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20 parole galluresi di origine greca

by Alessandro Giovanni Battaglia 13 Comments

Il turista estivo “continentale” che dovesse lasciare le spiagge della costa settentrionale della Sardegna per avventurarsi nei centri di Tempio, Trinità o Arzachena scoprirebbe che gli abitanti (purtroppo non più tanti quanto un tempo) parlano un idioma particolare, meno difficile da comprendere del sardo e che utilizza gli articoli lu, la, li invece dei sardi su, sa, sos, sas: si tratta appunto della lingua gallurese.

Parlato nella parte più settentrionale dell’isola (ad eccezione delle isole sardofone di Luras e Olbia), classificare il gallurese è una sfida che ancora oggi divide, spesso lungo assi politici, linguisti e persone interessate alla tutela delle lingue di Sardegna.

Fino a qualche decennio fa veniva considerato un dialetto del sardo, e come tale è ancora riportato in alcuni dizionari tascabili di gallurese venduti nelle librerie. Oggi invece la questione si è fatta più complicata.

Morfologicamente e sintatticamente il gallurese presenta strutture toscano-corse, ma il suo lessico è formato per circa un quarto di parole logudoresi e altri elementi lessicali che lo allontanano spesso dal corso o dal toscano.

Le posizioni degli studiosi odierni si dividono tra chi lo considera un dialetto sardo (e lo chiama sardocorso o “sardo settentrionale”), chi lo considera una lingua o un dialetto di transizione di difficile collocamento, e chi invece lo considera a tutti gli effetti un dialetto del corso e, di conseguenza, un dialetto del toscano/italiano.

È inutile dire che spesso queste posizioni siano influenzate da opinioni politiche, a seconda che si voglia evidenziare la “sardità” o l’”italianità” del gallurese.

Qui tuttavia non ci occuperemo di dipanare la matassa linguistica in cui si trova il gallurese, ma di analizzare 20 vocaboli galluresi che derivano da vocaboli greci.

L’elenco è riportato dal libro Da Eteri a Ozieri, dello storico Francesco Naseddu, che tratta dell’influenza bizantina in Sardegna e in particolare nel comune di Ozieri.

Indice

    • Un po’ di storia linguistica della Gallura
  • 1. Alga
  • 2. Attambainatu
  • 3. Abbulumassi
  • 4. Basariccò
  • 5. Brumèzu
  • 6. Bruncu
  • 7. Butroni
  • 8. Chindalu
  • 9. Colda
  • 10. Imbulà
  • 11. Mazza Frissa
  • 12. Mècala
  • 13. Necciu
  • 14. Runcu
  • 15. Semu
  • 16. Spotticu
  • 17. Tavvoni
  • 18. Tirriò
  • 19. Vascu
  • 20. Zinicà

Un po’ di storia linguistica della Gallura

Olivi della Gallura

Prima di analizzare i nostri 20 vocaboli, è interessante provare a capire come questi vocaboli siano finiti a far parte dell’idioma gallurese.

Le origini del gallurese sono oggetto di forte dibattito, ma l’ipotesi comunemente accettata lo fa risalire a una serie di migrazioni corse nel 1400-1500 e di nuovo nei primi del 1700.

Queste migrazioni avrebbero portato un influsso di corsofoni tale da rivoluzionare (ma in parte anche assimilare) per sempre il sostrato logudorese della regione, creando la variante gallurese come la conosciamo oggi.

Ma quindi cosa c’entrano i Greci e come hanno fatto a lasciare dei prestiti al gallurese moderno?

La Sardegna fu dominata dai Bizantini per un periodo lunghissimo che va dal VI secolo fino all’XI secolo, quando possiamo affermare con sicurezza che fosse diventata completamente indipendente da Costantinopoli. Il gallurese quindi non può essere stato direttamente influenzato dalla presenza bizantina in Sardegna, dato che all’epoca questo idioma ancora non esisteva.

I suoi vocaboli greci derivano quindi o dal sardo logudorese o direttamente dai vocaboli greci presenti nel latino.

Quando il vocabolo è usato in sardo o ha un corrispondente sardo, e in particolare se il vocabolo si riferisce al mondo pastorale o all’amministrazione, è probabile che quel vocabolo greco sia frutto dell’influenza bizantina in Sardegna e sia poi passato dal sardo al gallurese.

Altri vocaboli greci invece sono chiaramente grecismi già presenti nel Latino, passati poi al corso/toscano e al gallurese.

Chiarite le due possibili strade percorse da questi vocaboli per arrivare al gallurese, scopriamo ora le 20 parole galluresi di origine greca.

1. Alga

In gallurese si indica con questo vocabolo sia la spazzatura sia il concime. È di etimologia discussa: Naseddu suggerisce che derivi dal greco τἄργα (tárga), contrazione di τὰ ἀργά, appunto i residui della lavorazione.

2. Attambainatu

Si indica come attambainatu (in sassarese attambainaddu) una persona stordita o sbigottita. È di chiara matrice greca, e deriva dal verbo θαμβαίνω (thambaínō) ‘essere sbalorditi’.

