Giovedì 9 giugno 2016 ho avuto l’occasione di rappresentare il Comitato per la Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici (in qualità di portavoce nazionale) in una importante sede istituzionale: il Consiglio della Regione Lombardia.
Prima, un piccolo antefatto!
Come forse è noto a febbraio è stato presentato in Regione Lombardia un interessante progetto di legge che, per la prima volta nella storia, intende dare riconoscimento e tutela alla nostra lingua lombarda. Questo progetto di legge, è giusto dirlo, era stato realizzato anche grazie alla consulenza di alcuni membri del CSPL.
La notizia (semplificata dai media in: La Lega vuole il dialetto lombardo a scuola) ha suscitato diverse polemiche, anche sui giornali. Sono stati intervistati pessimisti e presunti esperti, che sostenevano che “salvare il dialetto” è impossibile, impraticabile, inutile, dannoso; a questi pareri, si è poi aggiunto il solito, pericolosissimo, tema politico.
Senza farla troppo lunga: abbiamo capito subito che c’erano forti rischi che questa proposta di legge (che sarebbe poi confluita in una più ampia riguardante l’amministrazione regionale della cultura) rischiava di passare per una boutade politica della sola Lega Nord, e quindi avversata e contestata da tutti gli altri partiti. Una prospettiva negativa, in primo luogo per la nostra lingua. Dovevamo fare qualcosa per scongiurare questo pericolo mortale!
Quindi abbiamo cominciato a lavorare per trovare dei contatti in Regione per far sentire la nostra voce: abbiamo avuto fortuna e siamo stati chiamati per un’audizione di fronte alla Commissione VII Cultura al consiglio regionale.
L’audizione
Nel corso dell’audizione ho riassunto sommariamente il punto di vista del CSPL in merito alla tutela della lingua lombarda in particolare, e sulla situazione delle lingue regionali italiane in generale.
In particolare, dopo aver presentato il Comitato, ho detto che:
- La diversità linguistica è un valore e un patrimonio inestimabile (di tutta la comunità), da difendere e tenere in considerazione al pari di altri tesori della nostra regione: dalla biodiversità al paesaggio, dal patrimonio storico a quello artistico-culturale. Va protetta, conservata e attualizzata.
- Allo stesso modo, tutelare la diversità linguistica significa anche affermare un diritto umano.
- Per questa ragione, sono necessarie politiche intelligenti e lungimiranti; non si può “lasciare al proprio destino” la varietà linguistica.
- Proprio per questa ragione sono stati stabiliti trattati come la Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie (1992) o la Convenzione ONU del Patrimonio Culturale Immateriale (2003). La Carta Europea, per esempio (NDR: ne parleremo diffusamente in futuro anche qui sul sito) invita gli Stati del Consiglio d’Europa a prendere provvedimenti precisi in favore delle lingue regionali e minoritarie.
- Anche l’UNESCO ha stilato un Atlante Mondiale delle Lingue in Pericolo, e invita gli Stati ad agire per salvare le diverse lingue censite. In tempi recenti (2013) il Parlamento Europeo ha votato a larga maggioranza una risoluzione in cui si chiedeva agli Stati dell’Unione Europea di incoraggiare politiche favorevoli alle lingue minoritarie, citando espressamente l’Atlante UNESCO.
- Molti Stati europei stanno prendendo da tempo provvedimenti a favore delle proprie lingue del territorio: possiamo pensare ai casi del Regno Unito, della Spagna, della Danimarca, dei Paesi Bassi; fuori dalla UE, vediamo esempi incoraggianti in Svizzera, ma anche negli Stati Uniti, in Australia, in Nuova Zelanda, e in molti altri paesi.
- L’Italia ha ottemperato a quanto richiesto da questi trattati solo in parte: la legge 482/1999 (NDR: anche di questa parleremo presto!) tutela solo 12 lingue sulle 32 citate dall’Atlante UNESCO.
- Tra le lingue trascurare figura anche il lombardo (insieme a tante altre). È molto importante ricordarsi che i presunti “dialetti” dal punto di vista scientifico non hanno nulla di diverso dalle “lingue”; inoltre rientrano perfettamente nella definizione di “lingua regionale o minoritaria” indicata nell’articolo 2 della Carta Europea.
- Crediamo sia fondamentale trovare un largo consenso politico sulla tutela della lingua locale: come detto più sopra, la lingua è un patrimonio di tutta la comunità, e non solo di una sua parte.
- Un riconoscimento istituzionale della lingua locale, ovviamente, non salva la lingua da un giorno all’altra: ma può aiutare a cambiare la percezione dell’opinione pubblica. Dare alla lingua uno spazio pubblico può far cambiare la sua percezione sociale, e invece riconoscerle la dignità che merita. Anche per questo sarebbe auspicabile uno sforzo bipartisan nel suo riconoscimento.
I consiglieri regionali della Commissione hanno ascoltato con attenzione, cortesia e curiosità; sono abbastanza sicuro che sia stata la prima volta che han sentito porre la questione delle lingue minoritarie in quest’ottica. Alla fine della mia relazione hanno chiesto di potere avere ulteriori approfondimenti scritti che ho promesso di inviare.
Per concludere
Questa breve esperienza ci mostra che possono esserci degli spazi di dialogo con le istituzioni. Non dobbiamo assolutamente trascurarli! Dobbiamo far sentire la nostra voce e il nostro parere. Il nostro lavoro inizia adesso! Grazie all’impegno di tutti noi, il CSPL sta facendo la sua parte. Aspettiamo ora di sentire altre buone notizie da tutta Italia, e che questa nostra esperienza possa essere di sostegno alle iniziative portate avanti dalle altre comunità linguistiche. Seppure a fatica, il riconoscimento del valore della diversità linguistica si fa strada. Renderlo possibile è qualcosa assolutamente nelle nostre possibilità.