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Altre 5 parole (e forme) del siciliano che vengono dal Nord Italia

by Giuseppe Delfino 1 Comment

Questo articolo si propone di essere la continuazione di quello scritto dall’ottimo Pietro Cociancich, al quale rimando qui.

Per quanto riguarda il contesto storico sui motivi di questa situazione, aggiungo anche il mio articolo sui Lombardi di Sicilia.

Indice

  • Beccu
  • Mi maritu
  • -(i)emu
  • Me’ fìgghiu
  • Unni/undi
  • Sitografia
  • Bibliografia

Beccu

Questa parola, che indica il caprone, è collegata all’italiano becco. Forme legate a beccu e becco si trovano però anche in molte zone dell’Italia centro-settentrionale (Toscana, Umbria, alto Lazio, Emilia, Liguria, Lombardia orientale, Veneto, Trentino, Friuli-Venezia Giulia).

Beccu si trova in gran parte della Sicilia, e probabilmente è giunto dal luogo di origine di gran parte dei gallo-italici di Sicilia (Liguria, Monferrato). Invece parte della zona di Ragusa, Messina, Reggio, e la Calabria meridionale si allineano ad alta Calabria, Basilicata, Campania, e parte della Puglia nell’usare derivati del greco χίμαρος. Un esempio è il reggino zìmburu, che per estensione indica anche una persona rozza e trasandata.

Mi maritu

Ovvero mi sposo, è usato indistintamente per l’uomo e la donna. In questo caso, però, si discute se sia un’espressione importata dall’Italia settentrionale (dove abbiamo ad esempio il veneto me marido) o dalla Francia (francese: je me marie).

Nel resto del Meridione continentale – all’incirca al di sopra dell’istmo di Catanzaro – si distingue tra me nsuro (dal latino me inuxoro) usato dall’uomo, e me marito usato dalla donna. Questa distinzione è presente anche nella Romània balcanica, dove abbiamo ad esempio il (daco-)rumeno ma însor e ma mărit.

-(i)emu

La questione è discussa, ma secondo il linguista Gerhard Rohlfs (1892-1986) l’uso della desinenza -(i)emu in molti dialetti siciliani alla prima persona plurale del presente indicativo dei verbi in -iri sarebbe un’influenza ligure (-emo).

Di ciò si avrebbe conferma nel gallo-italico di Sicilia. Infatti a Sperlinga si dice avema (abbiamo).

In Sicilia, -(i)emu sopravvive accanto a -imu. Quest’ultima rimane l’unica forma in uso nella Calabria siciliana (espressione usata da Giacomo Devoto e Gabriella Giacomelli per riferirsi alla Calabria reggina, l’unica dal punto di vista linguistico ad allinearsi completamente alla Sicilia).

Ad esempio: catanese avemu e reggino avimu (abbiamo).

Me’ fìgghiu

Esempio di questo totale allineamento di Reggio con la Sicilia è il tipo me’ fìgghiu. Ancora una volta si tratterebbe di una forma che contrasta col Mezzogiorno continentale, e che è invece in parallelo col Nord Italia (ligure mae fìggio, piemontese mè fij).

Infatti, nel Mezzogiorno continentale con molti nomi di famiglia (quindi non solo con figlio) l’aggettivo possessivo – alle prime due persone del singolare – viene posposto al sostantivo, come ad esempio nel catanzarese fìgghiuma. Il fatto che ciò non avvenga in Sicilia induce a pensare che probabilmente sia un’importazione dell’Italia settentrionale (ovviamente si allinea anche con l’uso dell’italiano standard).

Il tipo me’ fìgghiu rappresenta la prima delle isoglosse che separano il siciliano dal Mezzogiorno continentale. Si situa nell’area compresa tra la Locride e la piana di Rosarno, a partire dalle quali si usa il tipo fìgghiuma.

Unni/undi

Unni/undi sono le forme che corrispondono all’italiano dove in Sicilia e nella Calabria meridionale fino all’istmo di Catanzaro.

Derivano dal latino unde, diversamente dal resto del Mezzogiorno continentale che usa invece forme derivate dal latino ubi.

Per andare a cercare termini simili, bisogna recarsi in Liguria (dónde, ónde) e in Piemonte (dove in antico piemontese si diceva unde). Probabilmente va ancora una volta messo in relazione alla colonizzazione gallo-italica in Sicilia, e non al risultato di un’evoluzione indipendente e parallela.

Sitografia

http://www.zeneize.net/itze/main.asp
https://www.piemonteis.com/

Bibliografia

Avolio F., Lingue e dialetti d’Italia, Carocci, Roma, 2009
Devoto G. e Giacomelli G., I dialetti delle regioni d’Italia, Sansoni, Firenze, 1972
La Face G., Il dialetto reggino – Tradizione e nuovo vocabolario, Iiriti, Reggio Calabria, 2006
Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiani, Laterza, Roma-Bari, 2013 (seconda edizione)
Piccitto G., Tropea G., Trovato S.C. (a cura di), Vocabolario siciliano, CSFLS, Palermo, 1977-2002
Poptean G.H., Il Dizionario Romeno, Zanichelli, Bologna, 2004
Rohlfs G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Einaudi, Torino, 1969
Rohlfs G., Studi e ricerche su lingua e dialetti d’Italia, Sansoni, Firenze, 1972
Rohlfs G., Nuovo dizionario dialettale della Calabria, Longo, Ravenna, 1982

Filed Under: Lingue e dialetti italiani Tagged With: Dialetti del sud italia, Dialetto siciliano, Etimologia, Glottologia, Lessico dialettale, Lingue gallo-italiche

Comments

  1. Christian Arrobio says

    Febbraio 25, 2018 at 11:42 am

    Un parziale off topic. Riferendomi alle radici di unni/undi: in piemontese monferrino “dove” viene reso con “an-uanda”. Che sia traducibile come “in onde”? Dove si dice anche “antè”, ma non saprei se riconducibile alla stessa origine…

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