. Ma da dove vengono questi termini?

Dal veneziano!

Era usanza, durante la Serenissima, votare con delle palline, bianche per dire sì e nere per dire no. Tali palline, in veneziano, erano dette… balote! Da cui ballottaggio, balloter, ballot e così via!

Altro termine legato alle elezioni veneziane è broglio, che secondo alcune fonti deriverebbe da brolo, ossia il luogo tradizionale di riunione delle amministrazioni in varie città del Nord (da cui il nome delle svariate località chiamate Brolo o Broletto e sparse un po’ in tutto il bacino del Po).

Parmesan

Nelle lingue autoctone della Val Padana il tipico formaggio a pasta dura viene definito grana, e ciò vale anche per Parma! Ma dov’è stato esportato, solitamente, viene chiamato con il nome della città emiliana. Tuttavia, è semplice notare come parmigiano e parmesan siano radicalmente differenti! Se il termine fosse arrivato direttamente dall’italiano, non sarebbe più simile a un qualcosa come *parmegian?

Come testimonia il Merriam-Webster, infatti, tale termine arriva proprio dall’alto-italiano ed è giunto nelle varie lingue europee con l’intermediazione del francese.

Tuttavia, se il M-W ipotizza un’origine da parmigiano, è bene notare che nella lingua gallo-italica esisteva la forma parmesan, com’è testimoniato ad esempio nel Cheribizo (XV secolo):

E fors de trentaset Camer locant of ghe va dent logià de tut sta zent, Roman, Francis, Todesch e di Spagnui, Venezian, Veronis e Fiorentin, Bolognis, Mantovani e Feraris, Senis e Parmesan e Modonis, Napolioch, Genovis, Ceciliani, Savonis, Orbinas e Calavris e Ciprioti e Corsi e Sardegnis e Transilvani e Ongari e Polachi Suizeri e Bergognoni e Piamontis, Oltrinasch e da Bregn e Bergamaschi e d’ogni nazion, fora i Giudir che fan la soa vita da per lor, per mangià nomà och, i badanai!

Non è dunque impensabile che il termine francese derivi da quello gallo-italico direttamente, senza un passaggio toscano.

Arsenal

Oltre che ad essere un noto club calcistico britannico, il termine Arsenal e le sue varianti si trovano in inglese e in molte altre lingue europee per definire il deposito di armi e munizioni. Il termine viene dal veneziano antico arzanà, che viene dall’arabo Dār al-ṣināʿa ‘casa di lavoro’ ed era usato in origine per i cantieri navali militari (dalla medesima radice viene anche darsena). Ha poi assunto anche un significato più… coi piedi per terra!

Tallarin

Tajarin è un termine piemontese, diffuso anche in Lombardia, per definire una pasta all’uovo tagliata fine. In sostanza, tagliatelle o tagliolini. Tale termine è entrato anche nelle lingue iberiche, infatti in spagnolo si dice tallarin, in catalano tallarina e in portoghese talharim.

Anche grazie all’emigrazione italiana nell’America del Sud, molto più incentrata sugli italiani del Nord rispetto a quella negli Stati Uniti, le Tallarines sono un piatto apprezzato in vari Paesi, soprattutto in Argentina.

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