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Bustocco: un dialetto ligure?

by Pietro Cociancich 3 Comments

Bustocco è il nome che si dà al dialetto di Busto Arsizio (grossa città dell’Alto Milanese) e dei paesi circostanti.

Il dialetto bustocco ha delle caratteristiche abbastanza eccentriche rispetto alle parlate milanesi e varesotte con cui confina: tanto da aver spinto molte persone a ipotizzare una parentela nientemeno… col genovese!

Tali somiglianze tra Genova e Busto Arsizio sarebbero dovute all’influenza dell’antico popolo dei Liguri, che vivevano nel Nord Italia prima dell’arrivo di Celti e Romani. Ma quanto c’è di vero in tutto questo? Cercherò di spiegarlo in questo articolo.

Indice

  • Le somiglianze tra bustocco e genovese
  • L’ipotesi del substrato ligure
  • Riflessioni storiche e archeologiche
  • Analisi linguistica
    • Le vocali finali
    • La caduta delle [r] intervocaliche
  • Altre considerazioni linguistiche
  • Confronti
    • Confronto audio
  • Conclusioni
  • Bibliografia

Le somiglianze tra bustocco e genovese

La supposta connessione tra bustocco e genovese si fonda essenzialmente su alcuni caratteri fonetici comuni:

  1. la conservazione delle vocali finali atone ([i] e [u] sono presenti alla fine delle parole a differenza degli altri dialetti lombardi, che invece la maggior parte delle volte non le hanno non le hanno).
  2. la scomparsa delle [r] intervocaliche e delle [l] che si erano rotacizzate (cioè la R in mezzo a due vocali è scomparsa, e questo è accaduto anche per alcune L che anticamente si erano trasformate in R).

Questo fa sì che moltissime parole bustocche e genovesi abbiano una sonorità molto simile.

L’ipotesi del substrato ligure

liguri stele minucciano
Enigmatica statua attribuita agli antichi Liguri. Questo popolo si è forse spinto fino in Lombardia?

Il linguista Clemente Merlo (1879-1960), prendendo in considerazione il bustocco, affermava che il dileguo di [r] intervocalica costituiva “l’acutissima tra le spie liguri”.

Per giustificare questa curiosa vicinanza tra due parlate così lontane, si è cercata una spiegazione nella teoria del substrato.

In buona sostanza, il bustocco sarebbe ligurizzante perché nell’antichità la zona era abitata dall’antica popolazione dei Liguri. 

Il linguaggio di questo popolo avrebbe influenzato in modo simile il latino parlato nella zona di Busto Arsizio e il latino parlato a Genova.

A quest’area si sarebbe contrapposta quella più intensamente influenzata dai Celti, per esempio a Milano.

Al giorno d’oggi però è difficile dare molto credito a questa teoria.

 

Riflessioni storiche e archeologiche

Partiamo da un dato importante: non ci sono prove che i Liguri antichi si siano mai stabiliti nella zona di Busto Arsizio.

Nemmeno la toponomastica ci è di aiuto: i toponimi considerati tradizionalmente liguri, terminanti di solito in –asco, sono abbastanza diffusi tra Milano Pavia (vedi Binasco, Calvignasco, Fizzonasco, Garlasco…), ma totalmente assenti nel territorio che ci interessa in questo momento.

Secondariamente, non sappiamo quasi niente della lingua dei Liguri: non abbiamo idea precisamente se fosse una lingua parente del celtico o se fosse una lingua preindoeuropea. Da questo punto di vista, è molto difficile ipotizzare quale sia stata la sua influenza sulle lingue locali.

In terzo luogo, non si ha notizia di contatti duraturi tra Busto Arsizio e Genova, né in età antica né in quella moderna prima dell’Unità d’Italia. La città di Busto, che viene riconosciuta come il centro propulsore dei due caratteri linguistici “liguri” nell’area, è di fondazione piuttosto recente rispetto ad altri paesi della zona, come Legnano.

