Molto spesso ci si trova a temere che “difendere i dialetti” (o anche solo parlarli) sia sinonimo di una certa visione politica e partitica: di solito, una visione molto chiusa verso l’esterno, retrograda, spesso xenofoba e in generale abbastanza anti-italiana.
Tutto ciò mi fa sorgere alcune domande:
Chi parla, ama e difende il tedesco, è forse un nazista?
No.
Chi parla, ama e difende il russo, è forse uno stalinista?
No.
Chi parla, ama e difende l’inglese, è forse un imperialista?
No.
Chi parla, ama e difende il francese, è forse uno stilista?
No.
Chi parla, ama e difende l’italiano, è forse un fascista?
No.
Chi parla, ama e difende un “dialetto”, è dunque per forza un leghista?
…
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Ecco, appunto.
It l’has pròpi rason. MI i parlo e mostro la lenga piemontèisa e i son dla snistra pì snistra, mi i voterai ARIAUDO a le Comunaj ëd Turin!
La Carta de Chivass, che la domandava el driss de parlà i lengov locai, l’han mia scrivuda i leghista 😉