3. Abbulumassi

È l’equivalente dell’italiano ‘rimpinzarsi’, e Naseddu propone come origine il verbo greco βουλιμιάω (boulimiáō), che significa ‘soffrire una gran fame’.

4. Basariccò

Come si intuisce facilmente, questa è la parola gallurese per indicare il basilico. In greco classico si preferiva usare il termine ὤκιμον, ma esisteva già all’epoca la variante βασιλικόν (basilikòn), che il gallurese riprende in una forma che rivela il tipico fenomeno di rotacismo del gallurese, per cui le “l” vengono pronunciate come “r.”

5. Brumèzu

È un termine familiare a chi pesca con l’amo dalla Gallura fino a Porto Torres. Lu brumèzu è un composto di molliche di pane o a volte molluschi e pezzi di pesce, da usare come esca per i pesci. Deriva dal greco βρωμάτιον (brōmátion), che indica il cibo fatto a pezzetti. Naseddu fa notare come il termine sia presente anche nel toscano brumeggio, evidenziando gli scambi di vocaboli tra Gallura e Toscana.

6. Bruncu

È un termine usato esclusivamente per indicare un modo di condurre il cavallo, e cioè con una corda legata a formare due cappi, uno per il collo e l’altro per il muso dell’animale. Deriva molto probabilmente dal greco βρόχος (bròchos), che indica il cappio.

7. Butroni

Oltre a essere un cognome sardo (specialmente nella sua variante sassarese di budroni), butroni è in gallurese il grappolo d’uva. Potrebbe derivare sia dal latino che dal greco. È latina infatti la voce botryo o botrus, anch’essa derivata dal greco βότρυς (bòtrus).

8. Chindalu

Scritto anche nella variante kindalu, in gallurese questo vocabolo indica l’arcolaio che dipana la matassa della lana. Non dobbiamo quindi stupirci che derivi dal verbo greco κυλινδέω (kulindéō, “far girare”).

9. Colda

Meglio conosciuta col suo nome sardo (sa cordula), la colda gallurese è un piatto a base di intestini di capre e di percore adulte, intrecciati tra loro e cotti alla brace. Proprio come la coratella italiana, la colda prende il nome dal greco χορδαί (chordaì), che indica le interiora dell’animale.

10. Imbulà

In gallurese significa letteralmente ‘gettare’. Come riconoscerà chi ha studiato greco antico alle superiori, questo è lo stesso identico significato del verbo ἐμβάλλω (embállō), da cui deriva il gallurese ‘imbulà’.

Uno scorcio di Tempio Pausania, una delle più caratteristiche città della Gallura.
Fonte: http://www.livingsardinia.com

11. Mazza Frissa

Inseparabile presenza negli “stazzi” galluresi, la mazza frissa è un piatto a base di panna vaccina, che viene cotta in una padella aggiungendo gradualmente della farina. Si può consumare immediatamente versando miele caldo o aspettare il giorno dopo e mangiarla fredda (sempre con miele).

La lettura etimologica tradizionale identifica con mazza la stessa parola che in gallurese indica la pancia. Naseddu propone invece un’origine greca, che a parer mio risulta convincente.

La “μάζα” (descritta come una focaccia fatta di farina impastata con latte) è documentata in decine di casi nella letteratura greca classica. La mazza frissa gallurase non sarebbe altro che una μάζα (màza) greca, fritta (frissa) in padella con la panna bollente.

12. Mècala

È un’espressione imperativa per chiedere a qualcuno (di solito un bambino insistente) di tacere. È molto probabile che derivi quindi dal greco μη κάλει (kàlei), che è una delle espressioni per domandare di tacere in greco.

13. Necciu

Il termine in gallurese vuol dire ‘magro’, e viene usato esclusivamente per le persone, non per gli animali (per cui si usa il termine arrumasu/a). Il termine per gli animali viene spesso accompagnato dall’aggettivo moltu ‘morto’, e questo ha portato Naseddu a ipotizzare che il termine gallurese derivi da una simile espressione andata perduta. Sarebbe quindi una derivazione del greco νέκυς, che appunto indica il cadavere.

14. Runcu

Questa parola indica il muso del maiale, e deriva certamente dal greco “ρύγχος” (rùnchos) che ha lo stesso identico significato.

15. Semu

In gallurese lu semu ha tante accezioni. Vuol dire in generale segno, e in contesti particolari assume il significato di ‘cicatrice’ o di ‘pista’. Deriva dal greco σῆμα (sêma), che ha altrettanti svariati significati, ma nel suo significato più elementare vuol dire ‘segno’.

16. Spotticu

Lu spotticu è un termine di difficile traduzione, che indica la facoltà di agire, il comando, il potere sopra una questione o un oggetto. Deriva dal greco δεσποτικῶς (despotikôs), che indica un qualcosa che appartiene al padrone.

17. Tavvoni

Li tavvoni è un termine che raramente potrà emergere in un’odierna conversazione in gallurese. Indica infatti i sepolcri antichi della Gallura, realizzati all’interno di una roccia erosa dagli elementi fino a creare delle conche. Furono utilizzati fino al Medioevo, e derivano dal greco ταφῶν (taphôn), che indica in generale qualsiasi sepoltura.