Analisi linguistica

Infine, come vedremo in modo più dettagliato tra poco, le somiglianze fonetiche tra le due città non tengono conto di alcuni fattori:

  • entrambe le parlate condividono esiti comuni a gran parte delle varietà del Nordovest italiano
  • il ligure (specialmente quello di Genova) ha avuto delle ulteriori evoluzioni fonetiche che sono assenti nel bustocco, che da questo punto di vista è molto più vicino al milanese

Le vocali finali

Il comune di Busto Arsizio nel contesto della provincia di Varese. Come si può notare, confina con la provincia di Milano.

Per quello che riguarda la conservazione delle vocali finali, c’è da dire che la sua diffusione è più complessa di quello che si crede: le vocali finali infatti sono conservate anche nei comuni novaresi di Galliate e Borgomanero, nell’alto Luganese (Capriasca e Valcolla), a Turate e nel comune di Sant’Angelo Lodigiano.

Questa diffusione a macchia di leopardo lascia degli interrogativi, che allo stato attuale non hanno delle risposte: in buona sostanza, le vocali finali sono i residui di una fase antica del galloitalico o sono un’innovazione recente?

Ricorrere a popoli antichi è una tentazione allettante: per esempio, nel XIX secolo l’erudito novarese Antonio Rusconi ipotizzava che a Galliate e Borgomanero si fossero conservate le vocali finali per via di antichi accampamenti legionari nella zona!

La caduta delle [r] intervocaliche

Inoltre nell’area dell’Alto Milanese le [r] intervocaliche cadono (seppure sporadicamente) anche in varietà che non sono definibili come bustocche. Vediamo per esempio una testimonianza poetica da Cassano Magnago:

Di mè stall ga ‘ndea föa di gran vidèj e ‘n spatàsc

da quartirö par chi guasciuni di burghes.

Dove föa equivale al milanese foeura ‘fuori’.

Volendo poi andare indietro nel tempo, possiamo arrivare fino al primo testo in bustocco che ci è arrivato, ossia Il maritaggio di Mommina, commedia del tardo XVIII secolo attribuita al canonico Biagio Bellotti (1714-1789). Ebbene, in questo testo troviamo una situazione intermedia, in cui le [r] sono ancora presenti sporadicamente.

Per esempio, accanto a véa, diènn, foeua, meagon (“vero, diranno, fuori, granoturco”) possiamo trovare casi come moren, scoeura, coren, scurissi (“mulino, scuola, cuoricino, scurirsi”).

Inoltre, non tutto il territorio linguistico bustocco conosce questa innovazione: è il caso, per esempio, di Legnano e, nei dintorni, di Turate e Galliate.

D’altronde, anche in genovese le [r] intervocaliche sono attestate in modo stabile nei testi letterari fino almeno al Settecento; esse inoltre sono ancora conservate (spesso nella forma [ɹ] del tutto simile alla pronuncia inglese della R) in tutta l’area occidentale della Liguria. Ecco qualche esempio:

  • GULA -> Busto [‘gu:a], Genova [‘gu:a], Galliate [‘go:ra], Sassello e Calizzano [‘gu:ɹa], Airole [‘gu:ra]
  • SCALA -> bust. [‘skɑ:a], gen. [‘ska:a], Galliate [‘ska:ra], Sassello [‘ska:ɹa], Airole [‘ʃka:ra], Calizzano [ʃkɑ:ɹa]

Appare difficile quindi ipotizzare un comune substrato ligure antico: com’è possibile che una lingua estinta e sommersa dall’ondata latina possa fare sentire la sua influenza “a scoppio ritardato” dopo più di duemila anni?

Altre considerazioni linguistiche

Inoltre, al netto delle due caratteristiche comuni e di altre somiglianze tipiche di tutte le lingue del Nord Italia, appare chiaro che genovese e bustocco hanno preso strade linguistiche spesso molto diverse.

Anche in questo caso ci viene in aiuto la Storia: mentre Genova è stata un’importante città, capitale di uno Stato indipendente, Busto Arsizio è sempre stata nell’area di influenza milanese.

Dunque, mentre Genova ha potuto adottare soluzioni linguistiche molto innovative, il bustocco è stato sempre a contatto col modello, altrettanto innovativo, espresso dalla vicina Milano.

Per esempio:

  • la caduta delle [r] in genovese ha portato a trasformazioni più radicali di quelle presenti in bustocco: vedi fæña, cômbo, pòula (“farina, colombo, parola”) contro faìna, colombo, paòlla (a Milano farina, colomb, paròlla)
  • in genovese si sono conservate le vocali finali anche davanti a [m] e [l]: vedi gen. [‘belu], [‘fyme] contro bust. e mil. [bɛl], [fym]

Anche la grammatica del bustocco appare molto influenzata dal milanese. Su tutto, valga la presenza della negazione dopo il verbo (per esempio l’è nò, al contrario del genovese no l’è).

Piazza Santa Maria a Busto Arsizio (VA)

Confronti

Per dare un’idea ulteriore della differenza tra bustocco e ligure, e della stretta relazione che il primo ha con Milano, ecco alcuni esempi dell’evoluzione delle due parlate, con confronti con altre località liguri e lombarde.

  • BIBERE → bust. [be:i] (a Milano [be:f], a Varese [be:]), gen. [‘bejve]
  • CATENA → bust. [ka’dɛna] (Bienate [ka’de:na], Milano [ka’dɛna]/[ka’jɛna]), gen. [‘kɛŋa] (Sassello, Calizzano [‘kɛjna], Borgomaro, Airole [ka’e:na])
  • CEPULLA → bust. [ʃi’gu:a] (Bienate [ʃi’gola], Milano [ʃi’gula]) [, gen. [‘sjɔwla] (antico [se’ula])
  • CLARU → bust. [‘ʧa:u] (Milano [ʧa:r]), gen. [‘ʧɛ:u]
  • CORE → bust. [‘kø:i] (Bienate e Milano [kø:r]), gen. [kø:]
  • FAME → bust. [fɒ(:)m] (Milano [fam]), gen. [‘fame]
  • FARINA → bust. [fa’ina] (Milano [fa’rina]), gen. [‘fɛŋa]
  • FLORE → bust. [‘fju:i] (Milano [fju:r]), gen. [‘ʃu:] o [‘ʃu:a]
  • FUMU → bust. [fym] (Milano [fym]), gen. [‘fyme] (Rovegno, Airole [‘fymu])
  • LACTE → bust. [‘laʧi] (Varese [laʧ]), gen. [‘lɛte] (Calizzano [‘laʧe], Airole, Sassello [‘lajte])
  • MENSE → bust. [‘me:zi] (Milano [me:s]), gen. [‘mejze]
  • MOLINARIU → bust. [mur’ne:] (Milano [mur’ne:]), gen. [mui’na:]
  • NIGRU → bust. [‘ne:gar] (ant. [‘ne:gru]; Milano [‘ne:ger], Varese [‘ne:gar]), gen. [‘nɛjgru] (Borgomaro, Airole [‘ne:gru])
  • NIVE → bien. [ne:] (Milano [ne:f], Varese [ne:]), gen. [‘nejve]
  • PALLIA -> bien. [‘pɒja] (Milano [‘paja]), gen. [‘paʤa] (a Rovegno, Airole: [‘paʎa])
  • PARABULA -> bust. [pa’ɔla] (Milano [pa’rɔla]), gen. [‘pɔwla] (antico [pa’ɔla])
  • TECTU → bust. [‘teʧu] (Bienate e Varese [teʧ], Milano [tɛʧ]), gen. [‘tɛjtu] (Rovegno, Sassello [‘tɛʧu], Borghetto di Vara [‘teʧu])

Confronto audio

Qui di seguito troverai un video in dialetto bustocco e un altro in genovese. Pur essendo presenti le somiglianze di cui abbiamo parlato, è abbastanza evidente la natura lombarda del bustocco rispetto al genovese.

 

 

Conclusioni

Le somiglianze tra bustocco e genovese dunque sembrano essere poche e circoscritte a due/tre caratteri (uno dei quali molto recente): e possono essere spiegate col fatto di essere entrambe varietà di lingue del Nord Italia (ligure e lombardo), che hanno avuto alcune evoluzioni simili.