18. Tirriò

Tirriò è in gallurese un modo per chiamare una bestia, o per insultare qualcuno paragonandolo a una bestia. In sassarese è diventato un aggettivo, tirriosu, che indica una persona invadente o puntigliosa, insomma uno che, come un cane, “quando morde non molla più.”

19. Vascu

Lu vascu è sia l’otre sia il ventre in generale. Spesso nel parlato gallurese la V cade e rimane il termine ascu. Questo è quasi identico al termine greco originale, ἀσκός (askòs), da cui appunto deriva.

20. Zinicà

È un verbo usato soprattutto nel parlato, che vuol dire ‘toccare leggermente o con cautela’. Nell’uso riflessivo, no ti zinicà, vuol dire ‘non muoverti’. Deriva dal greco θιγγάνω (thingánō), che vuol dire “toccare.

Questa è una breve panoramica di parole galluresi di origine greca. Se sei gallurese e ne conosci altre, oppure se conosci il greco e vuoi dare il tuo contributo nell’interpretazione delle etimologie, aspetto i tuoi commenti!

Filed Under: Lingue e dialetti italiani Tagged With: Dialetti del sud italia, Etimologia, Glottologia, Linguistica italiana

Comments

  1. Giacomo says

    Giugno 3, 2019 at 11:44 am

    Il Gallurese è originato dal Corso, più evidente di così.

  2. Salvatore Deiana says

    Agosto 22, 2019 at 3:23 pm

    Attambainatu in gallurese il termine è attambanatu, senza la i, Molto bene l’origine greca di mazza in mazza frissa.

  3. Salvatore Deiana says

    Agosto 22, 2019 at 3:39 pm

    Il grappolo d’uva in gallurese è brutoni e non butroni.

  4. Vittoria says

    Novembre 19, 2019 at 9:59 pm

    Ziracca serva che in Greco classico è therapaina

  5. Angelo Bianchi says

    Marzo 6, 2020 at 8:35 pm

    A me risulta che sia abbaddinatu non attambanatu

  6. Mura Claudio says

    Agosto 28, 2020 at 4:38 pm

    c’è anche la possibilità di influenze greche di Focea in quanto i Foceani oltre a Marsiglia hanno fondato Olbia. E questo si vede molto nei cognomi: un cognome diffuso per esempio nel sud della Francia è Sulis che è pure un cognome del nord Sardegna e del resto non è l’unico.

  7. IMER ALILI says

    Settembre 4, 2020 at 10:13 pm

    Su alcune parole sopra elencate posso dire la somiglianza e l’uso tutt’oggi delle stesse nelle parlate (varie) degli albanesi di Macedonia.
    La radice “brum” di Brumezu significa l’impasto del pane ma non molliche;
    “Kind” della chindalu si dice tutt’oggi per pezza di stoffa, mentre nella lingua ufficiale risulta solo come ‘lecka’;
    ‘Mecala’ significa, ancora non agglutinato “me kalle” mi hai acceso, con il sinonimo di calore, cioe’ “kall”, anche questa sostituita con il letterario (ufficiale) ‘ndez’;
    Tavvoni, qui “tavan” (parola anche nel lessico delle lingue slave) si dice per il soffitto della stanza;
    Zinica’ in cui, la radice “zen” significa ‘tocca’, ‘scontra’.
    Per le altre parole, per il momento, non posso dire nulla, in quanto non mi suonano familiari. Ripeto, per il momento in cui ho scritto quanto sopra ed appena ho scoperto questo link interessante.

  8. IMER ALILI says

    Settembre 4, 2020 at 10:18 pm

    Giacomo, la scienza non ammette pregiudizi o stereotipi.

  9. MM says

    Ottobre 25, 2020 at 11:22 am

    Anche in ogliastra ci sono alcune parole sovraelencate, quindi non sono parole confinate nel gallurese: Bruncu, runcu, aliga (alga), imbolai (imbula), Burdoni (butroni)

  10. Chiara says

    Dicembre 22, 2020 at 8:08 pm

    Sarebbe da indagare la parola “chessa”. In gallurese è il lentisco.
    In Grecia fanno un liquore con questa pianta, in particolare nell’isola di Chios: la Mastika, ovvero un liquore aromatizzato al Mastice di Chios, una resina ottenuta appunto dal lentisco.
    C’è una forte assonanza tra “chessa” e “Chios”, quantomeno.

  11. Giorgio says

    Aprile 22, 2022 at 9:38 am

    Ho sentito anche intumbunitu
    Nel dialetto lungunesu.

  12. guendalina says

    Ottobre 25, 2022 at 5:30 pm

    Riguardo mècala è un verbo che trova una congiunzione formale e semantica con l’area settentrionale, specie lombarda, se ne parla qui https://www.academia.edu/39682314/Una_concordanza_lessicale_sardo_lombarda

  13. Stefano says

    Dicembre 2, 2022 at 11:04 pm

    Mècala è indentico al “Mùcala!” usato con lo stesso senso in buona parte del Nordovest galloromanzo. Difficile ipotizzare un’origine greca… Più probabile un prestito attraverso l’area ligure in epoca medievale.

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