La vicinanza tra le due parlate, insomma, è dovuta a una serie di coincidenze, che hanno portato a evoluzioni simili, ma del tutto indipendenti le une dalle altre.

Bibliografia

  • Antonio Rusconi, I parlari del Novarese e della Lomellina, Novara, 1878
  • Karl Jaberg, Jakob Jud, Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale, 1928-1940 (confronto tra il dialetto di Bienate [punto 250], affine a quello di Busto, assieme a quello di Galliate [punto 139] e quelli della zona ligure)
  • Carlo Azimonti, Nuovo dizionario bustocco: collezione di vocaboli e saggi indicativi, Busto Arsizio, Arti Grafiche Bustesi, 1957
  • Biagio Bellotti, Il maritaggio di Mommina (a cura di Dante Isella), Busto Arsizio, Lions Club, 1980
  • Walter Cervi, Dairago: una parlata, Milano, Arti grafiche San Martino, 1982
  • Giorgio D’Ilario, Dizionario legnanese: proverbi e modi di dire dialettali, Legnano, Artigianservice, 2003
  • Edoardo Zuccato, I Bücòligh. Le Bucoliche di Virgilio, Milano, Edizioni Medusa, 2007

Filed Under: Lingue e dialetti italiani Tagged With: Bufale linguistiche, Dialetto ligure, Lessico dialettale, Lingua lombarda, Lingue gallo-italiche, Tipologia linguistica

About Pietro Cociancich

Sono nato nel 1991 a Milano, dove sono cresciuto e vivo ancora.

Ho fatto il liceo classico e ho studiato Storia all'Università Statale di Milano.
Sono cresciuto parlando solo italiano, e ho conosciuto il lombardo nel 2007, grazie all'edizione di Wikipedia in questa lingua. Da lì ho iniziato a studiare e imparare quella che io definiscono la mia “lingua adottata”.

Sono stato collaboratore e amministratore della Wikipedia in lombardo per quasi dieci anni.

Sono tra i fondatori del CSPL nel 2013, e dal 2014 ne sono il portavoce nazionale. Nel 2013 ho tradotto il De Vulgari Eloquentia di Dante in lombardo e ho vinto un premio letterario a cura dell'Associazion Linguìstica Padaneisa.

In questo sito mi occupo, tra le varie cose, di descrivere le diverse lingue d'Italia e smontare alcuni luoghi comuni riguardo ad esse.

Mi piace la politica, lo scoutismo, la montagna, l'umorismo da quattro soldi, girare in bici, la musica anni '70, vedere film tamarri al cinema, fotografare col telefonino, fare polemiche, compilare liste come queste.

Tra i miei progetti c'è la realizzazione di un grande dizionario per la lingua lombarda,

Comments

  1. Toni says

    Ottobre 17, 2017 at 1:52 pm

    Per la verità un certo vago riecheggiare di intonazione archeoligure (signùi e duùi a parte) , onestamente si avverte. E da Ligure/Lombardo riconosco bene le cocine lombarde (specie quelle della “bassa”) e quelle liguri(specie quelle ponentine). Forse comparando con altre parlate lombarde e/o alpine, il luganese, il rumantsch etc……nonché alcune varianti liguri esistenti sull’appennino nel Parmense, nell’alto Piacentino, nell’Alessandrino, nelle valli del Genovesato, si avrebbero riscontri di affinità o parentela inattesi….

  2. Pietro Cociancich says

    Ottobre 17, 2017 at 2:27 pm

    Che ci siano delle comunanze è chiaro, ma si tratta comunque di coincidenze.

  3. Paolo says

    Gennaio 9, 2018 at 11:05 pm

    Mio papà, nato a Busto, sentiva il dialetto solo a casa dei suoi nonni (lui di Moltrasio, sul lago di Como, e lei di Castano). Quando con gli amici (raramente) diceva qualche parola in dialetto, questi gli rispondevano che parlava milanese. Probabilmente si trattava di un dialetto meno duro del bustocco e più vicino al raffinato milanese.

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